Macerata – Marco Verni, avvocato tarquiniese e zio della giovane Pamela Mastropietro la diciottenne romana trovata fatta a pezzi in due trolley poi abbandonati nella campagna maceratese, nel gennaio 2018, è tornato nella casa dove si è consumato l’atroce delitto. I parenti di Pamela non hanno mai creduto al fatto che il nigeriano Innocent Oseghale, possa aver fatto tutto da solo, ecco perché con la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone hanno richiesto un sopralluogo nell’appartamento di Macerata dove Pamela è stata fatta a pezzi. Due i coimputati Desmond Lucky e Lucky Awelima per i quali la procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione, e a cui la famiglia si oppone.
L’unico imputato recentemente condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della giovane Pamela è Innocent Oseghale colpevole di averla stuprata, e di aver martoriato in maniera truce il corpo della giovane ragazza.
“La condanna all’ergastolo e a 18 mesi di isolamento diurno del nigeriano Oseghale restituisce alla memoria di Pamela Mastropietro la dignità che merita ed è il giusto epilogo di un processo che poteva concludersi solo in questo modo, con la massima pena, perché le prove a suo carico erano schiaccianti”. Le parole del medico legale Luisa Regimenti, consulente di parte civile della famiglia Mastropietro.
Questo il post dell’avvocato Marco Verni (dopo la lettura della sentenza) che, con professionalità e tanta forza d’animo, sta difendendo la memoria della sua amata nipote.
“Sono passati 16 mesi, da quel giorno, in cui, saputa la notizia del ritrovamento del tuo cadavere martoriato, ti ho promesso Giustizia.
Con la sentenza del 29 maggio scorso, la Corte di Assise di Macerata ha condannato il tuo carnefice all’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, unitamente ad altre pene accessorie, tra cui la decadenza dalla potestà genitoriale.
Questa dura condanna non ti riporterà certo in vita, su questa terra, ma simbolicamente ti restituisce quella dignità che alcuni ti avevano voluto negare, per coprire il marcio che, dietro la tua orrenda e demoniaca fine, c’è.
Si tratta di una battaglia vinta, non certo della guerra: ne sono consapevole, ne siamo consapevoli.
Ma è un importante segnale che ci da nuova linfa per continuare le nostre lotte, tra cui quella sulla mafia nigeriana.
Tu hai vinto. L’Italia ha vinto. La civiltà ha vinto.
Ed io, nel mio piccolo, spero di aver contribuito un po’ a questo, e di aver mantenuto fede a quella promessa che, da uomo, da zio, da tuo padrino di battesimo e da avvocato, ebbi a farti quel 3 febbraio dello scorso anno.
Giustizia, per ora, è fatta. E la battaglia continua. Io non mollo. Noi non molliamo. L’Italia per bene non molla.”
Vedremo se questa ulteriore verifica aprirà nuovi scenari e avvalorerà l’ ipotesi da sempre sostenuta dalla famiglia Mastropietro.