ROMA – Riceviamo e pubblichiamo – La quasi totale chiusura della Ferrovia Roma Nord, sta scatenando un mare di reazioni “sulle quali” si cerca di gettare acqua fredda, per la paura che scoppi la bomba. L’incontro di ieri mattina che si è svolto tra Regione Lazio e Comuni è significativo.
Erano presenti i comuni di Sant’Oreste, Rignano Flaminio, Soriano nel Cimino, Civita Castellana, Morlupo, Riano, Sacrofano, Castelnuovo ed i rappresentanti dell’assessorato regionale alla mobilità, ATAC ed il Consigliere Emiliano Minucci della Commissione trasporti.
Dal primo luglio, le norme di sicurezza introdotte dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie, in prescrizione da qualche anno, hanno di fatto bloccato la funzionalità della ex Ferrovia Roma Nord.
Mai una lira o un’euro è stato speso per lavori di miglioramento o sistemazione della citata tratta Roma Viterbo. Sempre e solo promesse e chiacchere. A Sant’Oreste un noto politico, presidente di provincia, il 10 novembre 2010, evidenziava che “la ferrovia non ha colore politico, occorre aprire questi cantieri per il raddoppio dei binari, il territorio deve essere sempre appetibile agli investimenti”.
Ebbene, nell’incontro odierno sono state illustrate le soluzioni messe in campo, cioè l’utilizzazione del trasporto su gomma.
Poi, sono cominciate come sempre le promesse con interventi a breve, medio e lungo termine, illustrando il piano di investimenti della Regione Lazio sulla linea Roma Viterbo.
Come è sempre è stato, promesse, promesse, promesse e poi sarà un niente di fatto. Quante volte ci è stato detto “i soldi per i lavori ci sono, li abbiamo trovati in un cassetto……”
Una massa di persone incompetenti conducono la regia, come quando un ex assessore ai trasporti disse che la ferrovia presto sarebbe stata elettrificata da San’Oreste fino a Viterbo, non sapendo che l’elettrificazione esisteva, in parte da Roma a Civita Castellana fin dal 1906.
Con il dopoguerra gli sperperi sono seguiti senza sosta: deviazione per il Cimitero Flaminio, Alstom e Firema con la distanza fra gli assi troppo lunga, la cattedrale della stazione fantasma di piazzale Flaminio, l’eliminazione di 11 passaggi a livello con opere ciclopiche nella tratta Civita Castellana Viterbo. Opere cominciate e poi dismesse come il tombamento della Ferrovia a Civita Castellana. In questi ultimi anni la volontà di chiudere la ferrovia è stata sempre più evidente. Basta vedere lo spostamento delle partenze dei treni per Viterbo da Civita Castellana a Catalano, una stazione fantasma priva di bagni, sala d’aspetto, biglietteria.
La scusante di far evitare attese agli automobilisti al passaggio a livello di Civita Castellana, si è rivelata una buffonata. Poi il colmo della cantafera, la storia del raddoppio dei binari che ha coinvolto innumerevoli persone in buona fede. Eppure basta parlare con umili lavoratori dell’armamento, per capire che la storia
non regge, è solo uno sperpero infinito di soldi che come il Flaminio, porterà a lavori mai realizzati, quindi non terminati. Lo smaltimento dei vecchi Tibbs a Corchiano, se fatto da un privato, avrebbe fatto scattare denunce a non finire. Eppure niente è successo. Le gallerie dell’Acqua Acetosa praticamente dal dopoguerra sono rimaste un discorso onirico.
La sintesi di tutto questo discorso, come riportano, è che sono anni che vogliono chiudere la tratta extra urbana della ex Ferrovia Roma Nord; del decreto sicurezza del Ministero tutti ne erano a conoscenza, da anni era pronto il piano bus, per qualcuno sono tutti denari risparmiati.
In merito ai pendolari che hanno comprato una casa fuori Roma, non importa niente a nessuno. Basta vedere l’idea di realizzare una discarica a Riano, ampliare quella di Magliano Romano o creare un trasbordo rifiuti a Saxa Rubra. Chi è andato Roma per vivere meglio, ha sbagliato tutto.
Fa ridere che il Movimento 5 stelle chieda un tavolo di confronto per elaborare una soluzione alla soppressione dei treni per carenza di sicurezza. Chi è il ministro dei trasporti?
Non si è capito che questo piano diabolico per risparmiare, è opera di tutti e viene dall’alto. Fa sorridere l’iniziativa del tavolo di discussione con alcuni comitati, l’intervento dei sindacati di Viterbo, della CISL, presso la Provincia. Questi sono disegni studiati da anni a tavolino, è giunto il momento: “ora o mai più”.
A meno di qualche impossibile ripensamento, la ferrovia è destinata a sparire. Come dicono, solo manifestazioni di massa, tipo gilet gialli, a settembre potranno scongiurare l’inferno sulla via Flaminia.