Andrea Fora, candidato in pectore alla carica di Presidente della Regione per la coalizione di centrosinistra (allargata al mondo civico), replica ad un articolo giornalistico firmato da ‘Ciuenlai’ – pubblicato su UmbriaLeft – illustrando il percorso professionale che lo ha portato ai vertici di Confcooperative Umbria
Gentile Sig. Ciuenlai,
In uno dei suoi recenti articoli leggo che parlando di me sostiene che “non si diventa presidente della ‘Cooperazione bianca’ se non si è vicini alle più influenti organizzazioni e nomenclature del mondo cattolico”.
Capisco che in questi giorni parlare delle elezioni regionali sia un tema giornalisticamente attuale. Ho pubblicamente affermato di essere disponibile a dare una mano per costruire un progetto di forte rinnovamento e rilancio della nostra regione, martoriata da anni di crisi e povertà.
Ma questo non cancella quello che sono, la mia storia personale, non rappresentabile dalle etichette e dalle facili semplificazioni. Perchè i pregiudizi (giudizi preventivi privi di conoscenza vera) non aiutano la comprensione e la verità.
Allora la annoierò per qualche minuto.
Ho finito la maturità classica a 19 anni e, vivendo da solo con mamma ex operaia all’Ellesse e licenziata dopo la crisi, con papà morto quando avevo 14 anni, ho dovuto cercarmi un lavoro per mantenermi gli studi universitari. Ho iniziato a lavorare facendo l’operatore sociale per disabili e guadagnavo circa 600 mila lire al mese. Così nei ritagli di tempo per arrotondare e contribuire alle spese domestiche ho in quegli anni venduto materassi, consegnato volantini pubblicitari, confezionato bomboniere a domicilio. Tutti lavori ben pagati come lei immaginerà. Ho dovuto necessariamente abbandonare gli studi in quegli anni, per dare priorità al lavoro. A 24 anni mi sono sposato e ho avuto due figli nei 5 anni successivi. Ho continuato a fare l’operatore sociale per diversi anni, e durante la notte progettavo servizi e inviavo proposte alla mia cooperativa per inventarci nuove risposte alle problematiche sociali che toccavo con mano nei servizi dove lavoravo. Abbiamo in quegli anni avviato i primi servizi innovativi per l’inserimento lavorativo di disabili e vinto diversi premi a livello europeo per l’innovazione nel welfare. Ho creato diverse nuove aziende, alcune andate bene, altro meno bene. Perchè nella vita per fortuna si sbaglia anche, e dagli errori si cerca di imparare. Nel frattempo studiavo, la notte, per puntare a quella laurea che dovevo prima di tutto a mio padre. E sono uno di quei tardoni laureati a 43 anni. Ma sono fiero anche di questo risultato.
Avevo 27 anni. Un giorno partecipando per caso ad una riunione in Confcooperative dove si discuteva del novo corso e della necessità di selezionare un nuovo gruppo dirigente, mi si avvicinò per caso il Commissario Nazionale inviato da Roma e mi disse “stiamo cercando un giovane, motivato, che abbia voglia di investire nell’associazione. Saresti disponibile?” Io non sapevo neanche cosa fosse un’associazione di categoria. Non conoscevo nessuno, nè “influenti nomenclature del mondo cattolico” come le chiama lei, nè tantomeno politici. Andavo di casa in casa a fare l’operatore domiciliare per disabili, lavoro che mi gratificava molto.
Così sono diventato Presidente di Confcooperative Umbria. Mi sono trovato tra le mani un’associazione tutta da ricostruire, senza padrini nè sostegni. Mi sono rimboccato le maniche e ho riorganizzato la struttura, incontrato le associate, creato servizi nuovi. Siamo passati da 120 associate in 10 anni a quasi 400. Non senza fatica. In una regione dove lei intuirà non era semplice far crescere un’associazione di categoria cooperativa senza far riferimento alla politica. Durante i primi mesi di Presidenza in Confcooperative, ho ascoltato in diverse occasioni i racconti di presidenti di cooperative mortificati dal fatto di non riuscire a lavorare, per un sistema eccessivamente chiuso negli appalti e mercati pubblici. E un giorno, stanco di questa situazione ho pubblicamente denunciato nei quotidiani locali un sistema, quello degli appalti, che andava in Umbria liberato e riformato, valorizzando il merito e le competenze invece delle conoscenze. E di tutta risposta il giorno dopo ho trovato tutte e quattro le ruote dell’auto bucate.
Potrei continuare a lungo a raccontare la fatica di fare l’imprenditore sociale, e ancora di più la rabbia e la mortificazione provata in quegli anni per non riuscire a lavorare o a supportare le nostre associate. Mi onoro di aver avuto al mio fianco un gruppo dirigente che mi ha sempre sostenuto, e grazie al quale sono riuscito a rendere autorevole un’organizzazione che ha sempre dialogato con tutte le forze politiche, le associazioni, le istituzioni, senza mai cercare sostegni nè vie brevi. Anzi, spesso subendole.
Ecco. Tutto qua. Perdoni la mancanza di sintesi. Apprezzo il suo lavoro e capisco che in termini giornalistici si debba a volte ricorrere alle semplificazioni per descrivere la realtà. Ma a volte la realtà è più complessa delle etichette. Molto più dura. Ma molto più stimolante e ricca di esperienze che ti fanno crescere. La mia realtà è stata sicuramente così.
La ringrazio e la saluto, augurandole buon lavoro.
Andrea Fora, Presidente Confcooperative Umbria