“Oltre alla mega truffa, necessario indagare su tutta la gestione fallimentare della Fondazione”
CIVITAVECCHIA – Riceviamo e pubblichiamo – E’ il momento di svitare il coperchio della Cariciv, di far quadrare i conti e di mandare tutti a casa a cominciare dall’Assemblea dei soci, dall’Organo d’indirizzo e dal Consiglio di amministrazione dove si annidano ancora alcuni dei responsabili del crack della Fondazione.
Oltre ai 19 milioni (tangenti comprese) persi nell’investimento truffaldino in svizzera ci sono, infatti, anche i 15 milioni di capitale bruciati dalla dissennata gestione degli anni 2013-2016.
Tant’è che il patrimonio che doveva essere di 64 milioni, dopo la vendita delle agenzie bancarie al San Paolo di Torino, oggi non arriva a 30 milioni.
Di questo all’interno della Cariciv ancora oggi ovviamente non si parla, perché a molti non conviene e, guarda caso, nessuna delle tre azioni legali in corso riguarda, ad esempio, i debiti di Mecenate TV.
Il management, negli ultimi due anni, ha persino continuato a finanziare l’emittente ormai morta con altri 600 mila euro, portando a 5.047 mila le perdite fuoriuscite direttamente dal capitale della Cariciv.
E’ tutto scritto nell’ultimo bilancio.
Ha anche tentato di salvare con accanimento terapeutico un’altra impresa chiaramente fallimentare, Il Mondo della Serenità, una scuola per figli di papà che costava 600 mila euro l’anno (di cui 500 mila di personale) ed incassava dalle rette appena 200 mila euro.
Quando un anno fa è stata chiusa, appena dopo aver intascato un contributo ministeriale di oltre 130 mila euro, aveva generato in due soli anni un nuovo buco di 454 mila euro anche questo da ripianare.
In entrambi i casi si è messo mano al capitale della Cariciv e non gli interessi, come prevede la legge che non coprivamo neanche le spese di funzionamento della Fondazione.
L’Assemblea dei soci si è rivelata la prima grande incapace di togliere davvero il coperchio e fare pulizia fino in fondo, viste le implicazioni per i personaggi che continuano a restare al comando. Il management, da parte sua, presidente Sarracco in testa, si è dimostrato reticente, tentennante ed inadeguato.
I suoi risultati continuano a parlare chiaro, con un’impressionante sequela di cifre negative: anno 2018 meno 1.490.599 euro, anno 2017 meno 580.409 euro, anno 2016 meno 797.204 euro (e altri 893 mila coperti da un artificio contabile) e anno 2015 meno 20.832.820 euro.
Ora la situazione è questa: la Fondazione ha ancora in piedi un finanziamento infruttifero che Mecenate non restituirà mai (oltre 900 mila euro) e un accantonamento di 270 mila per i debiti ancora in corso di regolamento.
La domanda è: la presidente Sarracco continuerà solo a pagare, continuando ad intaccare il capitale della Fondazione, o si deciderà a chiedere i danni a chi, di tempo in tempo, ha deciso questi finanziamenti concessi alle due partecipate anche quando era ormai chiarissimo che non potessero mai più restituirli essendo clamorosamente in perdita?
Fabio Angeloni
Risponde la redazione
Riteniamo molto interessante questo intervento al quale andrebbero aggiunte altre piccole considerazioni. La prima è quella che, ad oggi, non sono stati allontanati, dagli uffici della Fondazione, personaggi come Valentino Carluccio e Ludovico D’Amico. Il primo “non vedente” dei disastri compiuti e, il secondo, artefice di “non difese” dell’ente se non dei propri personalissimi interessi.
Credo sia utile segnalare alla magistratura l’acquisto di sedie e tavoli per la sagra della bistecca di Pescia Romana e, soprattutto, che fine abbiano fatto.
L’elenco di nefandezze è lunghissimo ma, il primo passo, cioè l’azzeramento dei vari organi e l’annullamento dei soci, ancora non è stato fatto.
Aspettiamo gli eventi futuri ma, come lei stesso evidenzia, si cerca di colpire laddove non c’è più niente da prendere.