Civitavecchia Porto – Di Majo “il temporeggiatore” non convince i portuali

Intanto scoppia un’altra grana sulla segretaria Macii. Secondo il movimento civico “Popolo Inquinato”, avrebbe utilizzato l’auto di servizio per scopi personali

CIVITAVECCHIA – Tra container pieni, vuoti, semipieni o che non arrivano mai, l’economia vera, concreta, di quel poco lavoro rimasto è legato alla contesa della banchina 24.

Un colosso, la RCT, che vuole il monopolio delle banchine e il gruppo che davvero lavora e porta lavoro, la CFFT, che invece di trovare sostegno e certezze dal management dell’AdSP si vede costretta a combattere una battaglia che, se persa, provocherà la perdita di centinaia di posti di lavoro.

RCT, nata nel 2005, ha sottoscritto nel 2007 una concessione quarantennale con l’Autorità Portuale di Civitavecchia, Gaeta e Fiumicino per mezzo del quale detiene i diritti sulle banchine dalla 10 alla 13 del porto di Civitavecchia.

La società concessionaria della banchina più importante del porto, la 25 Nord, quella container, ma in questi 13 anni, non è stata in grado di scaricare merce come pattuito, in sede di concessione, con l’Authority.

La Rtc, aveva fatto credere di puntare alla realizzazione, sviluppo e sostegno dell’interporto ma, nel corso degli anni si è disimpegnata concorrendo, anche se indirettamente, al suo fallimento.

In questa guerra, non voluta da nessuno e in particolare dalla CFFT, chi rischia di rimanere schiacciata è la forza lavoro.

Questa la conferenza stampa del presidente Di Majo che ha scatenato, in un primo momento, le ire dei sindacati e dei portuali.

 

 

Poi i vari incontri e la mediazione dell’assessore regionale Alessandri magicamente apparso tra i lavoratori con le braccia incrociate per protesta.

L’arrivo inatteso dell’assessore regionale Mauro Alessandri ha comunque cambiato le carte in tavola. Si è aperto un ragionamento, si è chiesto a Cfft un’integrazione – subito consegnata – sulla percentuale di dry scaricati, si è aperto uno spiraglio differente. Con l’Adsp che si è presa l’impegno di chiudere l’istruttoria sulla richiesta dell’11 ottobre da parte della società per consentire lo scarico dei container così come richiesto dal cliente. 

Grazie all’intermediazione dell’assessore Alessandri, si è compiuto un piccolo passo in avanti. Questa la lettura dei sindacati, al termine della lunga giornata di trattative. «Confidiamo che allo scadere delle 48 ore – hanno commentato in modo unanime – possa arrivare la soluzione al problema; una soluzione di cui il porto ha bisogno. In caso contrario si aprirebbe uno scenario caratterizzato dalla perdita dei traffici e dalla lotta disperata dei lavoratori per la sopravvivenza e lo sviluppo, in una città che ha già sofferto troppo».

Anche i vertici di Cfft al momento non possono fare altro che attendere. Il manager Steven Clerkxs, impegnato a Madrid alla fiera della logistica, ha informato Maersk della novità. «Di fronte al tavolo allargato – ha spiegato – non possiamo che portare rispetto per le istituzioni ed aspettare questi due giorni». Ringraziando l’assessore per l’intervento svolto, la società auspica l’arrivo di risposte chiare. Nel frattempo l’Adsp ha assicurato l’impegno per non perdere traffici e posti di lavoro, con la possibilità di rileggere atti e norme alla luce delle diverse novità, «ma sempre nel rispetto – hanno spiegato Di Majo e Macii -delle regole e del piano regolatore». Con l’obiettivo oggi di sviluppare nuovi traffici e avere finalmente un collegamento sinergico tra porto – e in particolare terminal container – ed interporto – acquistato dalla stessa Cfft – con altri centri logistici, come quello di Santa Palomba. Oggi dovrebbe tenersi una riunione proprio in tal senso, per capire come potrebbe essere strutturati un accordo tra le parti. Con l’Adsp che, sollecitata sul punto, ha confermato che si sta monitorando la situazione legata alla concessione di Rtc, considerati i volumi di traffici disattesi rispetto agli accordi.

Gepostet von Talkinthecity Cosasuccedeincittà am Dienstag, 22. Oktober 2019

Accade inoltre che un’altra società, la Cfft, nel tempo abbia sempre più puntato sui traffici dell’agroalimentare scegliendo Civitavecchia tra i propri scali privilegiati e di recente abbia anche acquisito e deciso di rilanciare l’interporto e la politica logistica del territorio. Accade, però, che non essendo mai stata concessionaria di una banchina, né avendone mai fatto richiesta, inizialmente sia stata costretta a scaricare le proprie merci su quella container della Rtc. Successivamente ha invece ottenuto di movimentare i prodotti che devono andare nelle celle frigo, di sua proprietà e site sul ciglio della banchina 24, sia sulla stessa 24 che sulla 25 sud, commerciale, ma ad uso prioritario delle navi da crociera quando in porto c’è il sold out di questo settore. Ma siccome trasporta anche container con merci non deperibili, Rtc, facendo valere i suoi diritti, vorrebbe che questi venissero scaricati sulla 25 Nord. Richiesta che Cfft non intende neppure prendere in considerazione, sostenendo che la percentuale dei cosiddetti container “dry” (con prodotti vari e non deperibili) è molto limitata e che per motivi tecnico-economici è impossibile scaricare in due banchine diverse. Non solo, ma la stessa società che movimenta la frutta insiste con l’Authority per avere la certezza degli accosti per il 2020, chiedendo di fatto l’uso “privilegiato” della 24 e della 25 Sud pur non essendo concessionaria di nessuna delle due. Ed è questo il punto di scontro con Molo Vespucci, che non ritiene possibile, in considerazione delle leggi e degli strumenti autorizzativi vigenti, accogliere l’istanza. Un braccio di ferro che va avanti da circa un anno e che è arrivato al redde rationem, visto che il Cfft sostiene che senza risposte certe rischia di perdere vecchi e nuovi traffici. 

Mentre accadeva tutto questo, la segretaria generale Roberta Macii è stata oggetto di due “interrogazioni” da parte del movimento civico “Popolo Inquinato”.

Secondo le richieste di accesso agli atti protocollate in Autorità, ci sarebbero delle anomalie sull’utilizzo della macchina di servizio da parte della segretaria.

Avrebbe utilizzato il mezzo, con tanto di autista, per raggiungere casa e altri luoghi non giustificati da un’attività di servizio.

Ci sarebbero anche delle multe ricevute dall’ente che dimostrerebbero il transito della vettura, specialmente nei fine settimana.

Se la cosa dovesse trovare riscontro, la segretaria rischierebbe di incappare nel peculato, un brutto reato con il quale, quasi sempre, si viene condannati.

Questi i documenti prodotti dal movimento civico Popolo Inquinato: