Tutti lo descrivono come un bravo ragazzo. Fu cacciato dal Marconi di Civitavecchia per la troppa esuberanza. Lui si difende dalle accuse: “Non ero li”. Ad incastrarlo le telecamere di sorveglianza posizionate nella zona e gli indumenti sporchi di sangue ritrovati a casa
TOLFA – Mentre si trovava in caserma dei Carabinieri di Civitavecchia, davanti al magistrato ha continuato a ripetere: “Non ero lì, ero in altri posti e non sono stato io”. Sergio Malaj ha cercato di difendersi e di respingere le accuse di omicidio volontario a scopo di rapina che gli venivano rivolte.
Il giovane, di origini albanesi, è assistito dall’avvocato d’ufficio Andrea Romani. Il ragazzo, senza conoscere le prove in mano agli inquirenti, ha deciso comunque di rispondere alle domande, fornendo una propria versione dei fatti.
Intanto raccontiamo cosa gli inquirenti si sono trovati davanti quando sono entrati in casa dell’anziana maestra Diva Compagnucci.
L’ex maestra, da molti conosciuta per il suo lungo periodo di insegnamento, risiedeva in viale D’Italia nella cittadina collinare. Sul posto – l’abitazione si presentava completamente a soqquadro – è intervenuto il personale del 118, ma per la donna, con evidenti segni di violenza sul corpo, non c’era più niente da fare.
La vittima, da quanto è emerso dai primi rilievi effettuati dal medico legale, presentava il cranio tumefatto e addirittura – probabilmente per asportare un anello – un dito mozzato.
Le indagini dei carabinieri della Stazione di Tolfa e della Compagnia di Civitavecchia, partite immediatamente sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Civitavecchia, hanno consentito di risolvere il caso in appena 24 ore.
Per l’omicidio, dopo aver ascoltato alcune persone vicine alla vittima, è stato subito fermato Sergio Malaj.
Dalle evidenze trapelate sembra che il ragazzo, in forte stato di alterazione, probabilmente con l’ausilio di un complice – attualmente ancora ricercato – fosse in cerca di soldi e oggetti preziosi. L’assenza di segni di effrazione su porte e finestre ha orientato subito le indagini nella direzione di qualche conoscente. Il giovane è infatti il figlio della badante del marito della vittima, scomparso da qualche tempo. L’ipotesi è dunque quella di una rapina finita tragicamente, probabilmente pensando a un’assenza della signora che, al contrario, trovandosi in casa, ha subito la furia dei criminali che si sono accaniti su di lei fino ad ucciderla a pugni.
L’albanese è stato rintracciato nella sua abitazione e nel corso della perquisizione sono stati trovati alcuni indumenti con tracce ematiche, mentre altri sono stati trovati nella lavatrice, pronti per essere lavati.
Raccolte sufficienti prove a suo carico, la Procura della Repubblica di Civitavecchia, attraverso il sostituto Procuratore Mirko Piloni, ha provveduto immediatamente ad emettere un ordine di custodia cautelare a suo carico.
Lui, in caserma, ha detto di non essere stato in quell’appartamento, di non essere entrato nella palazzina e, soprattutto, di non aver commesso lui quell’omicidio efferato. Nessuna confessione. Nessuna ammissione di colpa.
Contro di lui, però, ci sarebbero alcune testimonianze di persone che lo avrebbero visto nei paraggi della palazzina, oltre agli indumenti ritrovati dai carabinieri all’interno della lavatrice del ragazzo e che saranno sottoposti ad esami da parte degli uomini del Ris intervenuti sul posto.
“Il ragazzo ha deciso di fornire la sua versione – ha spiegato il legale, l’avvocato Romani – ci sono elementi a suo carico da chiarire”.
Ma chi è Sergio Malaj?
“Un bravo ragazzo di buona famiglia”. Tutti lo descrivono così il ventiquattrenne albanese residente a Tolfa, accusato di aver ucciso l’anziana maestra Diva Compagnucci.
Ai tempi della scuola, quando Malaj nell’anno 2010/2011 iniziò il percorso Elettronica ed elettrotecnica al Guglielmo Marconi di Civitavecchia, durante il primo anno, nella classe 1A Et, subì, poco dopo l’inizio delle lezioni, la prima sospensione causata da un notevole numero di note sul registro che descrivevano il ragazzo dal carattere un po’ troppo esuberante.
Diva Compagnucci, una donna eccezionale che nella sua vita è stata una testimonianza e un esempio per tutti, una donna lucida, intelligente, attiva, amorevole, sensibile e amante di Tolfa e della sua gente.
Tutto il paese si è stretto intorno ai famigliari. Il sindaco Luigi Landi sconvolto dalla notizia descrive la maestra Diva così: «Era una donna eccezionale, una maestra di altissimo livello che negli anni ha sempre trasmesso valori e principi importanti. Era attaccata a Tolfa e partecipava attivamente a tutte le iniziative e gli eventi promossi dal Comune e dalle varie realtà del paese.
Nonostante l’età era particolarmente “vivace’’ e aveva voglia di essere presente e dire sempre la sua. Tutti la ritenevamo un punto di riferimento.
Non è stata una maestra ma la maestra!
Era un’insegnante di qualità, di grande intelletto e di alta cultura. Era attenta a tutto ciò che accadeva nel paese ed era una donna di grande sensibilità. Era sempre pronta al dialogo con le persone di ogni età e anche con le istituzioni. Ho sempre nutrito per lei grande ammirazione, stima e affetto. La notizia della sua morte e per lo più in maniera così tragica ha sconvolto me e anche tutto il paese. Esprimo grande cordoglio da parte mia, dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità di Tolfa. Quello che è accaduto è un atto drammatico e incomprensibile che non può esistere in una comunità come quella di Tolfa. E’ un dolore immenso per tutta la comunità, nessuno escluso”.
Tolfa, inoltre, ha moltissimi legami con l’Albania. Scambi culturali, iniziative sociali. Questo gesto è stato come un sasso caduto dal cielo su un grande cristallo azzurro. A Tolfa, niente sarà più come prima.