ROMA – «Un esposto alla magistratura perché apra una inchiesta a 360 gradi per fare luce su eventuali manovratori del pool mani pulite, ed in particolare dell’allora procuratore Antonio Di Pietro. E una commissione d’inchiesta parlamentare».
Lo annuncia Vittorio Sgarbi, deputato alla Camera, che così osserva: «C’è un punto a tutt’oggi irrisolto di quel colpo di stato giudiziario: con azioni giudiziarie chirurgiche fu fatta fuori l’intera classe dirigente del PSI, e con il partito il suo potente leader Bettino Craxi, lasciando, nei fatti, via libera al Pci-Pds che potè così liberarsi dello storico avversario. L’inchiesta giudiziaria da un lato e la commissione parlamentare dall’altro dovranno verificare se nell’azione dei magistrati milanesi siano intervenuti soggetti esterni, se ci furono contatti tra magistrati italiani e istituzioni anche straniere che possono avere influito sulla natura e sul fine di quella operazione giudiziaria. Insomma, se ci fu una regia esterna in tutto questo. Credo siano maturi i tempi per una inchiesta giudiziaria a tutto campo che apra uno squarcio su quella pagina oscura della lotta politica in Italia. Con il pretesto di una generica lotta alla corruzione furono sovvertiti gli equilibri politici ed istituzionali»
Nel suo esposto Sgarbi riprende molte delle anomalie raccolte in anni di studi e inchieste dal giurista Ferdinando Cionti, autore del libro «Colpo di Stato»: «Colpo di Stato fu, e non solo giudiziario – scrisse Cionti alla fine di un lungo lavoro di ricerca sull’attività del Pool Mani Pulite – la matrice di Tangentopoli fu anche politica. Si basò sul patto d”acciaio fra il Pool di Mani Pulite e un partito dai molti nomi: Pci/Pds/Ds/Pd»