Raggi giovedì ha minacciato querela alla Mad per interruzione di pubblico servizio, ma il gestore di Roccasecca e Civitavecchia chiarisce: «Le discariche non sono chiuse, fermati solo alcuni conferimenti»
La corsa di Regione e Ministero dell’Ambiente per sbloccare lo stop dei rifiuti in discarica alla Mad Srl di Roccasecca e Civitavecchia, ha l’obiettivo di risolvere il nodo per lunedì. Le nuove linee guida sui rifiuti urbani allineate alle direttive europee sono in fase di elaborazione da giovedì e la soluzione dovrà arrivare per lunedì, quando raccolta e smaltimento saranno di nuovo a pieno regime. Solitamente infatti sabato e domenica le discariche non lavorano, la raccolta è al 40% e i rifiuti temporaneamente sono lasciati in deposito nelle aree di Ama e negli impianti di Trattamento meccanico biologico.
«Le discariche non sono chiuse – ha comunque chiarito ieri il gestore dei due impianti a Roccasecca e Civitavecchia, Valter Lozza. – si sono fermati solo alcuni conferimenti». Lozza ha replicato alla minaccia della sindaca di Roma Virginia Raggi di querelare la sua azienda per aver fermato i conferimenti degli scarti del trattamento provenienti dai Tmb di Roma. «Abbiamo solo chiesto ai nostri conferitori di non portare più una tipologia di rifiuti chiamati con «codice a specchio», per la quale aspettavamo delle linee guida dagli organismi tecnici di Regione e ministero da tempo. Ci era stato promesso che sarebbero arrivate entro il 31 gennaio, così non è stato».
Torna lo spettro dell’emergenza rifiuti. Questo perché giovedì, dopo un blitz dei carabinieri della Forestale, le due discariche «private» di Civitavecchia e Roccasecca, la seconda a Frosinone, hanno chiuso i cancelli ai camion carichi di immondizia in arrivo da tutta la regione. «Problemi sui codici del rifiuto», la motivazione che ha portato allo stop. E ciò rischia di far risprofondare nella crisi la Capitale visto che, in assenza di impianti per smaltire, l’Ama sarà costretta a lasciare a terra i rifiuti. Con un risultato che sarebbe solo un déjà-vu: cassonetti strapieni, miasmi, scuole e ospedali in allarme, emergenza sanitaria all’orizzonte. In più, c’è anche la questione contabile non banale perché in questi casi scatta in automatico tutto quello che l’emergenza comporta: il costo a tonnellata per lo smaltimento in quelle discariche è circa 120 euro, in regime di crisi il prezzo può levitare fino a toccare i 200 euro di soldi pubblici. E la differenza può portare il Comune ad aumentare la Tari, già tra le più alte d’Italia.
Tali rischi per un sistema così fragile generano tensioni a tutti i livelli, specialmente dopo la chiusura della discarica di Colleferro e in attesa di soluzioni strutturali, come l’impianto di smaltimento a Monte Carnevale deciso dal Campidoglio. Ieri Raggi, che sulla pulizia della città si gioca la credibilità in prospettiva della probabile nuova candidatura a sindaco, ha scritto al ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, al prefetto, Gerarda Pantalone, al governatore, Nicola Zingaretti, e al premier, Giuseppe Conte, per segnalare il proprio timore di «un’immediata ricaduta su Roma» a causa della chiusura forzata delle due discariche. Ha inoltre chiesto formalmente alla Regione di «indicare urgentemente delle alternative», mossa che ha indotto la Pisana sia a studiare una strategia di rinforzo dell’«export» rifiuti in altre regioni (Abruzzo in primis), sia a scrivere a sua volta a Costa: il problema dei codici del rifiuto che ha portato alla chiusura delle discariche è generato da un conflitto tra normativa europea e legge italiana che il ministero può superare attraverso la pubblicazione delle sue linee guida.
Un groviglio di interessi tra pubblico e privato su cui indaga anche la Commissione ecomafie che, infatti, ha «acquisito tutta la documentazione», spiega il presidente (M5S) Stefano Vignaroli. Del resto su Monte Carnevale si gioca anche una partita politica delicatissima. Raggi, con una delibera di giunta, ha indicato il sito per la discarica andando allo scontro (e pure sotto in Aula) con la sua maggioranza. I residenti della Valle Galeria sono in rivolta, contestano la sindaca da loro stessi votata e anche la Regione reputata sua «complice». E ci sono pure i dissidenti della Pisana: ieri i consiglieri regionali di Pd, M5S e FdI hanno votato una mozione che chiede a Raggi di ritirare la delibera su Monte Carnevale.