Bruciare i rifiuti, che inquinerebbero moltissimo meno, in una delle nuove turbine a gas di TVN o realizzare un termovalorizzatore nella dismessa cava di allume
ROMA – Ieri pomeriggio l’assessore della Regione Lazio al Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani, ha ricevuto sindaci e delegati dei Comuni della provincia di Roma, che ruotano intorno al bacino di Civitavecchia, che hanno proposto la possibilità di realizzare un proprio impianto per la gestione dei rifiuti urbani. Gli amministratori locali hanno evidenziato la volontà di costruire impianti pubblici per essere autosufficienti e assicurare la chiusura del ciclo dei rifiuti all’interno del proprio territorio, che conta oltre 150 mila abitanti.
“È stato un incontro molto positivo: ho apprezzato l’iniziativa promossa dai sindaci e ho confermato la disponibilità dell’Amministrazione regionale di contribuire alla realizzazione di impianti pubblici, assegnando importanti risorse direttamente ai Comuni. Sono mesi che sosteniamo la necessita’ di avere impianti di prossimità per chiudere il ciclo dei rifiuti in ambiti di comunità di medie dimensioni. Strutture realizzate e gestite da amministrazioni pubbliche, che possono garantire ricadute positive sul territorio”, dichiara Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio.
A questa riunione,come detto, hanno preso parte il Sindaco di Allumiere Pasquini, per Civitavecchia il Vicesindaco Grasso e l’Assessore all’Ambiente Magliani, il Sindaco di Manziana Bruni, il Sindaco di Monte Romano Testa, il Sindaco di Santa Marinella Tidei e il Sindaco di Tolfa Landi.
La mission dei sindaci è trovare le così dette “aree bianche”. Già si è parlato di alcune idee, tra quelle più probabili a quelle meno.
La prima, decisamente meno impattante per il territorio, sarebbe quella di imporre, con una legge dello Stato ad Enel e alla centrale di loro proprietà a Torre Valdaliga, di utilizzare una turbina, di quelle che in futuro saranno alimentate a gas, per bruciare i rifiuti. Soluzione sicuramente più facile da realizzare, con aree già occupate da attività industriali pesanti. I filtri utilizzati oggi per trattare i fumi da combustione del carbone eliminerebbero quasi del tutto emissioni dannose e polveri sottili.
La seconda idea, per la verità molto più vecchia e già ampiamente discussa in passato, sarebbe quella di realizzare un piccolo impianto di termovalorizzazione dei rifiuti, all’interno della cava di allume dismessa e ben nascosta tra i monti della Tolfa.
I termovalorizzatori sono impianti che smaltiscono la parte di rifiuti che non è recuperabile in termini di materia, valorizzandone l’energia contenuta attraverso la produzione di elettricità e calore.
Questi impianti, coerentemente con la normativa europea in materia di gestione virtuosa dei rifiuti, chiudono il ciclo di gestione dei rifiuti che deve essere impostato secondo un ordine di priorità (riduzione, riuso, recupero di materia, recupero di energia) finalizzato a dismettere gradualmente il ricorso alle discariche.
In sistemi strutturati secondo le indicazioni comunitarie, i termovalorizzatori sono quindi complementari alla raccolta differenziata e al recupero di materia.
Tutti gli impianti utilizzano tecnologie consolidate e concepite per garantire la massima tutela della salute e della salvaguardia dell’ambiente e si avvalgono dei più recenti progressi del settore. Inoltre, la produzione contestuale di energia consente ogni anno al sistema di risparmiare migliaia di tonnellate di combustibile tradizionale e quindi preziose risorse naturali e per i comuni che confluiscono rifiuti anche un servizio alla fine meno costoso per i cittadini.
Modello da tenere in esame, perché speculare alla nostra situazione, è quello di Parma.
Il termovalorizzatore di Parma è inserito all’interno del PAI (Polo Ambientale Integrato), cioè l’insieme degli impianti finalizzati allo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi della provincia di Parma e funzionali alla gestione di un sistema integrato che permetta il recupero di materia e il recupero di energia dai materiali non altrimenti recuperabili, coerentemente con le linee guida comunitarie.
Il termovalorizzatore, operativo dal 2013, funziona in assetto cogenerativo (produce cioè energia elettrica successivamente immessa nella rete nazionale e calore per il teleriscaldamento) ed è costituito da 2 linee di combustione e depurazione dei fumi uguali e parallele.
La quantità di energia termica lorda è pari a 160.000 MWht all’anno e la quantità energia elettrica lorda è di 120.000 MWhe all’anno.
Ha una capacità di smaltimento di 130.000 t/a delle quali 70.000 di rifiuti urbani residui della raccolta differenziata domestica e del trattamento meccanico-biologico e le restanti 60.000 costituite da altri rifiuti (fanghi provenienti da impianti di depurazione per circa 20.000 t/a, scarti da attività di recupero per circa 15.300 t/a, rifiuti speciali non pericolosi derivanti da attività produttive non recuperabili per circa 18.000 t/a, scarti da lavorazioni artigianali).