CIVITAVECCHIA – “Dagli atti risulta che circa 30 minuti dopo il decesso, ufficiali di polizia giudiziaria del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Civitavecchia si sono recati presso l’abitazione della famiglia Ciontoli, dove era stato esploso il colpo di pistola che aveva colpito Marco Vannini, ed hanno effettuato un capillare sopralluogo, nel corso del quale sono stati sequestrati oggetti e indumenti, nonché un bossolo esploso e due pistole”.
E’ quanto precisa il procuratore di Civitavecchia Andrea Vardaro “a fronte dei numerosi articoli di stampa, pubblicati in questi giorni, nei quali viene ipotizzata l’inadeguatezza e l’incompletezza delle indagini svolte dalla Procura di Civitavecchia” con riferimento all’omicidio di Marco Vannini.
“Personale specializzato del Nucleo investigativo dei carabinieri di Ostia – precisa ancora il procuratore di Civitavecchia – ha proceduto, quindi, al prelievo di sostanze ematiche rinvenute all’interno dell’immobile, poi trasmesse al Ris di Roma per le indagini di laboratorio. Subito dopo il decesso, pertanto, sono stati effettuati i rilievi necessari per l’accertamento dello stato dei luoghi”.
“Si è proceduto, inoltre, al prelievo dei residui di polvere da sparo sulle persone di Antonio, Martina e Federico Ciontoli e sui loro indumenti e nella stessa giornata è stato emesso un decreto urgente per intercettare le conversazioni di Antonio Ciontoli, dei figli e della fidanzata del figlio (tutti presenti nell’abitazione al momento dei fatti) mentre attendevano, nel corridoio della stazione dei carabinieri di Civitavecchia, il loro turno per essere sentiti dal pm”, sottolinea Vardaro. “Le intercettazioni ambientali – aggiunge – hanno contribuito in maniera determinante all’accertamento della dinamica dei fatti“.
“Nel corso delle indagini – spiega ancora il procuratore di Civitavecchia – è stata disposta una consulenza medico-legale collegiale e l’acquisizione dei tabulati telefonici relativi a numerose utenze; sono state sentite numerose persone informate sui fatti (tra le quali anche due che occupavano l’abitazione confinante con quella della famiglia Ciontoli); sono stati acquisiti i file riguardanti le chiamate al 118 effettuate da componenti della famiglia Ciontoli”.
“Gli elementi di prova raccolti – conclude Vardaro – hanno consentito di richiedere il rinvio a giudizio di Antonio Ciontoli e dei suoi familiari per il delitto di omicidio (doloso), rinvio a giudizio che è stato successivamente disposto dal giudice dell’udienza preliminare. A fonte della condanna di Antonio Ciontoli, da parte della Corte di Assise di Roma, per il delitto di omicidio (doloso), e dei familiari dello stesso per il delitto di omicidio colposo, questa Procura ha proposto impugnazione con riferimento alla condanna, per il delitto di omicidio colposo e non doloso, dei familiari di Antonio Ciontoli. L’impostazione della Procura di Civitavecchia è stata condivisa anche dalla Procura generale presso la Corte di Appello di Roma che ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte di Assise d’Appello, che aveva riqualificato il fatto per tutti gli imputati come omicidio colposo. Come è noto la Corte di Cassazione ha accolto l’impugnazione della Procura generale”.