ROMA – Si chiamerà Immuni l’app che traccerà i contatti necessari a tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus durante la Fase 2, – come riporta Repubblica.it- .
Il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza con cui dispone la stipula del contratto di cessione gratuita della licenza d’uso sul software e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons, società milanese che è primo sviluppatore per Ios in Europa, la quale si occuperà anche degli aggiornamenti necessari nel corso dei mesi.
Non sarà obbligatoria, ma scaricabile solo in modo volontario, e composta da due parti: la prima è un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth, attraverso il quale è possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e ripercorrere a ritroso tutti gli incontri di una persona risultata positiva al Covid-19, così da poter rintracciare e isolare i potenziali contagiati. Una volta scaricata, infatti, la app conserva sul dispositivo di ciascun cittadino una lista di codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi ai quali è stata vicino. La seconda funzione di Immuni, invece, è un diario clinico contenente tutte le informazioni più rilevanti del singolo utente (sesso, età, malattie pregresse, assunzione di farmaci) e che dovrebbe essere aggiornato tutti i giorni con eventuali sintomi e cambiamenti sullo stato di salute. L’ app entrerà in funzione ad inizio maggio e sarà “un pilastro importante nella gestione della fase successiva dell’emergenza“, ha spiegato il commissario Arcuri, precisando che verrà prima avviata una sperimentazione in alcune regioni pilota. “Speriamo in una massiccia adesione volontaria dei cittadini“, ha proseguito l’ad di Invitalia, sottolineando come “il sistema di tracciamento dei contatti ci servirà a capitalizzare l’esperienza della fase precedente ed evitare che il contagio si possa replicare“. Per essere efficace, infatti, Immuni dovrà essere scaricata dal 60 per cento degli italiani. Un’impresa non certo non semplice.
“I Paesi Ue stanno convergendo verso un approccio comune” con “soluzioni che minimizzano il trattamento dei dati personali e riconoscono l’interoperabilità tra le app” in vista della “riapertura delle frontiere interne Ue“, scrive Bruxelles nel suo documento. Le app, spiega la Commissione Ue, dovrebbero “stimare con sufficiente precisione” (circa 1 metro) “la vicinanza” tra le persone per rendere efficace l’avvertimento dell’aumentato rischio se si è venuti in contatto con una persona positiva al Covid 19. Per questo, possono essere utilizzati “il Bluetooth o altre tecniche efficaci”, evitando la geolocalizzazione.
Per il tracciamento dei contatti, l’Ue insiste sull’utilizzo di dati anonimi: le app possono avvertire l’utente se si è trovato per un certo periodo a prossimità di una persona infettata dal Covid 19 affinché si faccia testare o si isoli, ma senza rivelare l’identità della persona infettata.