ROMA – “Le responsabilità penali sono personali e saranno accertate, ma adesso mi rivolgo all’uomo, per di più ex malato e alla sua responsabilità politica e gli chiedo di cacciare i mercanti dal tempio delle istituzioni”.
È quanto ha dichiarato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, rivolgendosi al presidente Zingaretti, nel suo intervento in Consiglio regionale dedicato alla vicenda delle mascherine fantasma.
“Sulla verosimile truffa nei confronti della nostra Regione – ha continuato la Colosimo – sono stata la prima a denunciare in solitaria e per prima il 7 aprile con un’interrogazione di Fratelli d’Italia come il mio ruolo richiedeva – ancora senza risposta – ma anche, ed ora posso dirlo, il 10 aprile alla Procura della Repubblica , come la mia coscienza di cittadina richiedeva. Vanno sottolineate le ricadute di un modus operandi – quantomeno approssimativo, superficiale e imprudente – con cui hanno operato i vertici della protezione civile, vertici selezionati dalla giunta, non all’altezza dello straordinario impegno messo in campo dai volontari, ed anche la completa assenza della nostra struttura di anticorruzione.
Si rende conto presidente Zingaretti – ha concluso la Colosimo – di che cosa significa per una popolazione divenuta improvvisamente più povera e per di più costretta a un regime di detenzione domiciliare sapere che – mentre mancano le risorse per i più elementari aiuti alimentari – 36 milioni di euro sono stati destinati a DPI che non sono mai arrivati e che a fronte dell’anticipo da capogiro e del ridicolo rientro di queste ore, non è stata effettuata alcuna preliminare valutazione dell’affidabilità del fornitore e si è dato ai cittadini lo spettacolo indecente del tentativo, tardivo maldestro e vergognoso di trovare una “Seguros” che offre una copertura senza averne titolo? Cercando il nome del titolare della inesistente società assicurativa, infatti, emergono tra le indicizzazioni i rapporti dello stato delle Mafie nel Lazio perché questa persona è imputato in un processo del clan Pagnozzi. Io mi vergogno e lo dico con il cuore in gola di chi ha sussurrato uno due tre quattro cinque dieci 100 passi ed ha sfilato in corteo ogni volta che ha potuto il 19 luglio a Palermo”.