ROMA – Ventotto interventi: la maggioranza solito parterre clacchista dell’operato della Giunta mentre le opposizioni attaccano sul caso delle mascherine non consegnate.
Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) ha aperto gli interventi della discussione generale. “Le mascherine sono l’immagine simbolo di questa epidemia – ha detto – una bandiera che nel Lazio è stata ammainata. Il 31 gennaio, quando il Governo ha proclamato lo stato di emergenza sanitaria, avrebbe dovuto subito pensare all’approvvigionamento dei dispositivi di sicurezza, essenziali per garantire i nostri operatori sanitari. Non è stato fatto questo e la reazione della Regione Lazio è stata affannosa e disordinata. In questa situazione si sono inseriti approfittatori e sciacalli, fino alla verosimile truffa della vicenda Ecotech, che ho denunciato prima con un’interrogazione e poi anche alla magistratura fin dal 7 aprile”. Colosimo ha poi chiamato in causa l’amministrazione: “La Regione è parte lesa, dice il presidente. Ma è anche vero che ci sono responsabilità precise dei vertici della protezione civile regionale che non sono stati all’altezza: 36 milioni di euro destinati a Dpi che non sono mai arrivati, mettendo a rischio il personale sanitario. Una società sconosciuta, che commerciava in lampadine, ha firmato un contratto con un anticipo di 14 milioni senza alcuna preliminare valutazione sul fornitore e senza copertura assicurativa. Caro presidente: dobbiamo cacciare i mercanti dal tempio delle istituzioni”, ha concluso.
Subito dopo è intervenuto Sergio Pirozzi (FdI): “C’è una responsabilità politica del presidente della Regione, che ha tenuto per sé la delega alla protezione civile. Perché c’è un errore iniziale che ha causato tutto questo. Non è stato fatto un bando iniziale con una manifestazione di interesse, come ha fatto ad esempio la Campania, cito una regione amministrata dal centro sinistra. Questo errore iniziale ha dato spazio a ditte improbabili, magari presentate dall’amico dell’amico”. “Non è vero che tutto si è svolto nella massima trasparenza, come ha detto lei – ha detto Pirozzi rivolgendosi a Zingaretti – ho chiesto le certificazioni dei dispositivi, le polizze fideiussorie fin da aprile. E poi quali controlli sono stati fatti? La certificazione prodotta dalla Ecotech è fatta con Photoshop, il codice fornito non si riferisce a dispositivi di protezione ma al riconoscimento facciale. Lo ha scoperto mia figlia di 11 anni con una ricerca su internet. Possibile che nessun dirigente della protezione civile se ne sia accorto? I responsabili di questo pasticcio devono essere cacciati per manifesta incapacità”.
Massimiliano Maselli (FdI) ha iniziato il suo intervento criticando la Giunta perché nonostante i continui appelli a lavorare insieme, la gestione è stata completamente della cabina di regia. Poi Maselli ha ribadito le proposte avanzate in questi giorni: “Occorre ripensare il sistema delle Rsa e delle case di riposo; serve una riorganizzazione ospedaliera con concentrazione in 4-5 Covid Hospital nel Lazio, perché non ha funzionato aprire reparti Covid che hanno creato disagi generali agli altri reparti e alle liste di attesa”. Infine, Maselli ha indicato nel Veneto il modello da seguire, perché nel Lazio “l’emergenza ha dimostrato una debolezza strutturale del territorio su cui bisogna fare il primo investimento: i medici generali sono stai lasciati soli, l’assistenza domiciliare non esiste, non ci sono più le diagnosi precoci, sono stati fatti pochi tamponi”, ha concluso.
Daniele Giannini (Lega) ha criticato la gestione dell’emergenza da parte del presidente Zingaretti, perché a suo giudizio non ha funzionato la condivisione e non c’è alcun ‘modello Lazio’ da seguire in quanto è la regione del centrosud che sta messa peggio. “All’inizio si è sottovalutata l’emergenza – ha detto Giannini – il direttore dello Spallanzani l’aveva bollata come una banale influenza e su questa linea si è attestata anche la Giunta, tant’è che il presidente si recò anche in Lombardia”. Giannini ha quindi elencato le conseguenze dei ritardi: “Pochi tamponi, numero verde che ha funzionato male, mascherine che mancano perché ci si è affidati a emissari inaffidabili e mancato ascolto dei territori. Basti citare l’esempio dell’ospedale chiuso a Palestrina e riconvertito in covid senza neanche sentire il sindaco”, ha concluso.
Giuseppe Cangemi (Forza Italia) ha lanciato un appello al presidente Zingaretti affinché si faccia presto a dare sostegno alle famiglie e alle imprese. “Mi auguro – ha detto – che arrivino le risorse a tutti quelli che ne hanno diritto, fondamentale per la ripresa di tante piccole attività. La regione si assuma la responsabilità di consentire una vera apertura”. Poi Cangemi ha elencato una serie di interventi da fare: garantire nelle carceri il rispetto degli stessi diritti nella salvaguardia della salute; riaprire gli stabilimenti; far ripartire l’attività sportiva. Sulla questione mascherine, infine, il vicepresidente del Consiglio regionale ha chiesto a Zingaretti l’impegno affinché i responsabili che hanno sbagliato ne paghino le conseguenze.
Alessandro Capriccioli (+Europa Radicali) ha espresso apprezzamento per l’operato della Giunta nella gestione di questa crisi. “Le opinioni sono tutte rispettabili – ha detto – ma i numeri vanno tenuti in considerazione, perché dietro c’è un lavoro minuzioso e coscienzioso, quotidiano e infaticabile, nonostante le difficoltà oggettive su tanti fronti. Non può essere solo una questione di fortuna, come qualcuno ha detto ingenerosamente. In due mesi c’è stato un enorme calo dei contagi nel Lazio, con decrescita costante. Anche il dato sui morti è in costante miglioramento, rispetto alle altre regioni del centro Italia se teniamo conto che nel Lazio ci sono 6 milioni di abitanti: dieci morti ogni 100mila abitanti è il dato migliore tra le regioni centrali”.
Davide Barillari (gruppo Misto) ha chiesto le dimissioni del presidente Zingaretti per una serie di errori commessi nell’emergenza: “1) Non aver predisposto piano pandemico regionale perché il Lazio non ha ancora recepito quello nazionale. Avremmo avuto uniformità di comportamenti e preparazione appropriata; 2) non sono state requisite le strutture private per aumentare numeri i posti letto; 3) non sono stati riaperti ospedali dismessi come Forlanini e San Giacomo; 4) non aver aumentato subito il personale sanitario e ospedaliero, pur avendo molti strumenti a disposizione per farlo; 5) non aver predisposto percorsi separati nei pronto soccorso e negli ambulatori; 6) poche ambulanze non sufficienti a gestire l’emergenza; 7) ritardo nella distribuzione di materiale di protezione per la sicurezza del personale sanitario; 8) il Servizio telefonico regionale è andato in tilt perché non è stato potenziato sin da subito; 9) mancanza di una campagna informativa per medici e pediatri sul territorio; 10) non aver predisposto servizi di monitoraggio telematico”.
Giancarlo Righini (FdI) ha incentrato il suo intervento sulla questione delle mascherine non consegnate, parlando di “sciatteria non consentita in un momento così delicato”. Righini ha puntato il dito soprattutto contro la superficialità dei controlli sugli interlocutori: “Basta vedere gli atti – ha detto – gli impegni contrattuali fatti con società dall’esiguo capitale sociale e create solo pochi mesi prima degli affidamenti ricevuti dalla Regione per milioni di euro. Oppure società inattive con capitali sociali non ancora interamente versati e altre che hanno ricevuto anticipi senza neanche fornire garanzie fideiussorie”.
Paolo Ciani (Centro solidale-Demos) ha sottolineato la bontà dell’azione amministrativa e della risposta sanitaria della Regione all’emergenza da coronavirus. “Dovremmo parlare dell’eccezionalità del momento vissuto, innanzitutto il dramma della sanità e meno male che abbiamo un servizio sanitario pubblico – ha detto – in un tempo in cui in altri paesi si decide se curare un pluripatologico o una persona che non ha reddito”. Ciani ha poi invitato tutti a un “ripensamento sulla medicina di prossimità, di territorio e della cura domiciliare degli anziani rispetto a un modello di istituzionalizzazione che drammaticamente ha mostrato tutti i suoi limiti in questa crisi, non solo in Italia”.
Orlando Tripodi (Lega) ha chiesto l’istituzione di una commissione di inchiesta sulla questione mascherine e di affidarne la presidenza alla Lega “che ha già presentato una richiesta in tal senso”. Il capogruppo ha poi lanciato un allarme sul controllo del territorio perché “la crisi economica in atto offre opportunità a usurai e malavita organizzata”. Tripodi ha concluso il suo intervento sottolineando che “i cittadini del Lazio hanno dimostrato grande forza e senso di responsabilità, a differenza della politica”.
Pasquale Ciacciarelli (Lega) nel corso del suo intervento ha lamentato la scarsa attenzione della Giunta alle proposte dei consiglieri regionali: “Ho scritto 18 lettere agli assessori – ha detto – ricevendo zero risposte. Erano spunti su come poter agire in modo efficace sul territorio, visto che noi siamo stati eletti dai cittadini. Ci sono risparmi possibili da fare per reperire fondi da utilizzare in favore di quelle categorie che oggi sono più in difficoltà”.
Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) ha parlato di “risposta straordinaria” della Regione dal punto di vista sanitario. “In commissione lo abbiamo detto tutti, abbiamo messo in campo una risposta all’altezza all’emergenza sanitaria – ha spiegato Bonafoni. “Penso innanzitutto alla centralizzazione della gestione della crisi allo Spallanzani, alla creazione degli hub, agli spoke con percorsi protetti, alle assunzioni del personale sanitario, ai posti di terapia intensiva, dove siamo sempre rimasti sotto il 70 per cento di occupazione e li abbiamo messi anche a disposizione delle altre regioni”. Per Bonafoni ora “è importante potenziare il nostro sistema territoriale e va ripensato il sistema della Rsa: mai più i nostri anziani devono essere trattati in quella maniera. Fuori dal sistema sanitario regionale chi non rispetta le regole”. Dal punto di vista delle misure economiche, Bonafoni ha detto che “abbiamo provato a ridurre le diseguaglianze, con provvedimenti importanti, dai fondi per i buoni spesa, al sostegno all’affitto. Sono stata orgogliosa dei provvedimenti per gli ‘invisibili’, dai rider alle colf e alle badanti, delle iniziative contro la violenza sulle donne”.
Anche Laura Cartaginese (Lega) ha insistito sulla questione delle mascherine: “Qui si tratta dei soldi dei cittadini, il presidente non sapeva nulla di quello che stava accadendo? Come è possibile un ordine di 35 milioni di euro a una società fantasma. Non è stato fatto nessun controllo? Mi sembra strano. Quel servizio poteva essere affidato a società più serie con prezzi molto più bassi. E invece abbiamo fatto ridere tutto il mondo. Dovreste sentirvi responsabili per quello che sta succedendo”. Cartaginese poi ha contestato chi dice che i numeri sull’emergenza sono positivi: “L’assessore D’Amato dice che va tutto bene, ma non va bene per niente. I numeri sono bassi solo perché non sono stati fatti i tamponi. Non va bene niente, basti pensare a quello che è successo al Nomentana Hospital dove sono stati spostati anziani positivi senza mettere in sicurezza la struttura e il personale”.
Roberta Lombardi (Movimento 5 stelle) ha sottolineato l’enorme sforzo profuso: “Siamo impegnati in una sfida senza precedenti, non avevamo nessuna esperienza a cui fare riferimento. Abbiamo imparato a lavorare facendo squadra e guardando agli aspetti essenziali. Non solo il nostro apparato immunitario era impreparato al virus, ma anche il nostro sistema sanitario, devastato da anni di tagli. Dieci anni di spending review in questa regione sono stati drammatici. Questo virus ci ha anche insegnato che non funziona il nostro sistema sanitario su base regionale. Ci siamo trovati con un sistema che faceva acqua da tutte le parti. In appena 40 giorni il governo ha raddoppiato i posti letto in terapia intensiva, assunto nuovo personale. Le condizioni di lavoro del personale sanitario sono state terribili. Nelle regioni del Nord sono stati lasciati soli a combattere a mani nude, mentre i loro governatori andavano in televisione tutti i giorni per lanciare accuse al governo nazionale”. Lombardi ha poi fatto una serie di proposte: “Il 37 per cento delle morti nelle Rsa dipende dalla Covid-19, è arrivato il momento, anche nella nostra regione, di ripensare alla cura degli anziani, dei malati cronici, dei fragili. Forse sarebbe il caso di pensare a una commissione regionale per capire come vivono i nostri anziani in queste strutture. La fase 2 è ancora più delicata della prima, c’è bisogno di una stretta sinergia fra ospedali e territorio, individuando con grande rapidità i contagiati. Dobbiamo garantire la mobilità sicura, garantire il rafforzamento dei Covid Hospital, studiare soluzioni di isolamento per contenere il contagio. Sarà una stagione in cui la rete ospedaliera dove essere ripensata territorialmente”. Due punti, infine, sul sostegno alle imprese: “Serve un contributo a fondo perduto per sostenere i costi delle misure di sicurezza per la Covid-19 e dobbiamo promuovere la riconversione delle imprese per la produzione dei Dpi”, ha detto.
Marietta Tidei (gruppo Misto) ha ricordato tutte le azioni messe in campo dalla Regione Lazio, non solo in campo sanitario, ma anche in termini di misure a sostegno dei lavoratori, del mondo produttivo, della cultura e dello sport. “Ora però c’è la necessità di essere veloci – ha detto – di erogare le risorse al più presto perché è fondamentale dare supporto a un mondo che è sofferente. Dobbiamo semplificare, dare regole sulla ripartenza chiare e rapidamente. Doveroso anche partire subito con un piano di rilancio delle infrastrutture”.
Anche Laura Corrotti (Lega) ha denunciato la scarsa attitudine della Giunta a condividere con i consiglieri le scelte attuate. Poi la consigliera ha contestato i numeri forniti da Ciani, sostenendo che ad una più attenta lettura risultano negativi.
Marta Leonori (Pd) ha sottolineato “la vicinanza della Regione a tutti i settori attaccati dalla pandemia, come testimoniano i provvedimenti che abbiamo anche votato in commissione. Grande lavoro fatto sulla cultura, bonus per le famiglie, misure di semplificazione per erogare i contributi, fondi per il terzo settore, per gli asili, il bando “Fare Lazio”, quello per le librerie, l’impegno per lo smartworking. Insomma – ha detto – un panorama di interventi molto ampio, che va incontro a quello che ci chiedono operatori e cittadini”.
Francesca De Vito (M5s) è intervenuta sul caso mascherine: “Si poteva fare di più per garantire la salute degli operatori sanitari, di fronte al momento drammatico della pandemia nel mese di marzo possiamo anche accettare la mancanza di controlli sulle ditte, ma poi andava verificata almeno la qualità dei materiali consegnati. Al Santo Spirito sono state mandate delle mascherine chiaramente non adatte, stava scritto sulle confezioni. Di fronte al mancato controllo però non ci possiamo stare. Cosa è successo dei ventilatori polmonare che noi abbiamo pagato a peso d’oro? Perché vengono mantenute quelle offerte se i materiali non sono stati ancora consegnati alla Regione? Annulliamo tutte quelle deliberazioni, avviamo l’escussione delle polizze relative. Se al 20 aprile avevamo 16 milioni di mascherine in magazzino, perché abbiamo continuato a fare acquisti in affidamento diretto? Siamo stati fortunati se abbiamo avuto un numero limitato di contagi, perché la Regione non ha fornito gli strumenti necessari. Bisogna rispondere con assoluta severità a chi non ha rispettato gli accordi e rinegoziare gli accordi fatti nella fase più acuta dell’emergenza”.
Per Salvatore La Penna (Pd) “sono state settimane drammatiche, abbiamo tutti negli occhi le immagini drammatiche di Bergamo. Voglio ringraziare tutta la Giunta per lo straordinario lavoro fatto: sono orgoglioso di come la nostra Regione ha affrontato questa crisi, anche in un settore come la sanità, che era già in difficoltà abbiamo dato risposte all’altezza. Abbiamo adottato provvedimenti importanti, dai buoni spesa, al sostegno agli affitti, al Pronto cassa, alle misure di ‘Nessuno escluso’. Va anche ricordato il grande sforzo delle strutture della Regione per lavorare in fretta le pratiche per la cassa integrazione. Spesso si tratta di provvedimenti che abbiamo condiviso nelle commissioni, anche con l’opposizione. Serve un riconoscimento reciproco”. La Penna ha poi posto tre questioni: “Il tema dei balneari, dove dobbiamo arrivare a un punto di equilibrio sulle misure di sicurezza che possa permettere a tutte le aziende di ripartire; il tema della formazione, che va ripensato complessivamente; infine, il tema della sanità, dove in poco tempo si è riorganizzata la rete territoriale, con una grande capacità di distinguere i percorsi, fondamentale nel contenere i contagi, ma ora la sfida si deve trasferire dagli ospedali al territorio”.
Anche per Giuseppe Simeone (FI) l’epidemia è stata sottovalutata, ma poi ha ringraziato il vicepresidente Leodori “che nei giorni più drammatici, con grande umiltà, ha chiesto l’aiuto di tutti, senza distinzioni fra maggioranza e opposizione. Da subito abbiamo dato la nostra disponibilità per creare una sorta di salvadanaio per affrontare l’emergenza. Poi questo clima di collaborazione è cambiato – ha aggiunto Simeone – e non sappiamo come quel discorso sia andato a finire”. Per Simeone, “dal punto di vista sanitario, abbiamo affrontato bene la situazione, la centralizzazione allo Spallanzani è stata giusta, come è stato giusto allargare l’allargamento degli ospedali Covid a Roma e nelle Province. Scelte che abbiamo condiviso e lo abbiamo detto pubblicamente. Ora però dobbiamo cercare di arrivare a una nuova normalità. Gli ospedali devono tornare all’attività normale, va ripreso il lavoro degli ambulatori, le attività in elezione. L’assessore D’Amato ha garantito che entro fine mese si prenderà una decisione. Bene, i nostri cittadini hanno bisogno anche delle attività normali del servizio sanitario perché questo blocco andrà ad allungare le già lunghe liste di attesa. Prendiamo atto positivamente dell’indagine sierologica, ma resto convinto che abbiamo perso un’occasione, potevamo fare più tamponi, dando più sicurezza ai nostri cittadini”. Poi il presidente della commissione Sanità si è soffermato sulle misure economiche: “Dobbiamo risolvere il dramma della cassa integrazione che non è ancora arrivata a nessuno. Lo stato economico della nostra Regione è testimoniato dalle 42mila aziende che hanno fatto domanda sul “Pronto cassa”. Dobbiamo calare le linee di indirizzo proposte dall’Inail sui nostri territori, soprattutto per quanto riguarda i balneari, perché se dovessimo applicare le linee di indirizzo nazionali tantissime aziende non potrebbero riaprire”.
Daniele Ognibene (Liberi e uguali nel Lazio) ha sottolineato il grande spirito di collaborazione tra Giunta e Consiglio che ha segnato la prima fase dell’emergenza. Bisogna ritrovare quel clima ora che è richiesto un grande impegno perché usciremo dalla crisi con maggiori disuguaglianze, alcune delle quali sono già emerse in questa emergenza, come ad esempio il divario digitale nella scuola. La Giunta è intervenuta subito con misure di sostegno. L’impegno messo in campo dalla Regione è stato enorme, soprattutto da parte del vicepresidente Leodori. Questa crisi deve essere un’occasione per riflettere sulla società in cui viviamo, perché ci ha detto chiaramente, ad esempio, che dobbiamo investire di più nella sanità pubblica e territoriale. Ma occorre anche rivedere il sistema economico, sui consumi, sul lavoro.
Valentina Corrado (M5s) ha auspicato maggiore collaborazione istituzionale, migliore impiego delle risorse, soprattutto per sanità, famiglie e imprese e il rilancio dei poli turistici del Lazio, “anche attraverso progetti di più ampio respiro che possano portare le imprese laziali al centro dei grandi scambi commerciali internazionali, perché la Regione ripartirà solo se ripartiranno le imprese”.
Antonello Aurigemma (FdI) ha espresso apprezzamento per l’invito del presidente Zingaretti a “fare sistema”, lamentando però il ritardo nell’erogazione dei contributi previsti dai bandi pubblicati in queste settimane per una serie di problemi e, oltre a questi, una serie di attività produttive escluse dagli avvisi e dagli aiuti. Aurigemma ha offerto collaborazione ma ha chiesto un luogo istituzionale d’incontro, una commissione speciale sull’emergenza da Covid-19 da istituire in Consiglio regionale.
Adriano Palozzi (gruppo Misto) ha detto che “questa emergenza ha fatto emergere con evidenza tutti i problemi della sanità italiana. Chiunque si sia trovato al governo di Regioni e Comuni si è trovato in grandissime difficoltà. Non si può paragonare l’emergenza che abbiamo vissuto nel Lazio con quello che hanno vissuto i cittadini del nord: siamo riusciti a dare una risposta che ha limitato i danni”. Per Palozzi, “questo è il momento del coraggio di decidere, di investire, di assumersi responsabilità concrete. Non è indifferente il fatto che il presidente della Regione sia anche il segretario di un partito di governo. Crea una grande confusione. Perché quel Governo sta distruggendo la nostra economia. Fuori da queste stanze c’è gente che ha fame, tantissime aziende che stanno sull’orlo del fallimento. Se si pensa di risolvere il problema con il reddito di cittadinanza non ci siamo proprio. Dobbiamo avere il coraggio di sostenere chi produce ricchezza e garantisce posti di lavoro. Alle parole devono seguire i fatti. Servono strumenti di condivisione per rendere partecipe tutto il Consiglio regionale”.
Valentina Grippo (Pd) ha messo in evidenza i meriti della Giunta regionale: “Dobbiamo fare tesoro di tutti i sacrifici fatti e vorrei esprimere la mia ammirazione per chi ha guidato in questi mesi la macchina regionale. A tutti i livelli c’è stata grande lucidità. Non servono trionfalismi, il nostro pensiero va sempre a chi ha sofferto per l’epidemia. Ora però servono certezze sui tempi, chi deve riaprire ha bisogno di avere punti fermi. Ai consiglieri chiedo di non spezzare il rapporto di fiducia che si è creato fra i cittadini e le istituzioni”.
Eugenio Patanè (Pd) ha parlato di tre fasi: quella dell’emergenza sanitaria, quella dell’assistenza a famiglie e imprese e, infine, quella della ripresa. “Spesso queste fasi si sono sovrapposte – ha detto Patanè – e sono diventate una leva politica. Le prime due fasi sono state superate egregiamente, abbiamo agito bene. Le misure assistenziali sono state fondamentali per far sì che nella terza fase ci ritroviamo molti soggetti, altrimenti non ci sarebbe sviluppo. Il problema ora non sono gli investimenti ma le procedure, dobbiamo semplificare. Oggi per arrivare a un progetto esecutivo occorrono 26 passaggi burocratici. Oggi il conflitto è tra burocrati e semplificatori, tra passatisti e innovatori, tra conservatori e riformisti. Il riformismo ha un prezzo e noi lo abbiamo pagato e siamo disposti a pagarlo ancora”.
Per Fabrizio Ghera (FdI) il doppio ruolo del presidente della Regione penalizza il Lazio, perché – a suo avviso – ci sono tantissime criticità nei provvedimenti del Governo nazionale e “molti errori sono stati commessi”. Per Ghera la maggioranza regionale non ha ascoltato le proposte dell’opposizione e, in più, sia a livello nazionale che regionale c’è una “sospensione democratica” poiché il Governo va avanti con decreti e la Regione con provvedimenti calati dall’alto, senza confronto nelle commissioni e soprattutto in Consiglio. In questo senso, per Ghera, sicuramente non giovano le riunioni telematiche e sarebbe opportuno tornare al più presto alle riunioni in sede. Sulla questione maecherine, anche lui ha chiesto che chi ha sbagliato deve pagare perché “quei 35 milioni potevano essere spesi per potenziare il sistema sanitario”.
Il dibattito si è concluso con l’intervento del presidente del gruppo del partito democratico, Marco Vincenzi, il quale ha ribadito che “sono stati mesi davvero difficili, di sofferenza”. “Nel Lazio ha detto – l’epidemia ha avuto una diffusione al di sotto della media nazionale. Il numero totale dei malati, rapportato alla popolazione è circa un terzo della media nazionale, stessa cosa avviene per la letalità, fra le più basse in Italia. Sicuramente non siamo stati investiti da uno tsunami come è successo in altre parti del paese, ma è anche vero che le azioni che sono state messe in campo sono riuscite a contenere la diffusione del virus. La rete ospedaliera è stata all’altezza e non si è mai superato il livello di guardia nell’occupazione dei posti letto, ma è stata buona la risposta anche in termini qualitativi. La rete dei servizi territoriali è stata in grado di individuare e gestire migliaia di persone positive, ma senza sintomi. Pur nelle difficoltà nel reperimento dei dispositivi di protezione e su cui dobbiamo aspettare la parola fine prima di emettere giudizi, abbiamo garantito la protezione del personale sanitario”. Vincenzi si è poi soffermato sulle misure economiche: “In questo contesto c’è anche il dramma del fermo delle attività produttive e commerciali. In questi due mesi abbiamo lavorato con serietà e spirito di collaborazione, mettendo in campo 240 milioni, diversi già erogati, tutti a fondo perduto; 120 milioni per il prestito alle imprese, con ulteriori 255 milioni della Cassa depositi e prestiti. La Regione ha già messo in campo un progetto per le riaperture, con linee guida per le imprese, ma ancora molto deve essere fatto”. Sui test sierologici, il capogruppo ha parlato di 300mila prove, con autorizzazioni per laboratori pubblici e privati per i test effettuati dai privati e dalle aziende. “Dobbiamo continuare la ricerca del virus – ha aggiunto Vincenzi – la sierologia è uno strumento importante per stimare la diffusione dell’infezione, ci aiuterà nel tracciamento e nell’isolamento dei contagiati. Dobbiamo continuare anche con l’esecuzione dei tamponi, la sorveglianza sanitaria sarà decisiva se l’epidemia dovesse ripresentarsi con forza in autunno”.