Orte conta meno di 9.000 abitanti e presenta un tasso di mortalità dell’1%, con circa 96 decessi all’anno. Di questi solo un’esigua parte sceglie la cremazione, rivolgendosi ai forni di Viterbo (26 chilometri), di Roma (75 chilometri) o di Civitavecchia (84 chilometri); e, in futuro, si rivolgerà a quelli che stanno per nascere in altre Regioni vicine.
Ci domandiamo quindi che senso ha istallare un crematorio per una decina di salme. Se tutti i nostri cari estinti fossero avviati alla cremazione, il numero sarebbe di gran lunga insufficiente a coprire i costi di un impianto che deve incenerire migliaia di salme all’anno per sostenersi; salme che così arriveranno da mezza Italia.
Ci appelliamo dunque in primis a lei sindaco Giuliani, ma pure alla parte sana e autentica della maggioranza consiliare e all’opposizione, che finora ha taciuto o quasi su questo tema, affinché ciascuno torni a imboccare la strada del buonsenso e della cautela, a beneficio di tutti gli ortani.
L’emergenza Coronavirus ha già provocato tanti guasti, a imprese, artigiani, professionisti. Se vogliamo investire nel turismo, puntiamo sul turismo culturale… non su quello funebre!