La quarantena gli ha appesantito la zeppola e le idee. Illustra come dovrebbero essere gli impiegati responsabili dei procedimenti scaricando (per finta) Tulumello, Tardiola e tanti altri ancora
ROMA – Patetico, ridicolo a volte irritante. Un pagliaccio prestato alla politica che gode, purtroppo, anche di credibilità.
A “Non è l’Arena, il talk domenicale di Massimo Giletti, su LA7, Nicola Zingaretti ha raccontato per la prima volta i giorni della malattia dopo il contagio da Covid-19: “Non ne abbiamo mai parlato in famiglia”. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, confida a Massimo Giletti lo stato d’animo e la paura provata dopo aver scoperto di essere positivo al Coronavirus.
Chissà se ha raccontato loro di come è rimasto infettato. Di come irrideva Salvini, Fontana e gli altri che annunciavano l’arrivo della pandemia.
Non ha parlato né dell’aperitivo “virale” sui navigli né degli involtini primavera.
Non ha parlato di come sia stato possibile far rubare decine di milioni di euro dalle casse delle Regione Lazio e di aver scelto, come collaboratori, degli incompetenti che passeranno alla storia come i più grossi coglioni a libro paga dell’ente.
C’è stato un passaggio molto interessante di quell’intervista. Ve lo riproponiamo mentre parla della classe dirigenziale che manca nella pubblica amministrazione e di cui nessuno parla (forse il virus gli ha bruciato parte della memoria) e inonda Giletti di pericolosissime palline di saliva: