Era il 2018, quando la giunta di centrosinistra della Regione Umbria, guidata da Catiuscia Marini, aveva introdotto la sperimentazione con la possibilità di abortire grazie alla pillola RU 486 , richiedendo agli ospedali di organizzarsi per la somministrazione in day hospital o addirittura in assistenza domiciliare.
Oggi, La giunta di centro destra, guidata da Donatella Tesei, ha abrogato quella delibera scatenando uno scontro politico con l’opposizione, e “morale” con diverse associazioni di donne.
In Umbria sarà ancora possibile prendere la pillola abortiva in ospedale, ma solo con un ricovero di tre giorni. Scelta che ha ricevuto il plauso della Lega. A intervenire per primo il senatore del Carroccio, Simone Pillon, commissario della Lega di Perugia. “Da ora in poi – ha detto – gli interventi dovranno essere fatti in regime di ricovero ospedaliero, evitando che la donna sia di fatto lasciata completamente sola anche davanti a eventuali rischi”. Pieno sostegno alla scelta della giunta regionale anche da consiglieri regionali della Lega: Paola Fioroni, Francesca Peppucci, Stefano Pastorelli, Daniele Carissimi, Daniele Nicchi, Valerio Mancini ed Eugenio Rondini.
Critica invece l’opposizione che considera Tesei responsabile di una decisione che “riporta indietro le lancette della storia ai tempi in cui venivano negati i diritti delle donne”.
Lo sostengono in una nota i consiglieri regionali Tommaso Bori. Simona Meloni, Fabio Paparelli, Donatella Porzi e Michele Bettarelli (Pd), Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (Misto). E’ un atto grave, spiegano, che renderà “ancor più difficile la vita delle donne e la loro autodeterminazione”. Dello stesso avviso il portavoce nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
A chi la taccia di “riportare indietro la storia” la Governatrice Tesei, risponde per le rime “Figuriamoci, io difendo le donne. Le linee guida del ministero della Sanità dicono proprio il contrario. Per l’aborto farmacologico ci vogliono tre giorni di ricovero. Ed io mi limito ad applicarle” “Prendersi cura di una donna con una gravidanza difficile – dichiarano i consiglieri della Lega – non vuol dire affatto limitare i suoi diritti, ma significa sostenerla e aiutarla in uno dei momenti più traumatici della sua esistenza”.
La Ru 486 È un medicinale che fornisce un’opzione non chirurgica per l’interruzione della gravidanza nel pieno rispetto della legge 194. Le direttive del ministero della Salute indicano la necessità dell’assunzione della pillola abortiva in regime di ricovero. Gli aborti con la RU486 coinvolgono due farmaci: il mifepristone, che uccide il feto interferendo con gli ormoni della madre, e il misoprostolo, che induce forti contrazioni uterine che inducono la donna a espellere il suo bambino intatto o in parti, insomma nulla di semplice e indolore. Anche in regime di day Hospital o terapia domiciliare dopo una prima assunzione le donne dovevano comunque recarsi dopo alcune ore in ospedale per la seconda pasticca, ed oltre a questo molte ricorrevano alle cure ospedaliere per gli effetti collaterali che vanno da nausea, vomito, diarrea, a grave sanguinamento con contrazioni o crampi uterini.