Decisione vergognosa. Il furbetto del cartellino, insieme alla figlia, sbeffeggia su facebook i vertici di Csp: #nonciavetefattoniente. Antonio Carbone non all’altezza e raccomandati assunti senza concorso come Iarlori la massima espressione del decadentismo dell’azienda
CIVITAVECCHIA – #nonciavetefattoniente così scrive sul suo profilo facebook Jenny Crisostomi, figlia del ferbutto del cartellino Renzo, pizzicato a truffare l’azienda per decine di volte che è riuscito a farla franca.
C’è riuscito grazie al dirigente della società partecipata. Quello che dorme fino a tardi. Quello che arriva in ufficio tra le 10.30 e le 11. Quello che si professa di destra ed è coordinatore, pensate un po’ di Fratelli d’Italia. Lo abbiamo ribattezzato Don Abbandio questo tizio. Paolo Iarlori. Personaggio non adeguato a ricoprire il ruolo che riveste. La colpa certamente non è la sua ma di chi lo ha assunto senza concorso e messo a ricoprire un ruolo che mensilmente gli permette di mettere sul proprio conto corrente 6mila euro.
Non ci eravamo sbagliati. Paolo Iarlori ha raggiunto il livello che noi gli avevamo attribuito da mesi, cioè quello degli ignavi tanto caro a Dante il poeta.
E’ riuscito, pagando anche fior di professionisti esterni, ad eludere la legge sui furbetti del cartellino. Lui ha salvato un truffatore acclarato, Renzo Crisostomi, dal licenziamento per giiusta causa.
Andava al lavoro (si fa per dire), timbrava il cartellino e se ne andava in giro tutto il giorno. Tornava, timbrava l’uscita e l’azienda, puntalmente, lo retribuiva per un lavoro mai svolto.
Tutti sapevano ma nessuno diceva niente. Anzi. Poi qualcosa non deve essere andato per il verso giusto e l’Università Agraria di Civitavecchia, si dichiarava disposta a rifondere CSP di tutte le ore chee, in modo illegittimo, gli erano state pagate perché effettivamente assente.
Nel paese di Pulcinella succede di tutto. Figuriamoci poi se in giro ci sono personaggi come Iarlori. Senza dignità professionale. Senza coraggio delle proprie azioni ma che un messaggio forte e chiaro lo ha mandato a tutto il resto dei lavoratori di Csp: “fate come volete alla fine la farete tutti franca”.
Dieci giorni di sospensione sono una vergogna per la città. Per i lavoratori, quelli veri. Sono motivo di vergogna che però, personaggi come Don Abbondio, non conoscono.
Lo avevamo promesso sia a Don Abbondio che Renzo Crisostomi, quello che affida i lavori al compagno della figlia Jenny, quella di #nonciavetefattoniente, la novella “Lucia”.
Manderemo tutte le carte alla Procura della Repubblica di Civitavecchia e alla Corte dei Conti così vedremo se ci sarà giustizia, almeno quella vera e che colpisca anche chi ha fatto finta di non vedere la truffa tanto da doverla sanzionare con solo dieci giorni di sospensione.