Viterbo – Ferento 2020. Appuntamenti al tramonto. Un weekend particolare quello di Ferragosto, tra “Faust” (sabato 15 agosto) e “Mozart” (domenica 16 agosto), entrambi con inizio alle ore 19,30. Prosegue la stagione estiva nell’antico teatro romano di Ferento (solo cavea con distanziamento nel rispetto delle norme anti Covid 19), organizzata dal Consorzio Teatro Tuscia, assegnatario del bando del Comune di Viterbo, con il sostegno della Fondazione Carivit, di Ance Viterbo e con la direzione artistica di Patrizia Natale, in collaborazione con Archeotuscia onlus e TusciaE20.
Sabato 15 agosto nel suggestivo teatro romano va in scena Giuseppe Zeno – diretto da Stefano Reali – in “Faust”, ovvero nella parte di Faust, di Mefistofele e di tutti gli altri personaggi maschili dello spettacolo ispirato al “Il Dottor Faustus” di C. Marlowe e “UrFaust” di W. Goethe, in una performance funambolica, virtuosistica, e fisicamente acrobatica, al limite del circense.
Il testo, ora brillante, ora tragico, ora comico, ora farsesco, è una riflessione sulla caducità dell’essere umano. Zeno attraversa tutto questo e lo fa affrontando con ironia, sarcasmo e momenti di irresistibile comicità, il dramma prometeico dell’uomo di ogni tempo, in continua ricerca dell’unica cosa che veramente gli importi: l’immortalità.
A Wittemberg, nel 1580, Johann Faust, uno studioso avido di conoscenza stringe un patto con il demone Mefistofele, che gli propone di farlo rimanere perennemente giovane, e potentissimo, per ventiquattro anni. Dopodichè Lucifero si prenderà la sua anima. Faust accetta, scopre un mondo che si era sempre negato, e con l’aiuto di Mefistofele viaggia nel futuro, per conquistare la fanciulla più pura del mondo, Margherita, e convertirla alla lussuria. Annoiato dall’eccessiva facilità con cui l’ha conquistata, Faust decide allora di tornare indietro di duemila anni, e corteggiare la donna più malvagia di tutti i tempi, Elena di Troia. Grazie al brillante e tragicomico aiuto di un Mefistofele che somiglia sempre di più a un Leporello, Faust/don Giovanni conquista Elena, deciso più che mai a conoscere il Male Assoluto, per contrattare con lui la vera immortalità, Faust viaggia nel futuro, sempre accompagnato dal fido Mefistofele, arriva nel 2020, e si stupisce davanti ai social, all’inquinamento, alle fake news, e agli influencer, Faust ha l’amara sorpresa di scoprire che i suoi viaggi nel tempo hanno consumato tutti i ventiquattro anni a sua disposizione. Improvvisamente decrepito, vecchio e stanco, proprio nel momento in cui si sta preparando a dover lasciare la sua Anima, con un colpo di coda, e con l’aiuto di Mefistofele, che ormai gli si è affezionato, Faust riesce a beffare Lucifero, e a tornare alla sua esistenza “normale”.
“Siamo partiti da Roma alle 6 di sera del 10 luglio con un Vetturino, abbiamo proseguito per tutta la notte senza dormire, e la mattina alle 5 siamo giunti a Civita Castellana, dove abbiamo preso una cioccolata e ci siamo buttati a letto, dormendo fino alle 10, poi abbiamo sentito una santa messa nel Duomo, dopo di che il Wolfgang ha suonato l’organo, poi abbiamo pranzato…”. Partendo da questo dato che testimonia il breve soggiorno dei Mozart in terra di Tuscia, l’appuntamento poetico-letterario “Mozart, il genio della musica”, di domenica 16 agosto, a cura di Giuseppe Rescifina, sviluppa una serie di curiosi particolari attorno alla mitica figura di Mozart, alcuni ripresi anche dalla cinematografia (da ricordare il film “Amadeus”, diretto da Milos Forman che ottenne ben 8 Oscar), altri affidati alla penna di numerosi biografi del compositore, in particolare Stendhal. Citazioni particolari riguardano il complesso rapporto tra W. A. Mozart e Antonio Salieri, una presunta rivalità oggetto di attenzione da parte di Aleksandr Puskin che nei microdrammi indica Salieri quale artefice della morte del musicista di Salisburgo.
C’è ulteriore spazio per la Tuscia nel racconto della rivalità tra Lorenzo Da Ponte, notissimo librettista delle più famose opere di Mozart e l’aquesiano Gianbattista Casti, librettista di Salieri. La parte finale è dedicata, con opportuna accortezza, alle impudiche lettere di Amadeus alla cuginetta Anna Maria, piene di sottintesi e di maliziosi riferimenti, e al mistero, ancora insoluto, della morte del grande genio della musica a soli 35 anni.