Dissequestrate sedie, tavoli al gestore dello stabilimento ridotto ad un chioschetto per la felicità del M5S. Tanta severità con gli italiani, i veri discriminati dallo Stato mentre alcune attività straniere se ne fregano di regole e leggi
CIVITAVECCHIA – Venerdì scorso sono stati dissequestrati al locale Praya, al Pirgo, arredi e attrezzature a cui la Capitaneria di porto aveva apposto i sigilli qualche giorno fa.
I militari si sono presentati su mandato specifico della Procura della Repubblica di Civitavecchia che dava seguito, in tempi rapidissimi, ad uno dei tanti esposti presentati dal Movimento 5 Stelle e, da quanto trapela, dall’ex assessore D’Antò che ha una guerra personale con Mario Benedetti.
Come detto prima il sequestro e poi, subito dopo il dissequestro dei beni ma non delle aree che non potranno più essere occupate da divanetti, sedie ed ombrelloni.
Sono stati gli stessi militari della Guardia costiera a presentarsi nuovamente in spiaggia, a seguito della decisione del magistrato Alessandro Gentile che ha accolto l’istanza di dissequestro avanzata dal legale dei gestori del locale, l’avvocato Lorenzo Mereu. La Capitaneria era intervenuta contestando un’occupazione abusiva di area demaniale, con divanetti, tavoli, sedie e arredi in legno che non potevano essere posizionati preventivamente sulla spiaggia. Il locale aveva comunque continuato nella sua attività, che non si è mai fermata.
Adesso l’area liberata potrà tornare nella disponibilità di ratti e sporcizia.
Nel frattempo occorre sottolineare come le partite Iva italiane siano discriminate sia negli atteggiamenti che nei controlli delle forze dell’ordine.
Ci sono i negozi dei “bangladini”, ad esempio, che godono di immunità. Dovrebbero stare aperti massimo 13 ore al giorno. Alcuni sono aperti giorno e notte. Dopo una certa ora non dovrebbero vendere più alcolici ed invece non solo li vendono ma non si preoccupano nemmeno di verificare l’età degli acquirenti.
Ormai la linea ordinata ai giudici di Palamariana memoria è chiara. Tutto ciò che riguarda gli stranieri basta bollarla come discriminatoria e il gioco è fatto.
A Ladispoli, il Tar, ad esempio, ha sospeso l’ordinanza sugli orari dei minimarket etnici emessa dal sindaco Leghista Grando definendola: “Discriminatoria”.
Se un’attività commerciale diventa ritrovo di alcolisti e un problema per l’ordine pubblico va bloccata. A prescindere dalla nazionalità di chi la gestisce. Non si può invece prendere un provvedimento che colpisce solo gli stranieri. Non si può emettere un’ordinanza discriminatoria.
Ovviamente quei giudici che hanno emesso questa rispettabilissima sentenza frequentano Capalbio o la Sardegna come Palamara mica le periferie o posti di mare non radical chic come Ladispoli o Civitavecchia. Adesso vi mostriamo come era la Praya prima di essere ripulita, messa a disposizione della città, ripristinata e riconsegnata ai topi di fogna.
Nel frattempo, i “bangladini”, hanno le attività che vanno a gonfie vele. Se la Capitaneria di Porto che ci passa davanti tutti i giorni, i vigili urbani e così via si fermassero davanti a varco fortezza, ne vedrebbero di tutti i colori. Oppure vedono e fanno finta di nulla.