Omicidio Vannini – Antonio Ciontoli perde anche con Vannicola. Il Gip proscioglie l’artigiano di Tolfa dalle accuse mosse dall’assassino di Marco

In esclusiva la sentenza di archiviazione per i due coniugi colpevoli di aver rilasciato dichiarazioni diffamatorie e non veritiere. Ecco in esclusiva la sentenza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Civitavecchia, Giuseppe Coniglio

CIVITAVECCHIA – Davide Vannicola e la moglie Giulia Massera non diffamarono e soprattutto non offesero Antonio Ciontoli. Quest’ultimo recentemente condannato a 14 anni di reclusione nella sentenza bis della Corte d’Appello di Roma per l’omicidio di Marco Vannini, aveva querelato per diffamazione l’artigiano di Tolfa, insieme alla moglie.

Il militare autiere di stanza a Ladispoli si era sentito diffamato dalle dichiarazioni rilasciate dall’artigiano di Tolfa in un’intervista fatta a Giulio Golia e mandata in onda dalla trasmissione televisiva “Le Iene” su Italia Uno.

In quell’intervista, Davide Vannicola, raccontò delle confidenze che gli furono fatte dal suo ex amico e testimone di nozze, maresciallo Roberto Izzo che, all’epoca dei fatti, era comandante della stazione carabinieri di Ladispoli dove si consumò l’omicidio del giovane Marco Vannini.

Vannicola insinuò dei dubbi su chi realmente avesse premuto il grilletto quella maledetta notte e fece il nome di Federico Ciontoli (anche lui condannato a 9 anni di reclusione).

Parlò anche di telefonate fatte da Antonio Ciontoli prima di quella ufficialmente conosciuta e negli atti processuali al maresciallo Roberto Izzo per chiedere consigli e su come comportarsi perché… “la mia famiglia ha fatto un casino“.

Sappiamo che queste telefonate, di fatto, non sono mai entrate ufficialmente nelle tre fasi processuali fin qui celebrate e che l’avvocato Antonio Chiocca, pur citandole nell’arringa e messe nero su bianco nelle memorie difensive, non ha potuto mostrarle durante il dibattimento davanti al Gip. Già non ha potuto esibirle perché gli sono state negate le copie del fascicolo. Per poter difendere Vannicola e farlo prroscioglierlo ha dovuto leggere centinaia di pagine senza neanche prendere appunti.

Davide Vannicola intervistato da Giulio Golia. Quelle dichiarazioni avrebbero “offeso” Antonio Ciontoli

Sta di fatto che nella sentenza, così come scritta dal Giudice Coniglio, sembrerebbe che, in effetti, quelle telefonate ci furono davvero anche se, dal punto di vista penale sono state ritenute irrilevanti.

Antonio Ciontoli, reo confesso dell’omicidio di Marco Vannini è consapevole che, terminato il terzo grado di giudizio con la sentenza in Cassazione, si spalancheranno le porte del carcere.

Nella sentenza il giudice Coniglio è stato chiaro; Antonio Ciontoli non è parte in causa nelle dichiarazioni fatte da Vannicola a Giulio Golia. Semmai a sporgere querela avrebbe dovuto pensarci il figlio Federico tirato in ballo in quell’intervista ma non l’ha fatto.

Così come non l’ha fatto l’ex maresciallo dei carabinieri Roberto Izzo, sul cui comportamento rimarranno per sempre delle ombre e dubbi su come iniziò le indagini.

Davide Vannicola non diffamò nessuno né tantomeno è stato dimostrato che le sue dichiarazioni fossero infondate. Per opera di verità, quelle carte negate all’avvocato di Vannicola e rilegate in quel fascicolo che porta il numero di protocollo RGNR 19/4184 fossero rese pubbliche.

Ormai cosa c’è più da nascondere?

Antonio Ciontoli ha confermato l’assassinio “accidentale” di Marco Vannini ed ha subito una condanna a 14 anni ancora non passata in giudicato, manca il terzo grado.

Oltre a distruggere la famiglia di Marco Vannini ha rovinato per sempre la sua, trasformandola in un’associazione complice di quel terribile omicidio e che non fece nulla per salvare la vita a quel povero ragazzo. Sarebbe giusto raccontare tutta la verità alla mamma di Marco. Oggi c’è una verità processuale ma, tante cose, secondo noi, non sono mai state raccontate fino in fondo.

 

provvedimento GIp del 7.10.2020 Vannicola + 1 – Ciontoli