ROMA – “Da circa un anno stiamo conducendo uno studio su un cluster di bambini con disturbi dello spettro autistico che si basa sull’elettroencefalografia (Eeg).
In particolare, vogliamo cercare di individuare i segni prognostici precoci sia dell’esito dell’intervento terapeutico, che di validità dello stesso percorso riabilitativo impiegato”. Parte da qui Giancarlo Zito, neurologo dell’ospedale ‘S. Giovanni Calibita’ Fatebenefratelli di Roma e direttore del servizio di elettroencefalografia dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), per raccontare la ricerca che l’IdO sta portando avanti su un campione di circa cinquanta bambini e bambine con disturbi dello spettro autistico, di età compresa tra i due anni e mezzo e i sette anni, i cui risultati verranno presentati nel corso del convegno per i 50 anni dell’Istituto in programma a Roma dal 15 al 18 aprile 2021.
In sostanza quello che lo studio vuole determinare è un indice predittivo che permetta di validare il successo del modello riabilitativo utilizzato. Parliamo di “un indice di complessità del funzionamento del cervello da correlare agli stadi molto precoci di esordio del quadro clinico”, specifica Zito. L’IdO ha sviluppato e applica da anni il progetto DERBBI (developmental, emotional regulation, relationship and body-based intervention), il primo modello italiano evolutivo a mediazione corporea, soprannominato ‘progetto Tartaruga’.
Tornando alla ricerca in corso, Zito spiega che “l’elettroencefalografia è una metodica che ha un secolo di vita, ma ciononostante rimane uno degli strumenti più rilevanti a disposizione della neurologia, perché nel tempo è andata incontro a rivisitazioni tecnologiche che permettono l’elaborazione del segnale digitalizzato sfruttando degli algoritmi, anche molto complessi, per ottenere delle preziose informazioni sul funzionamento del nostro cervello”. Applicarla ai bambini con disturbi dello spettro autistico, però, non è semplice. “E’ una grossa sfida- ammette Zito- perché per la raccolta del segnale e la sua elaborazione è molto importante che vi sia una collaborazione attiva da parte dei bambini. E questo non sempre è possibile”. Di conseguenza “spesso riusciamo a ottenere un segnale accettabile in attività elettrica spontanea con enorme pazienza e dopo più tentativi- sottolinea Zito- sottoponiamo questo segnale a delle analisi che presuppongono anche l’applicazione di alcuni filtri matematici molto sofisticati per l’eliminazione di alcuni artefatti. Ciò ci permette di studiare le variazioni nell’ambito del cervello di un bambino nello spettro autistico rispetto ad un bambino di pari età e sesso che potremmo considerare nei limiti fisiologici di sviluppo”.
Per gli obiettivi dello studio “è fondamentale avvalersi della diagnosi precoce che può essere fatta, in alcuni casi, anche fin dal diciottesimo-ventiquattresimo mese di vita- evidenzia il neurologo- questo ci permette non solo di ottenere un segnale al basale e di avere quindi dei dati quando il bambino comincia il suo percorso di riabilitazione, ma consente anche, longitudinalmente nel tempo, di operare un confronto con ciò che il funzionamento cerebrale ci mostra una volta che il soggetto è stato sottoposto a uno specifico percorso riabilitativo”, conclude il neurologo.
Informazioni, programma e approfondimenti sul convegno sono consultabili sulla pagina dedicata del sito internet http://www.ortofonologia.it/50-anni-ido/. La partecipazione è libera, l’iscrizione è gratuita ed è aperta a tutte le sessioni. Necessario inviare mail a iscrizioneconvegno@ortofonologia.it indicando la sessione o le sessioni scelte.