L’atto di accusa della procura generale: “Avrebbe brigato per favorire la carriera di suo cugino Gerardo Sabeone per evitare altre figuracce in ambito familiare”
ROMA – Dopo l’espulsione del pm Luca Palamara dalla magistratura, e dopo l’apertura di un processo disciplinare a carico di alcuni (ex) consiglieri togati del Csm, la procura generale della Cassazione accelera le valutazioni su tutti quei magistrati che hanno avuto contatti ‘sensibili’ con Palamara. Tra i 27 nomi iscritti nella relazione finale della disciplinare è inserito anche quello di Paolo Auriemma (nella foto con Luca Palamara e Marco Mancinetti) capo della Procura di Viterbo.
Il trojan inoculato nel cellulare di Palamara nell’ambito di un’inchiesta per corruzione sull’allora
magistrato inquirente ha consentito di catturare numerose conversazioni, avvenute via chat, sui
delicati temi delle nomine o su altri aspetti della vita della magistratura, come le promozioni
all’interno degli UCI giudiziari. Dialoghi ritenuti dalla procura generale della Cassazione
inopportuni e contrari al codice etico che regola le azioni di giudici e pm. In particolare sono 27 le
posizioni ‘isolate’ dalla procura generale e nei confronti delle quali è stata avviata l’azione
disciplinare.
La circostanza è stata resa nota dal pg della Cassazione Giovanni Salvi parlando al plenum del Csm nella giornata di martedì 17 novembre.
Alcuni dei 27 magistrati cui Salvi ha fatto riferimento sono già noti e in diverse circostanze il
processo disciplinare è già incardinato.
Secondo la procura generale della Cassazione il CSM diventava un vero e proprio laboratorio di macchinazioni.
Paolo Auriemma, procuratore a Viterbo, sarebbe arrivato a “Interloquire con Palamara e a esprimere il proprio assenso o dissenso sulle pratiche del CSM in grado di avere ripercussioni sulla sua campagna elettorale” per il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa.
Insomma, Palazzo dei Marescialli sarebbe servito per vincere altre partite.
Ma non solo: in un messaggio del 1 luglio 2018 Auriemma “segnalava a Palamara che suo cugino Gerardo Sabeone venisse proposto”, addirittura all’unanimità, “presidente di sezione della corte di Cassazione (nomina poi avvenuta) onde evitare altre figuracce con i familiari”.
Piegando perfino i vertici della magistratura a vanità personali.