ROMA – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito la confisca definitiva di beni a Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Salvatore Buzzi, Agostino Gaglianone, Fabio Gaudenzi, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo, tutti arrestati, nel dicembre 2014, da personale del Ros Carabinieri di Roma nell’ambito dell’operazione ‘Mondo di mezzo’.
La confisca rappresenta l’epilogo delle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli indagati e dei loro prestanome delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria ai sensi del Codice antimafia in una cornice di coordinamento investigativo con l’Arma dei Carabinieri.
“Si tratta dell’ennesima ingiustizia subita. La confisca è avvenuta in virtù di leggi antimafia, sebbene io sia stato assolto da questo reato. In sostanza, il reato di mafia è caduto, ma il sequestro – con il quale si può procedere solo se dimostrato che i proventi dei beni derivino da attività mafiose – è rimasto. Siamo alla follia”, ha detto all’Adnkronos Buzzi.
“Per quanto mi riguarda, oltre alle cooperative, hanno provveduto al sequestro di due appartamenti e una quota societaria. Ma la cosa grave – aggiunge Buzzi – è che il ricorso presentato dai nostri avvocati è stato ritenuto inammissibile. Una vera cattiveria verso di noi. La Corte di Cassazione, lo scorso 22 ottobre, per non entrare nel merito delle questioni, ha confermato la confisca dei beni che, ribadisco, è prevista solo in virtù di leggi antimafia. Ma sia io, sia Massimo, sia gli altri, siamo stati assolti da questo reato”, conclude.
Gli specialisti del Gico hanno ricostruito il curriculum criminale dei proposti, accertando la sussistenza dei requisiti di pericolosità sociale e della rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e i patrimoni accumulati nel tempo, necessari affinché il Tribunale capitolino emettesse vari decreti di sequestro, su richiesta della Procura della Repubblica, eseguiti a partire dalla fine del 2014. Parallelamente all’iter giudiziario per i reati contestati agli indagati, sono stati celebrati i vari gradi di giudizio dell’autonomo procedimento per la misura di prevenzione, che si è concluso con la pronuncia della Corte di Cassazione del 22 ottobre scorso, che ha dichiarato inammissibili i ricorsi proposti dalle parti.
Confiscate 4 società operanti nei settori immobiliare e del commercio di prodotti petroliferi; 13 unità immobiliari e un terreno siti a Roma e in provincia; 13 automezzi; 69 opere d’arte di importanti esponenti della scena artistica della seconda metà del XX secolo (Pop Art, Nouveau Réalisme, Futurismo e Surrealismo); numerosi rapporti finanziari; per un valore di stima pari a circa 27 milioni di euro. A Massimo Carminati, condannato per associazione per delinquere, traffico di influenze illecite e corruzione in relazione alle vicende di cui all’operazione in argomento e noto per i suoi trascorsi nella formazione di estrema destra Nuclei Armati Rivoluzionari, nonché per il “rapporto stabile e funzionale” con la “Banda della Magliana” e il furto al caveau della Banca di Roma presso la Città Giudiziaria di Roma, commesso tra il 16 e il 17 luglio 1999, sono state confiscate, tra l’altro, la villa di Sacrofano e opere d’arte per un valore stimato di oltre 10 milioni di euro. Un’altra villa, nella stessa località, è stata affidata in comodato d’uso per la realizzazione di una importante struttura sociosanitaria per aiutare le famiglie di pazienti con autismo.
Nei confronti di Salvatore Buzzi, imprenditore a capo dell’ampia rete di cooperative coinvolte nell’inchiesta e anch’egli condannato per associazione per delinquere, traffico di influenze illecite e corruzione, la misura patrimoniale ha ad oggetto due immobili a Roma nonché le quote e il patrimonio di due società, per un valore stimato di oltre 2,6 milioni di euro. Indipendentemente dall’esito del giudizio penale, la confisca di beni è stata disposta anche a carico del “braccio destro” di Carminati, Riccardo Brugia, e dell’altro sodale Fabio Gaudenzi, nonché degli imprenditori Roberto Lacopo, con riferimento, tra l’altro, alla società che gestiva il distributore di carburante sito in Corso Francia a Roma, Agostino Gaglione, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo.