Tranne qualche starnazzatta dai Monti della Tolfa e un messaggio del sindaco ad Augello tutto tace ma gli “arrotini” sono al lavoro per affilare le armi
CIVITAVECCHIA – La storia si ripete. Avvicinandosi velocemente il Santo Natale la vicenda della crisi della maggioranza ci ha fatto venire in mente la nascita e morte di Gesù il Nazzareno.
Certo, lungi da noi poter immaginare la Santità di Cristo paragonabile a questa pur triste vicenda, fatta però di inciuci e tradimenti. Massimiliano Grasso è stato sacrificato sul patibolo della Civitavecchia Servizi Pubblici che nessuno, di quelli rimasti, sembra in grado di poter risolvere.
Però, per arrivare a questa crisi, riavvolgiamo il nastro alla fine dell’inverno del 2019 per poter capire meglio la gravità dell’atto compiuto.
Era l’inizio di marzo di quell’anno. Mancavano poche settimane al voto e il centrodestra era concentrato sul nome di Enrico Zappacosta.
Massimiliano Grasso stava facendo una sua lista personale con il supporto di Petrelli e De Angelis.
Un centrodestra così diviso avrebbe di certo agevolato la vittoria della sinistra o dei reduci della nefasta amministrazione Cozzolino.
I giorni passavano veloci e mentre si consumava l’accoltellamento (politico ovviamente) di Zappacosta da una parte, dall’altra era importante convincere Grasso a fare un passo indietro a favore di Tedesco.
“Accoltellato” Zappacosta e gettato in una cantina era importante che Grasso accettasse la proposta di fare il vice di Tedesco. Serviva un messaggero affidabile. E’ stato individuato in Mirco Mecozzi. Lui, era la notte del 14 marzo 2019, telefona all’amica Fabiana Attig e le chiede il numero telefonico di Andrea Augello.
Quella sera stessa ci fu la telefonata tra i due. Mecozzi (che insieme al suo gruppo ha cercato di ricucire fino all’ultimo lo strappo), a nome della futura coalizione di centrodestra, da buon moroteo, convinse l’ex senatore Augello ad aprire un dialogo.
Ci furono diversi incontri. Il più importante, quello risolutore, avvenne sul terrazzo assolato del SunBay.
Perierat imperium, quod tunc in extremo stabat, si Fabius tantum ausus esset quantum ira suadebat. (Seneca)
L’impero, che allora era in estremo pericolo, sarebbe andato in rovina, se Fabio avesse osato tanto quanto gli suggeriva l’ira.
Tutto deciso. Tedesco sindaco e Grasso vice. L’epilogo della vicenda poi è cosa ormai nota, ma cosa è accaduto sulla verde collina di Getsemani. Chi è l’iscariota che ha consegnato al martirio Grasso facendolo passare attraverso il Monte Calvario del Covid portandolo al martirio in nome di un Dio il cui nome è ancora sconosciuto?
Cose che si potranno scoprire nelle prossime settimane. Già perché d’ora in avanti quello che accadrà è comunque storia già scritta. Sarà guerra senza quartiere e soprattutto una caccia a testa bassa per trovare i colpevoli di questo tradimento e presentare loro il conto.
Sono tredici, sono giovani e forti ma ancora non sono morti (sempre politicamente parlando).
Di questi tredici qualcuno ha già compiuto atti di pentimento. “Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa” avrebbe urlato un consigliere battendosi il petto come Tarzan nella giungla. “Non c’entro niente con questa brutta storia” è tutta colpa di…
Per quelli che amano raccontare le vicende della Città di Traiano sarà come vedere un bel film. Si accomoderanno seduti nell’alta tribuna naturale della Colline dell’Argento e, in lontananza, osservare i bagliori incessanti dei cannoni, con le ogive che tracceranno traiettorie luminescenti da un quartiere all’altro della città e udire il deflagrare delle esplosioni più o meno potenti.
Chi vincerà questa guerra?
Avrà ragione il sindaco Ernesto Tedesco o il suo ex vice sindaco Massimiliano Grasso?
L’unica cosa certa è che di questo centrodestra, leggendo la trama di questo film, non rimarranno che macerie.