Bilanci degli ultimi tre anni falsati. La società in house dell’Authority tecnicamente in default. Prima udienza collegiale il 14 ottobre prossimo
CIVITAVECCHIA – Falso ideologico, peculato e intralcio alla giustizia sono le accuse mosse a vario titolo, dal sostituto procuratore di Civitavecchia, Roberto Savelli, a tre ex appartenenti alla società in house PAS dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale e cioè Massimo Scolamacchia, Fedele Nitrella e Stefano Gazzano.
Questa mattina si è svolta l’udienza preliminare davanti al giudice dottoressa Paola Petti che dopo aver ascoltato l’arringa degli avvocati della difesa ha rinviato tutti a giudizio.
La prima udienza collegiale si svolgerà il 14 ottobre prossimo.
Presente in aula Scolamacchia.
Tutto nasce dalla denuncia presentata dall’allora amministratore unico della Port Authority SecurityUmberto Saccone all’autorità giudiziaria. L’intento era, tra l’altro, quello di colpire il presidente in carica a quel tempo.
La Procura di Civitavecchia, in tre anni di indagine, ha appurato che non ci sono state responsabilità dei vertici di Molo Vespucci in carica quel periodo.
Stefano Gazzano era l’amministratore unico della PAS. Massimo Scolamacchia il responsabile unico del procedimento per conto dell’Autorità Portuale. Fedele Nitrella, all’epoca dei fatti, era il direttore tecnico e responsabile dell’organo interno di supporto e verifica per la vigilanza sui controlli alle merci e passeggeri destinati al traffico nazionale ed internazionale.
In tutto sono 17 le fatture contestate dalla Procura di Civitavecchia ai tre quadri della PAS. Documenti fiscali emessi a cavallo tra il 2016 e il 2018. Fatture che venivano gonfiate con importi che variavano dai 53.659,00 euro ai 58.659,00 euro.
La somma complessiva dei soldi pagati in più da Molo Vespucci, per prestazioni mai effettuate, ammonta dunque a 994.105,00 euro.
Questi soldi che venivano pagati in più dall’Authority, servivano a coprire gli stipendi dei dirigenti che non riuscivano ad essere soddisfatti con i margini delle tariffe orarie pagate per i servizi di vigilanza, controllo passeggeri e merci.
Un colpo durissimo per il già provato bilancio della società in house che si ritrova con tre bilanci falsati e tecnicamente in default.