Regione Lazio – Stop alla legge sui debiti fuori bilancio. Chiara Colosimo (Fd’I): “Consiglieri all’oscuro di tutto”

Milioni di euro “regalati” per negligenza, la denuncia di Fratelli d’Italia. Fatture da capogiro per Angelo Clarizia e Francesco Modeo

ROMA – Il sistema è sempre quello: approvano, senza dibattito, una delibera in Giunta e poi mandano il documento in Consiglio regionale per il via libera dall’organo legislativo. Senza documentazione allegata, sperando che nessuno se ne accorga.

Non hanno fatto i conti, però, con la consigliera di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, che prima di Natale ha inviato una lettera, insieme al collega Righini, all’assessore Sartore per avere chiarimenti su due proposte di legge riguardanti “Riconoscimento della legittimità dei debiti fuori bilancio” per complessivi 6.700.000,00 euro, di cui oltre 4 milioni e 700 mila euro si riferiscono ad un’Ordinanza della Corte di Appello di Roma, la n. 3754/2020 (RG 214/2019), con la regione che deve corrispondere l’ingente somma a due creditori: Angelo Clarizia (nella foto) e Francesco Madeo.

La risposta alla lettera non è arrivata forse perché la maggioranza di centrosinistra ha pensato che il Natale poteva distrarre qualcuno, ma ancora una volta è stata sottovalutata la tenacia di chi, a tutti i costi, cerca di fare chiarezza sugli sperperi di soldi pubblici.

In data 15 gennaio Chiara Colosimo ha presentato una interrogazione a risposta immediata (discussa poi nelle question time del 20 gennaio) per ribadire la legittima prerogativa spettante ai consiglieri regionali e sancita dall’articolo 30 dello Statuto: “I consiglieri hanno diritto di ricevere dall’Ufficio di presidenza e dalla Giunta regionale tutte le notizie, le informazioni ed i documenti utili all’espletamento del proprio mandato”. E nella seduta del 20 gennaio la sempre attenta e disponibile assessore Sartore ha tenuto a precisare che i consiglieri avevano ragione e si è ripetutamente scusata.

Alla Pisana tutti conoscono la lealtà e professionalità di Alessandra Sartore e quindi in molti si sono chiesti il perché di questi ritardi e omissioni (soprattutto da parte di chi).

Soltanto a seguito dell’interrogazione e messa con le “spalle al muro”, la Giunta trasmette alcuni atti e da subito emergono una serie di incongruenze. Innanzitutto la data della relazione chiesta all’Avvocatura regionale sulla vicenda dei 4,7 milioni di euro che la regione deve pagare ai due legali: è successiva alla richiesta dei consiglieri di Fratelli d’Italia.

Perché questa relazione non è stata chiesta prima dell’approvazione in Giunta della delibera e della successiva trasmissione della stessa alla Commissione Bilancio del Consiglio regionale?

Ma questo è niente in confronto a quello che l’Avvocato Murra, Responsabile dell’Avvocatura Regionale, scrive nel ricostruire l’intera vicenda.

Secondo l’Avvocatura, infatti, “nel marzo 2008 (il solo) avv. Francesco Madeo fu incaricato di difendere la Regione Lazio in un procedimento arbitrale introdotto dall’Università cattolica del Sacro Cuore. Il procedimento fu definito con lodo del 30 marzo 2009 che vedeva la Regione soccombente.

 

allegato6163347

 

La Regione decideva di impugnare per nullità il lodo, affidando l’incarico non più al solo avv. Madeo ma anche (congiuntamente) al Prof. Angelo Clarizia: il conferimento dell’incarico, ai ‘minimi di tariffa’ è del 29 luglio 2009 (la d.d. di autorizzazione, n. B0317 del 27 gennaio 2010, fu assunta dal dott. Raniero De Filippis)”. E qui la prima anomalia.

La regione è soccombente in una causa milionaria e continua ad affidare l’incarico all’avv. Madeo, lo stesso che ha rappresentato la “soccombente” regione nel precedente lodo.

Ma non è finita: “La causa non andava mai a sentenza avendo le parti raggiunto un accordo transattivo, grazie all’intervenuto intervento dello Stato che approvò una norma ad hoc. Non sono note le ragioni per le quali sia stato designato, nel 2009 (con note prot. 85475 del 20 luglio a firma dell’allora Direttore del Dipartimento sociale), un collegio difensivo (costringendo l’amm.ne a dover pagare due distinte parcelle per la stessa causa, in luogo di una sola) né quali siano stati i criteri di elezione dei relativi componenti”.

Quindi, secondo Murra, la causa si è conclusa grazie ad una norma statale e accusa l’amministrazione dell’epoca, Giunta Marrazzo, di aver dato lo stesso incarico a due professionisti “costringendo l’amm.ne a dover pagare due distinte parcelle per la stessa causa, in luogo di una sola”.

Non solo: secondo lui non sono neanche chiari i criteri della scelta. E cita un nome: Raniero De Filippis, all’epoca Dirigente regionale, pochi mesi fa condannato in via definitiva a risarcire la Regione Lazio per lo sperpero di denaro legato alla progettazione dell’autostrada Roma-Latina e scelto, a settembre del 2020, a rappresentare il Partito Democratico nella sfida elettorale nel comune di Fondi.

Va dato atto all’Avvocato Murra, nella sua relazione, che ha avuto coraggio e nessun timore nell’esposizione dei fatti. D’altronde non poteva negare che la vicenda è poco chiara e meriterebbe un approfondimento in altre sedi.

Murra, infatti, conclude: “Va aggiunto che, stante l’anomalia della vicenda connessa alla nomina (ripetersi, del 2009) dei due professionisti, la scrivente ha doverosamente ritenuto, già con nota prot. 489298 del 7 agosto 2018 (non appena insediatosi il nuovo Coordinatore) di presentare un documento esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti; la medesima procura, poi, è stata via via sistematicamente resa edotta dall’evolversi della situazione con note prot. n. 143652 del 22 febbraio 2019, n. 468467 del 19 giugno 2019, ed infine n. 967163 dell’11 novembre 2020”.

Quindi la maggioranza di centrosinistra voleva far votare un provvedimento, che è all’esame della Procura regionale della Corte dei Conti, senza informare di questa inchiesta i consiglieri regionali che avrebbero dovuto approvare il provvedimento?

Perché l’esposto alla Corte dei Conti è stato presentato soltanto il 7 agosto 2018?

Non era chiaro, in precedenza, che ci trovavamo di fronte ad una fattispecie poco chiara?

Inoltre, l’avv. Murra da pochi mesi è anche il Responsabile della Trasparenza e Anticorruzione. Ha trasmesso gli atti e le sue perplessità anche alla Procura della Repubblica?

Ultima considerazione. Nel parere trasmesso dall’Avvocatura viene posto il quesito se “si è valutata l’ipotesi di una transazione? (sì o no, indicandone le motivazioni)”. La risposta è la seguente: “La transazione – soppesata per le vie brevi sia con l’Avvocato coordinatore che con l’avvocato D’Amata, titolare del fascicolo di causa – appare potenzialmente controproducente e difficilmente esperibile, sia per ragioni legate ai rischi della procedura da intraprendere che a causa della cospicua riduzione – operata da parte della Corte con l’ordinanza di cui sopra – degli importi richiesti dai ricorrenti”.

Incredibilmente, quindi, l’avvocatura non ha tentato la strada della transazione perché la controparte aveva inizialmente “sparato” una cifra più alta. Perché non tentare? Perché accettare passivamente il pagamento di una parcella di alcuni milioni di euro e non tentare una transazione?

D’altronde anche il Prof. Clarizia, raggiunto dalla redazione di Etrurianews, non risparmia critiche all’amministrazione regionale: “All’epoca ci occupammo della vicenda dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Presentammo una parcella adeguata all’importo del contenzioso. La Corte d’appello si pronunciò sulla vicenda riducendola in modo sostanzioso. Fu stabilita una modalità di pagamento che però non venne rispettata e quindi, oggi, dovranno pagare l’intera somma”.

Ricostruendo i vari passaggi e grazie alle indicazioni dell’avvocato Clarizia, abbiamo scoperto che il professionista presentò, insieme al collega, richiesta di liquidazione delle proprie competenze per complessivi € 6.525.295,25.

Davanti ad una cifra così spropositata la Regione presentò ricorso in data 30/05/2017 con il quale il Tribunale di Roma con propria Ordinanza pubblicata in data 28/11/2017 liquidò in favore della parte ricorrente la minore somma di € 13.623,00 per diritti ed € 446.367,78 per onorari oltre spese generali nella misura del 12,50%, oltre interessi di mora a decorrere dalla domanda fino al saldo. In pratica la Regione avrebbe dovuto pagare un decimo di quanto richiesto dai legali e si impegnò a page una prima trance di complessivi € 344.311,89 relativo ai compensi professionali e una seconda trance di complessivi € 317.099,84. Evidentemente qualcosa si è inceppato o qualcuno si è dimenticato di pagare provocando un danno inaccettabile. Gente alla canna del gas e questi pagano parcelle di questi importi.

NOVECENTO

 

G18860_29_12_2017

 

Copia-12281

 

Copia-1554

 

Copia-2597

 

INTERO_COM