La Cassazione conferma la sospensione di quattro mesi emessa dal Coa di Civitavecchia a carico dell’avvocato Anna Orecchioni che si era inventata tutto
CIVITAVECCHIA – Una donna incinta (nella foto la coppia di attori) ha perso il bambino subito dopo il naufragio della Costa Concordia e chiede un risarcimento da un milione di euro. La notizia esplode su giornali e Tv. Ma è tutta una messinscena. La Cassazione conferma la sospensione di quattro mesi emessa dal Coa (consiglio ordine avvocati) di Civitavecchia a carico dell’avvocato Anna Orecchioni che si era inventata tutto.
La vicenda risale al 2012. Fece molto clamore e vide protagonisti due coniugi avvocati, Giacinto Canzona e Anna Orecchioni.
Giacinto Canzona e Anna Orecchioni
La coppia inventa bufale già si era resa protagonista di fatti che giornali e televisioni trattarono per settimane come quella del gatto Tommasino, erede milionario, o di “suor Tavoletta”, multata a 180 km/h in autostrada perché “preoccupata per il papa”, o dell’agenzia di pompe funebri che vende i loculi già occupati.
Tutte storie inventate e inviate ad agenzie di stampa e giornali preferibilmente il sabato, quando le redazioni sono vuote e chi c’è non ha tempo di verificare le notizie.
Andiamo con ordine. Alle 13.45 di sabato 4 febbraio 2012 esce un’agenzia Ansa che dice così: «Una donna di trent’anni, Cristina M, che era a bordo della Concordia, chiederà alla Costa un risarcimento di un milione di euro. La donna, incinta di quattro mesi, poco dopo il naufragio ha perso il bambino».
Passa un giorno e la notizia inonda i quotidiani. L’avvocato di Cristina M. (che sta per Mazzetti) si chiama Giacinto Canzona, un tipo che negli ultimi sette anni ha sganciato, molto spesso via Ansa, una lunga serie di notizie al limite dell’incredibilità.
Il 5 febbraio, a Così è la vita su RaiUno, Canzona tiene un comizio davanti a Lorella Cuccarini. Dice che Cristina ha patito il più grande dolore che una madre possa vivere e che “offrirle 14 mila euro (il risarcimento offerto da Costa Crociere ai superstiti, ndr) è prenderla in giro”. Telefona anche la presunta Cristina che, con marcato accento romano, racconta la sua tragedia.
Per tale fatto l’avvocato Canzona ha subito dal Consiglio nazionale forense una sospensione disciplinare di 11 mesi e con la sentenza della Cassazione, pubblicata qualche giorno anche la moglie sarà sospesa dall’ordine per quattro mesi.
Il Consiglio Nazionale Forense, confermò il provvedimento del Consiglio dell’ordine degli Avvocati di Civitavecchia che aveva Anna Orecchioni responsabile della violazione degli artt. 18, 19 e 22 del Codice Deontologico, per essere venuta meno, nei rapporti con la stampa, ai criteri di equilibrio e misura nel rilasciare interviste nel rispetto dei doveri di segretezza e riservatezza, nonché per aver posto in essere condotte vietate per l’acquisizione della clientela, infine per non aver mantenuto nei confronti di colleghi un comportamento ispirato a correttezza e lealtà. Per queste ragioni le aveva applicato la sanzione disciplinare della sospensione dall’esercizio della professione forense per quattro mesi.
Il Consiglio Nazionale Forense rilevò che dai documenti acquisiti nel procedimento, consistenti in articoli di giornale e presenti in rete, risultava pienamente provato che la ricorrente aveva rilasciato interviste relative al contenuto dei processi da lei seguiti come difensore, era comparsa in trasmissioni televisive con sembianze alterate, interpretando ruoli in processi inventati, aveva ingaggiato un’attrice chiedendole di interpretare in televisione la parte di una naufraga della nave Costa Concordia.
IL “COLPO” DI STRISCIA – Il giorno dopo, la bufala ottiene il marchio dop. Confessa la finta Cristina, quella lombarda. A Valerio Staffelli declina le vere generalità: Margherita Ballarotta. Fa la modella, mira alla celebrità televisiva. “Sono stata chiamata da Gabriele, che mi passa lavori nella moda. Lui mi ha messo in contatto con l’avvocato Canzona, che cercava una ragazza che sostituisse la vera Cristina per un “passaggio” a Domenica 5 e per un servizio fotografico su Chi. Pensavo di dover recitare la parte di una ragazza che non voleva comparire, non di fingermi lei”, dice col Tapiro in mano. Per il disturbo, Margherita riceve un compenso da Canzona. L’indomani, Striscia fa capitolare Gabriele, che di cognome fa Bezzoli: a Jimmy Ghione dice che è stato l’avvocato a proporgli e a pagargli le comparsate a Pomeriggio 5 e a Domenica 5. E ripete la formula auto-assolutoria della “collega”: «Pensavo di recitare».
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