Partito Democratico col nodo capogruppo, molti pensano a Leonori ma lei non è convinta
ROMA – Sarà quello di Marco Vincenzi il nome che verrà proposto nel pomeriggio al gruppo del PD prima e al centrosinistra subito dopo per la successione a Mauro Buschini come nuovo presidente del Consiglio regionale del Lazio.
Salvo clamorosi colpi di scena, dunque, l’attuale capogruppo dem rappresenterà la prima delle soluzioni che la maggioranza di Nicola Zingaretti metterà in campo per uscire dalle difficoltà, dopo le dimissioni di Buschini figlie della vicenda assunzioni.
Tuttavia, su Vincenzi non c’è unanimità. In particolare i 5 Stelle, anche in virtù di quanto avvenuto nella scorsa legislatura con l’inchiesta Mafia Capitale (che ha visto indagato e poi archiviato l’ex sindaco di Tivoli), non sono affatto convinti di questa opzione.
“Dovrà parlare con noi e convincerci”, si rumoreggia dal mondo pentastellato. Una posizione che, secondo quanto apprende l’agenzia Dire, non avrebbe fatto molto piacere all’ex assessore all’Urbanistica della giunta Zingaretti in Provincia di Roma.
È possibile quindi che lunedì il via libera dell’Aula su Vincenzi non arrivi alla prima chiamata, quando saranno necessari 34 voti. Se l’elezione non avverrà nemmeno al secondo tentativo (31 voti), significherà che il centrosinistra dovrà eleggersi da solo il presidente d’Aula, con i 27 voti di cui dispone.
Con Vincenzi presidente, il PD dovrà trovare un nuovo capogruppo. In molti pensano a Marta Leonori, attuale vicecapogruppo, come soluzione praticamente scontata (“promozione” al grado più alto e rappresentanza di genere garantita visto che la presidenza dell’Aula andrà a un uomo dei dem) e chiusa. Ma non è così. Perché l’ex assessora al Commercio della Giunta Marino non sarebbe affatto convinta del nuovo ruolo e inoltre non ci sarebbe stato alcun passaggio formale in questo senso da parte delle alte sfere della Regione.
Quel che è certo è che con Vincenzi presidente, il capigruppo del PD alla Pisana non potrà che essere una donna, anche per evitare polemiche simili (stavolta su scala regionale) a quelle scatenate contro Nicola Zingaretti, allora segretario nazionale del partito, quando nessuna donna dem trovò un posto tra i ministri del Governo Draghi. Michela Di Biase, Sara Battisti, Michela Califano, Eleonora Mattina e Valentina Grippo (quest’ultima da qualche tempo più defilata dal mondo PD per il suo avvicinamento a Carlo Calenda) gli altri petali rosa della margherita democratica da sfogliare.
Tornando al nuovo presidente del Consiglio, a Vincenzi spetterà probabilmente il compito di affrontare il nodo delle dimissioni degli altri 5 componenti dell’Ufficio di presidenza.
Nessuno finora le ha chieste apertamente e per questo motivo i vicepresidenti Devid Porrello (M5S) e Pino Cangemi (Lega) e i consiglieri segretari Gianluca Quadrana (Lista Civica Zingaretti), Michela Di Biase (Pd) e Daniele Giannini (Lega) sono rimasti al loro posto e non hanno intenzione di seguire la strada tracciata da Mauro Buschini.
Ma il passo indietro è solo questione di tempo e con ogni probabilità si concretizzerà contestualmente all’imminente rinnovo delle commissioni (scadute a novembre). I più maliziosi sostengono che il primo dei componenti dell’Udp che troverà una ricollocazione in una delle presidenze di commissione in ballo darà le dimissioni e questo farà partire l’effetto domino fino al ricambio completo dell’ufficio di presidenza. Che dovrebbe vedere una maggiore iniezione di quota rosa rispetto all’assetto degli ultimi 3 anni.
Michela Califano per il PD, Marta Bonafoni per la Lista Civica Zingaretti (di cui attualmente è capogruppo), Gaia Pernarella per il M5S e Chiara Colosimo per FdI hanno molte chance di concretizzare il turno over nell’organo di governo del Consiglio regionale del Lazio