ROMA – Si trovava in centro a Roma, con la donna che ha sposato in Germania, quando un uomo si scagliò contro di loro dicendo: «Per quelle come voi devono riaprire i forni crematori». Anna Paola Concia, già parlamentare del Pd, ne fu sconvolta e più ancora la sua compagna Ricarda, di nazionalità tedesca. «Allora non denunciai. Quell’uomo era un insegnante. Se fosse capitato in Germania, dove oggi risiedo, non sarebbe mai più entrato in un’aula».
Anna Paola Concia è stata relatrice nel 2009 e nel 2011 di due proposte di legge che ampliavano la legge Mancino, prevedendo nel codice penale l’aggravante per i reati con movente omofobo. Nel 2011 insieme alla deputata Pd c’era la collega di Forza Italia Mara Carfagna. Quanto al disegno di legge Zan – approvato in prima lettura alla Camera e ora all’esame del Senato – pensa che sia perfettibile, come riporta questa intervista del 14 aprile pubblicata da Avvenire.
La Legge Zan solleva perplessità sia da destra che da sinistra. Lei cosa ne pensa?
In quanto omosessuale, faccio parte delle ‘minoranze’ che la legge intende tutelare. Ma suggerisco all’onorevole Alessandro Zan (del Pd, relatore della proposta di legge, ndr) di evitare di inserire nella lista delle categorie meritevoli di particolare tutela le donne, perché non sono una minoranza bensì la metà della popolazione. Chiedo insomma che la categoria delle discriminazioni legate al sesso esca dal testo, non perché la misoginia non esista, ma perché si possono utilizzare o mettere a punto altri strumenti legislativi.
E poi?
Sono convinta che i diritti civili non siano né di destra né di sinistra e questo con Mara Carfagna lo avevamo ben presente. Una legge di civiltà come questa dovrebbe necessariamente godere di un vasto consenso, e invece osservo che la legge Zan è divisiva e me ne dispiaccio. Mi aspetto che i promotori si adoperino per trovare mediazioni al rialzo che coagulino il consenso più ampio possibile.
Quali mediazioni suggerisce?
La prima è per l’appunto togliere il ‘sesso’ dall’elenco delle discriminazioni e delle violenze previste.
La seconda?
Avrei evitato le definizioni incluse nell’articolo 1 (la legge Zan elenca le discriminazioni e le violenze per motivi legati ‘al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità’, definendone i contorni in modo che è stato oggetto di polemiche, ndr). Penso che le leggi debbano avere un respiro largo. Del resto quando si parla di discriminazione religiosa o etnica, non si definisce cos’è la religione o l’etnia…
Cosa ne pensa della vicenda di Malika, cacciata di casa perché ama un’altra ragazza?
Penso che il problema principale lo abbiano i genitori. Credo che una legge giusta in questi casi debba contrastare gli atti violenti e di incitamento all’odio, ma anche mettere in campo azioni perché la società e le famiglie accettino situazioni come quella di Malika. Le leggi reprimono ed educano, insieme.
La Legge Zan prevede una ‘Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia’, con lezioni nelle scuole. Non teme che ai ragazzi venga proposto un pensiero unico?
Credo che sia giusto che nelle scuole si proponga l’educazione alla cittadinanza e all’amore. Per il resto, la scuola ha una sua autonomia.
Insomma, non vede il pericolo di una imposizione della cultura Lgbt ai ragazzi?
Io guardo all’essenziale. Abbiamo bisogno di una legge che contrasti i reati d’odio contro omosessuali e transessuali. La Legge Zan può assolvere questo compito, purché venga alleggerita e si trovi la più onorevole delle mediazioni.
Pensa ancora che l’applicazione delle aggravanti a qualunque crimine d’odio sarebbe stata la strada migliore per proteggere le persone vulnerabili?
Sì, e del resto questo impianto legislativo è in uso in molti Paesi europei, fin da quando si è sentita l’urgenza di tutelare le minoranze etniche e religiose, chi esprime una identità di genere o orientamento sessuale diversi.