ROMA – Scrive Repubblica che Marcello De Vito entra in Forza Italia dopo essere stato il consigliere grillino più votato nel 2016. Il presidente dell’Assemblea capitolina, che il 24 maggio scorso ha abbandonato il M5s, ha dato l’annuncio durante la conferenza stampa “Campidoglio – La sfida di Forza Italia” con il coordinatore nazionale Antonio Tajani e Maurizio Gasparri, senatore e commissario dei forzisti a Roma.
“Il comportamento dei principali esponenti del M5s sulla mia vicenda processuale lo definisco semplicemente inqualificabile – ha detto De Vito in conferenza stampa – ma non è stato un elemento decisivo per la scelta che compio oggi perché questo è il mio campo politico di appartenenza da quando ho 19 anni. Nel 2012 ho voluto vedere cosa fosse il M5s e mi sono avvicinato, ma adesso penso stia implodendo – ha aggiunto – Con il commissario Gasparri da gennaio in poi ci siamo confrontati sui temi romani come i poteri speciali per Roma, la Bolkestein e gli ambulanti. Ho percepito la grande preparazione e competenza di questa struttura e sono grato anche per questa apertura di credito nei miei confronti che non era affatto scontata”.
Poi il commento sulla giunta guidata dalla sindaca Virginia Raggi: “Squadra mediocre, risultato mediocre”. Infine, De Vito ha chiarito che rimarrà presidente dell’Assemblea capitolina anche se ora fa parte di uno schieramento politico all’opposizione perché “non è previsto che debba lasciare”. Allo stesso tempo, “se il consiglio comunale manifesterà la volontà di revocare la carica lo asseconderò”.
Forza Italia ora torna ad avere un consigliere in Assemblea capitolina e De Vito un partito di appartenenza: nel Movimento non ci si ritrovava più da tempo e ora l’ingresso in un partito tradizionale come Forza Italia per De Vito è un vero e proprio ribaltone.
A convincerlo a entrare in politica, infatti, era stato lo spirito “anticasta” del Movimento che tra un Vaffa day e uno Tsunami tour si presentava come un’alternativa ai partiti tradizionali. Altri tempi: era il 2012 e l’anno dopo De Vito si presentava come candidato sindaco per il M5s sfidando Ignazio Marino e Gianni Alemanno.
Lui, Virginia Raggi, l’ex assessore allo Sport Daniele Frongia e Enrico Stefàno sono entrati in Campidoglio e hanno portato avanti un’opposizione fatta anche di colpi bassi (di cui poi De Vito si è pentito), nei confronti di Marino. Come quando portarono in Aula le arance, destinate ai detenuti, “in omaggio” all’ex sindaco, all’epoca coinvolto nello scandalo scontrini.
Un gesto che si è rivelato un boomerang nel 2019, quando De Vito era presidente dell’Assemblea da oltre due anni ed è stato arrestato per corruzione nell’ambito di un filone dell’inchiesta sullo stadio a Tor di Valle. In quel caso fu lui a subire la mancanza di garantismo e non da parte dei partiti dell’opposizione, ma dal suo stesso capo politico: Luigi Di Maio, commentando l’arresto, disse che le strade De Vito e quelle del M5s si dovevano dividere.
In realtà il presidente dell’Assemblea capitolina dopo otto mesi è stato scarcerato ed è tornato a sedere sullo scranno più alto. Ma da lì qualcosa si è rotto definitivamente e negli ultimi anni i rapporti tra De Vito e i partiti di centrodestra si sono sempre più infittiti ed era circolata sempre più l’ipotesi che entrasse in uno dei tre partiti. Ma l’ostacolo tra lui e la Lega e Fratelli d’Italia era il processo che De Vito deve affrontare. Ostacolo superato grazie al garantismo di Forza Italia.