CIVITAVECCHIA – Si chiude l’era Luciani in Compagnia portuale. Dopo 18 anni i camalli civitavecchiesi salutano il presidente Enrico Luciani che, dal 2003, guida la Cpc. Anni difficili, di cambiamenti, ma anche un periodo ricco di soddisfazioni.
Per capire meglio la portata di questa notizia è come l’aver assistito al presidente russo Vladimir Putin di lasciare il Cremlino perché ha scelto di rimettersi in gioco dopo vent’anni di dominio assoluto.
“Non lascio, ma raddoppio” ha assicurato in una conferenza stampa alla presenza della famiglia, degli amici, del consiglio di amministrazione e di alcuni giovani soci. “Perché il futuro della Compagnia – ha spiegato – sta nelle mani di questi ragazzi. È arrivato il momento di un importante cambio generazionale”. Al suo fianco il vice presidente da ormai sei anni, Patrizio Scilipoti, pronto a raccogliere il testimone, portando avanti il lavoro ed i valori della Compagnia. Le elezioni si svolgeranno il prossimo 30 giugno.
Nel corso di una conferenza stampa, dove non sono mancati i momenti di commozione, l’ormai ex presidente della CPC ha ripercorso i momenti salienti della sua presidenza, con un filo conduttore legato alle lotte per la dignità del lavoro e dei lavoratori.
Si è arrivati fino ai giorni nostri, con la Compagnia Portuale che è riuscita, spiega Luciani, a chiudere con un piccolo attivo il 2020, nonostante il crollo del 60% delle entrate a causa dei problemi legati alla pandemia. Luciani lascia il testimone al suo vicepresidente Patrizio Scilipoti, in vista delle elezioni in programma mercoledì, a cui augura il meglio per il raggiungimento degli obiettivi prefissati con un abbraccio al termine della conferenza.
Luciani confida molto nelle prospettive di crescita della Cilp (il braccio imprenditoriale della CPC) e saluta affettuosamente il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, Pino Musolino: «Sta facendo molto bene a Civitavecchia. E lo ringrazio per come ha difeso il lavoro in questi mesi».
Per Luciani lo scalo portuale deve diventare sempre il porto di Roma e provare a sviluppare le proprie vocazioni: non solo nel traffico crocieristico e delle autostrade del mare ma anche in quello dei container. «Civitavecchia già da ora potrebbe aspirare a movimentare 400 mila TEU all’anno».