ROMA – Sull’attacco informatico al sito della Regione Lazio, che ha mandato in tilt l’intero sistema sanitario, è sconcertante come l’unico a pronunciarsi sia stato il presidente Zingaretti.
Nessuna autorità preposta alla sicurezza, non solo cibernetica del Paese, nessun responsabile del settore informatico, men che meno dell’attività inquirente.
Solo il presidente ha parlato, definendo l’episodio di matrice terroristica ed attribuendone la responsabilità ad un non meglio identificato hacker tedesco.
Qualche giorno prima dell’accaduto una nota multinazionale ed un’importante società informatica fornitrice della Regione, avevano avvisato dei possibili rischi, invitando ad adottare specifiche precauzioni, ma nessuno dalla Regione, alla luce di quanto successo, sembra aver preso in considerazioni simili ammonimenti.
Quello che si è verificato rappresenta un pericoloso precedente per l’intero apparato di pubblica amministrazione e ha messo a nudo la fragilità del sistema di sicurezza informatico, pregiudicando, tra l’altro, il regime di prenotazioni diagnostiche e visite specialistiche.
Definire atto terroristico l’accaduto, non solleva Zingaretti dalle sue responsabilità: evidentemente i computer della Regione Lazio rientrano in quel 96% dei pc della pubblica amministrazione considerati “vulnerabili”.
Fratelli d’Italia chiede al ministro Speranza di riferire in Parlamento circa il mantenimento o meno degli standard sanitari essenziali previsti dalla legge, che il commissario generale Figliuolo intervenga per garantire il proseguimento della profilassi vaccinale per i cittadini del Lazio ed infine che il ministro Colao riferisca sullo stato di avanzamento dei bandi di gara per il cloud della pubblica amministrazione.
Mauro Rotelli
deputato Fratelli d’Italia