VITERBO – Sono stati rinviati a giudizio per la rapina alla gioielleria Bracci Giuseppe Trovato, e Angelo Loria.
Stando alle indagini, coordinate dal pubblico ministero Franco Pacifici, il ristoratore di origini campane e il boss calabrese di “Mafia viterbese”, pronti a difendersi dalla contestazione di rapina in concorso, tramite i propri legali, gli avvocati Remigio Sicilia, Giovanni Bartoletti e Giuseppe Di Rienzo, sarebbero stati rispettivamente il basista e il regista del colpo, poi nella pratica eseguito da due coppie di rapinatori navigati: i coniugi Salone e i coniugi Grancea, i quali sono stati già condannati per quanto commesso.
In base alle ricostruzioni degli inquirenti, intorno alle ore 13 del 14 marzo del 2018, l’ex camorrista Ignazio Salone e il cognato Stefan Grancea, irruppero nella gioielleria Bracci con tanto di pistole alla mano, riuscendo a saccheggiare oggetti preziosi e contanti per un importo, il cui totale si aggira sui 100 mila euro. Secondo gli investigatori, nel corso del furto, il titolare della oreficeria cercò di difendersi, mentre Salone avrebbe bloccato un cliente immobilizzandolo con un nastro adesivo e avrebbe utilizzato un’altra acquirente per farsi scudo e poi scappare.
Contemporaneamente, le compagne dei rapinatori, Elena e Jenela Grancea, si erano appostate nei paraggi per fare da palo ai propri uomini.
Una volta usciti dall’attività commerciale, i quattro si diedero alla fuga a bordo di un’auto, ma dopo qualche ora vennero individuati e arrestati dalle forze dell’ordine.
I due uomini e la complice, Elena Grancea, sono già stati condannati a vario titolo, e le sentenze hanno previsto pene tra i 4 e gli 11 anni e mezzo per rapina aggravata in concorso, mentre per l’altra donna, la 24enne Jenela, che all’epoca della rapina era anche in stato interessante, le indagini continuarono parallelamente su un altro binario. Il processo comincerà il 10 maggio del 2022.