La petizione è stata presentata da Giovani Impresa
ROMA – Arriva in Regione con la firma dall’assessore alla Transizione Ecologica, Roberta Lombardi, la 100millesima, alla petizione lanciata da Giovani Impresa Coldiretti contro il fotovoltaico a terra, che mangia suolo agricolo produttivo. Un incontro organizzato da Coldiretti Lazio e dai Giovani della federazione regionale, presenti con una folta delegazione.
Un’occasione per affrontare il tema delle energie rinnovabili e illustrare i progetti a cui sta lavorando Coldiretti Lazio, per incrementare soluzioni alternative come la presenza di pannelli fotovoltaici sulle serre. Una scelta sostenibile che non sottrae terreno agricolo produttivo alle coltivazioni.
“Un ringraziamento all’assessore alla Transizione Ecologica, Roberta Lombardi, la prima nella Giunta regionale ad aver sottoscritto la nostra petizione – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – per l’interessamento e l’attenzione che ha dimostrato verso una tematica che a noi sta particolarmente a cuore. Fondamentale il suo emendamento che sospende fino al 30 giugno 2022, le nuove autorizzazioni di impianti di energia eolica e le nuove installazioni di fotovoltaico di grandi dimensioni a terra ad esclusione degli impianti agrivoltaici”, per consentire nel frattempo la mappatura delle aree idonee e non idonee ad ospitare impianti da Fonti Energetiche Rinnovabili.
I Giovani agricoltori di Coldiretti promuovono l’innovazione tecnologica sostenibile, ma sottrarre suolo agricolo produttivo, equivale a mettere a rischio la biodiversità unica dei nostri territorio. “Siamo favorevoli all’energia rinnovabile – aggiunge Granieri – ma senza che questo comporti il consumo di suolo agricolo produttivo”.
I giovani agricoltori hanno un ruolo centrale nella produzione alimentare di qualità e la crisi pandemica causata dal Covid-19, ne è stata la dimostrazione. Quello che Coldiretti Giovani Impresa chiede alle istituzioni, è di garantire all’agricoltura il ruolo centrale che merita e soprattutto di tutelare i nostri territori, preservandone la bellezza, la loro vocazione turistica e agricola. Le soluzioni alternative che propongono all’installazione di pannelli solari sui terreni agricoli, sono legate all’individuazione di altre aree, come ad esempio quelle da bonificare o i terreni abbandonati. E ancora nelle zone industriali obsolete e sui tetti delle strutture produttive anche agricole, l’importante è che non venga sottratto suolo produttivo che può essere utilizzato per la coltivazione di prodotti genuini e a chilometro zero.
“Ho aderito alla petizione dei Giovani di Coldiretti Lazio ‘Sì all’energia rinnovabile senza consumo di suolo agricolo’ – dichiara Roberta Lombardi, assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale della Regione Lazio – perché lo sviluppo delle rinnovabili deve essere realizzato nel rispetto delle specificità delle nostre economie locali e del nostro immenso patrimonio paesaggistico, ambientale e produttivo, quale appunto il prezioso suolo agricolo. È proprio in questa direzione che come Regione Lazio ci stiamo muovendo con i nostri provvedimenti. Proprio di recente, ad esempio, è stata approvata una mia delibera che, istituendo il Gruppo Tecnico Interdisciplinare, che tra le altre cose dovrà fornire supporto tecnico ai Comuni, ha avviato l’iter per la mappatura delle aree idonee e non idonee ad ospitare impianti da Fonti Energetiche Rinnovabili. Tra i parametri da rispettare, ci sono appunto la salvaguardia del suolo agricolo, soprattutto delle coltivazioni di prodotti agroalimentari con marchi d’eccellenza (DOP, IGP ecc.) e il prediligere tecnologie meno impattanti quali l’agrifotovoltaico. Grazie a questa mappatura anche le imprese del settore delle rinnovabili potranno sapere con certezza dove poter investire sul nostro territorio regionale. Il nostro obiettivo è infatti quello di contemperare le esigenze dei vari portatori d’interesse, coniugando sviluppo delle rinnovabili, come ci viene chiesto dagli obiettivi globali di decarbonizzazione, con la tutela ambientale, economica e sociale, e perseguire così un modello complessivo di sviluppo sostenibile”.