Nello studio pubblicato nel 2016 dagli esperti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio ( di cui non c’è traccia in Italia) emerge che vivere a meno di 5 chilometri da una discarica aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34%, mentre il rischio di ricovero in ospedale per malattie respiratorie sale del 5%, con maggiori conseguenze per i bambini
ROMA – C’era anche l’associazione Codici all’audizione congiunta delle Commissioni Sanità Urbanistica e Rifiuti del Consiglio regionale del Lazio che si è tenuta venerdì scorso, in modalità telematica, con all’ordine del giorno uno studio scientifico pubblicato nel 2016 sull’International Journal of Epidemiology dagli esperti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, da cui sono emersi dati allarmanti che però, in questi cinque anni, non hanno prodotto azioni di contrasto da parte delle istituzioni preposte.
“Tra le attività svolte dalla nostra associazione – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – c’è anche la tutela della salute e dell’ambiente. Ci siamo occupati, ad esempio, delle discariche di Malagrotta e dell’Inviolata, ed è per questo che abbiamo partecipato all’audizione di venerdì scorso, in cui abbiamo voluto richiamare l’attenzione su un dato a nostro avviso gravissimo e, al tempo stesso, allarmante, ovvero l’inerzia delle istituzioni di fronte ai risultati di questo studio”.
“Parliamo di uno studio commissionato dalla Regione Lazio nel 2016 – afferma l’avvocato Carmine Laurenzano, intervenuto per Codici all’audizione –, con cui sono state monitorate le condizioni di salute di oltre 200mila persone residenti in prossimità delle nove discariche laziali, dal 1996 al 2008. Si tratta dei siti di Albano Laziale, Bracciano, Latina, Civitavecchia, Guidonia, Viterbo, Roma, Roccasecca e Colleferro. Da questo studio emerge che vivere a meno di 5 km da una discarica aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34% e di ricovero in ospedale per malattie respiratorie del 5%, con i bambini che sono i soggetti più colpiti. Pubblicato in inglese sul prestigioso International Journal of Epidemiology, di questo studio non c’è traccia in Italia, non si trovano notizie al riguardo, non risulta esserci nemmeno una traduzione, nonostante la ricerca sia stata finanziata dalla Direzione Rifiuti della Regione Lazio. Non solo. Non c’è traccia nemmeno in tutti gli atti amministrativi che in questi anni hanno autorizzato o coinvolto tutte le discariche. Di fatto la Regione Lazio ha completamente ignorato quanto emerso ed è per questo che abbiamo organizzato una task force legale per l’avvio delle cause di risarcimento del danno, da verificare in tutte le aree su cui insistono le discariche. Oltre ad esprimere il nostro sconcerto per quanto accaduto, in audizione abbiamo chiesto inoltre alla Regione ed al Consiglio di avviare con urgenza le procedure per la perimetrazione delle aree considerate a rischio, di sospendere tutte le autorizzazioni per nuovi impianti e di coinvolgere maggiormente i territori, attraverso l’istituzione di un tavolo permanente composto dai rappresentanti della Regione, dei cittadini e dagli altri soggetti coinvolti nella gestione del ciclo dei rifiuti. Li riteniamo dei passi doverosi, considerando che questo studio, finora praticamente sconosciuto, riscrive la situazione dei rifiuti nel Lazio, a livello ambientale e sanitario”.