Il paradosso causato da chi governa le istituzioni, che restano immobili mentre alcuni, con il mono/duopolio ne approfittano. In 5 anni, dal 2016, speso un miliardo di euro in più per gestire l’emergenza. Chi c’è dietro questo gioco perverso? Le facili soluzioni che qualcuno non vuole vedere
ROMA – Dopo la Delibera dell’Antitrust del 30 novembre 2021 il quadro è molto più chiaro. L’emergenza rifiuti nella regione Lazio ha dei colpevoli con nome e cognome. Manlio Cerroni, che con la sua discarica di Viterbo ha tentato di far fuori dal mercato la altre imprese (in particolare RIDA Ambiente di Aprilia), regione Lazio (soprattutto) e comune di Roma che hanno assecondato questo scenario.
Ma dietro questa Delibera di fondamentale importanza c’è tanto altro. Innanzitutto, un dato di fatto: per avere i rifiuti per strada e rischiare un’emergenza sanitaria i cittadini laziali, soprattutto di Roma Capitale, hanno pagato molto di più in tasse.
Non siamo su scherzi a parte ma è proprio così. Dal 2016 ad oggi questo scenario, con il trasporto di rifiuti in tutte le parti del continente escluso il Lazio, ha portato ad un aggravio dei costi di circa 200 milioni all’anno.
Che, moltiplicato per 5 anni, fa circa 1 miliardo di euro. Pagato dai cittadini laziali.
Qualcuno ci dovrà spiegare chi c’è dietro questo gioco perverso. Perché quello che è successo è molto grave e anche di facile lettura. E sintetizzato con molta chiarezza anche dall’Antitrust: “l’utilizzo dell’impianto di RIDA da parte di AMA potrebbe non solo contribuire ad una pronta pulizia della città di Roma, ma anche generare una riduzione della TARI pagata dai cittadini del territorio”. E questo, come visto, non è stato possibile per l’ostracismo di Ecologia Viterbo, la società di Cerroni proprietaria della discarica di Viterbo.
In realtà, oggi, questo monopolio si sta trasformando in un duopolio. Abbiamo già parlato delle mire di Acea sui rifiuti ed oggi il quadro è ancora più delineato.
Cerroni già gestisce l’intero ciclo del post-trattamento dei rifiuti e Acea mira a conquistare la fetta di mercato lasciata libera. E lo fa attraverso la destinazione dei rifiuti all’impianto Tmb Deco di Chieti, l’acquisizione (data per imminente) del TM Ecosystem di Pomezia e, soprattutto, la “battaglia” per l’autorizzazione della discarica di Magliano Romano.
Il sito è di proprietà di Idea 4 che ha un contratto con la Berg Spa. La stessa Berg è posseduta al 60% da Acea Ambiente.
Ad oggi c’è un’altra discarica sul territorio regionale. Che faceva (?) capo sempre a Manlio Cerroni. Con tanto di voltura avvenuta nonostante un provvedimento di interdittiva antimafia che grava sulla soc. Pontina Ambiente, ancor oggi proprietaria della discarica.
Questo scenario ha provocato l’emergenza rifiuti e tasse più alte per i cittadini. Ma sarebbe troppo facile puntare il dito sul “supremo”.
Chi ha provocato realmente questo disastro?
Chi gestisce veramente i rifiuti nel Lazio?
Non possiamo certo credere alla favoletta che ci hanno rifilato negli ultimi anni con lo stucchevole scarico di responsabilità tra comune di Roma e regione. Oggi le due maggiori Istituzioni laziali hanno lo stesso colore politico ma, come rimarcato dall’Antitrust, si continua ad essere soggiogati sempre dalla stessa persona. E si continua a pagare una cifra spropositata (circa un miliardo di euro in più nel corso degli ultimi 5 anni).
Fatte queste premesse, tutti gli incastri tra Albano, Viterbo, Magliano Romano, portano in un’unica direzione: mono/duopolio Cerroni-Acea.
Con la partecipata del comune di Roma che acquista impianti nel centro Italia, e il “supremo” che prova ad escludere dal mercato la concorrenza. Forse perché ha qualche impianto (Guidonia) in attesa di autorizzazione?
Eppure, questo incastro, che ha portato all’emergenza rifiuti pagata dai cittadini, poteva essere facilmente evitato. Ad esempio, requisendo l’impianto di chi, in regime di monopolio, ha gestito il post-trattamento dei rifiuti a suo piacimento negli ultimi anni. Oppure bloccare Ecologia Viterbo e valutare con attenzione tutte le altre richieste di autorizzazione. Per far sì che tutti possano chiudere il ciclo di trattamento dei rifiuti.