Con il passare dei giorni emergono nuovi elementi. Dario Angeletti aveva ancora indosso la mascherina nera e gli occhiali da sole
TARQUINIA – Sono passati sei giorni dall’uccisione del docente di zoologia e biologia marina dell’Università della Tuscia di Viterbo, Dario Angeletti.
Claudio Cesaris, il 68enne fermato nei giorni scorsi, ha confessato l’omicidio del professore dell’Unitus avvenuto in un parcheggio di Tarquinia Lido, in provincia di Viterbo, adiacente l’Oasi Naturale delle Saline.
Il gip Savina Poli ha convalidato il fermo. “E’ stato un gesto di follia, ma solo perché avevo con me la pistola. Non c’è stata premeditazione, non l’ho seguito quel giorno né in quelli precedenti” ha detto Cesaris al giudice.
L’accusato era stato fermato nei giorni scorsi. Colto da malore, era finito in ospedale a Viterbo e piantonato. Cesaris, si era trasferito nella Tuscia dalla Lombardia per seguire una ex ricercatrice dell’Università di Pavia di 39 anni che aveva vinto un concorso.
Il silenzio degli inquirenti che fin dal primo momento hanno tenuto il più stretto riserbo sulla vicenda ha ingenerato tante ipotesi e tante congetture. Da quello che sta emergendo in queste ultime ore però la scena dell’omicidio sta cambiando radicalmente.
Cesaris ha sparato alla nuca di Angeletti in un momenti d’ira, raptus, follia. Uno o più colpi?
I carabinieri della stazione di Tarquinia hanno rinvenuto un bossolo nei pressi dell’area dove si trovava la macchina.
In attesa degli esiti dell’autopsia si scopre oggi, dai racconti di chi ha visto da vicino la vittima, che i fori evidenti dietro l’orecchio non è uno, bensì due. Evidenti. Evidentissimi. Distanti qualche centimetri l’uno dall’altro come nell’approssimativa ricostruzione da noi fatta.
Capelli intrisi di sangue e anche delle evidenti bruciature provocate dall’esplosioni dei due colpi sparati ad una distanza probabilmente non superiore ai 50 centimetri.
Il docente trovato cadavere nell’autovettura indossava un giubbotto antivento, mascherina nera ancora calzata sotto gli occhiali da sole e aveva la testa riversa in avanti. Due rivoli di sangue lungo il collo.
Non sappiamo se il pensionato milanese abbia raccontato è spiegato quante volte abbia sparato al giudice per le indagini preliminari Savina Poli. Certo è che i fori sono due e non uno. La pistola non è stata ancora rinvenuta, così come anche il giubbetto smanicato che indossava quel pomeriggio. Ha raccontato che la pistola non fosse la sua ma di averla trovata durante una delle sue numerosissime passeggiate in giro per l’Italia. Versione molto poco credibile, ma questo è agli atti della sua deposizione.
Altra cosa poco credibile è la casualità del loro incontro. Di questo parleremo in un articolo separato.
Omicidio Angeletti – Cosa è successo realmente in quel parcheggio? Nuove rivelazioni su Cesaris