In questi giorni il potente manager della multiutility di Roma Capitale, che negli ultimi mesi ha intensificato l’interessamento nella gestione dei rifiuti nel Lazio, avrebbe rassegnato le dimissioni dal prestigioso incarico ma nessuno ne parla
ROMA – In questi giorni la telenovela della gestione rifiuti nel Lazio ha avuto un clamoroso colpo di scena: si sarebbe dimesso Giovanni Vivarelli dalla Presidenza di Acea Ambiente Srl.
Dimissioni che arrivano come un fulmine a ciel sereno (anche se, a guardare la cronaca degli ultimi mesi su Acea Ambiente, il cielo non sembrava tanto sereno) in un periodo delicato per la gestione e pianificazione dello smaltimento dei rifiuti nella regione Lazio.
Dove proprio Acea Ambiente si è candidata, con importanti operazioni autorizzativi e di acquisizione, a recitare la parte del leone.
Per questo motivo il passo indietro di Vivarelli lascerebbe spazio ad una moltitudine di interrogativi. Anche in virtù del fatto che sarebbero avvenute nel silenzio generale della stampa e senza nessuna indicazione sui motivi. Troppo interesse nell’acquistare inutili società (presto da rottamare) o legami troppo vicini a qualche personaggio del mondo dei rifiuti?
“Dal 2016 Giovanni Vivarelli è Presidente di Acea Ambiente Srl. Prima del processo di espansione della società Acea Ambiente Srl, realizzato attraverso l’acquisizione di quote di partecipazioni in alcune importanti società del settore waste, Giovanni Vivarelli ha ricoperto anche il ruolo di Responsabile dell’Area Industriale Ambiente del Gruppo Acea. Lavora in Acea da febbraio 2005, quando fu chiamato a occuparsi dell’Illuminazione Pubblica di Roma e successivamente nel 2007 di Napoli”. Così si legge sul sito di Acea Ambiente.
Sullo stesso sito viene descritta l’attività svolta dalla partecipata di Roma Capitale: “Siamo uno dei principali operatori italiani nel trattamento e smaltimento dei rifiuti, attività che svolgiamo in ottica di recupero di materia e di economia circolare. Siamo presenti nel settore del Waste Management e in particolare operiamo nel settore dello smaltimento e della valorizzazione energetica dei rifiuti (waste to energy), in linea con le ultime tendenze europee di politiche di economia circolare.
Ci posizioniamo tra i principali player nazionali con oltre 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti trattati all’anno e siamo l’operatore di riferimento per l’Italia Centrale, con la gestione del principale termovalorizzatore e i più grandi impianti di compostaggio della regione Lazio e della Toscana”.
Negli ultimi mesi l’attività nella gestione dei rifiuti da parte di Acea Ambiente ha subito una vertiginosa accelerata. Soprattutto nel Lazio.
Non senza polemiche, però.
A partire dall’iter autorizzativo per realizzare la discarica di Roma nel piccolo comune di Magliano Romano. Il sito, che attualmente accoglie scarti inerti di lavorazione edile, a breve accoglierà rifiuti urbani non pericolosi.
Autorizzazione rilasciata dalla regione che non ha considerato il sito di Magliano Romano come nuovo impianto. Con l’immediata protesta di tutti i comuni del comprensorio pronti a far valere le proprie ragioni nelle sedi opportune.
Da Magliano Romano arriviamo alle continue polemiche sull’impianto di San Vittore. Nella seduta della Commissione Rifiuti della Pisana del 24 febbraio scorso, convocata da Marco Cacciatore, sono stati portati alla luce una serie di incongruenze che non possono passare inosservate. Innanzitutto, le dichiarazioni di alcuni tecnici che avrebbero messo in dubbio la stessa esistenza dell’impianto, classificandolo come “inceneritore” e non “termovalorizzatore”. Nella stessa audizione sono state denunciate anche la mancanza di monitoraggi e studi approfonditi sulle conseguenze dell’inquinamento ambientale sulla salute dei residenti.
Tra i controversi iter autorizzativi nel territorio della regione Lazio le cronache raccontano anche di un accordo Lazio-Abruzzo per trasferire i rifiuti di Roma nel territorio abruzzese per il trattamento nonostante, anche a detta dei vertici dirigenziali di via Cristoforo Colombo, nella nostra regione la capacità impiantistica di impianti di trattamento (a differenza delle discariche) sia sufficiente a coprire il fabbisogno.
Ricordiamo che l’impianto che riceve i rifiuti romani è DE.CO. di Chieti, di proprietà Acea. Ma non è finita. I rifiuti, dopo il trattamento nell’impianto abruzzese, tornano nel Lazio per essere conferiti nelle discariche di Viterbo o Albano Laziale.
Un viaggio andata/ritorno che, insieme al bonus riconosciuto alla regione Abruzzo, è interamente a carico dei cittadini laziali con tasse più alte rispetto alle altre regioni.
La stessa Acea, poi, nel giro di due mesi ha subito due pesanti incendi in impianti di gestione rifiuti: il 20 febbraio 2022 nella Ferrocart di Terni, il 12 dicembre 2021 nella ditta Demap di Beinasco, in Piemonte. Come non va dimenticata la tragedia avvenuta ad Aprilia nel luglio del 2014: due operai sono morti nell’impianto di compostaggio Kyklos di Aprilia, di proprietà di Acea. Stavano scaricando del percolato e sono stati investiti dalle esalazioni.
Nei mesi scorsi, inoltre, alcuni rumors hanno raccontato di interessamenti da parte di Acea Ambiente per l’acquisizione di impianti di Trattamento Meccanico (TM) nella regione Lazio. A cominciare dall’impianto Ecosystem di Pomezia. Ricordiamo che gli impianti TM sarebbero ormai superati dalla normativa europea e nazionale.
Le tante ombre nella gestione rifiuti nel Lazio oggi si arricchiscono delle misteriose dimissioni di Giovanni Vivarelli dalla Presidenza di Acea Ambiente.