Da tre anni saltato il tradizionale appuntamento con un evento di origine millenarie
ACQUAPRENDENTE – La tradizionale Fiera delle Campanelle in programma domenica 24 Aprile non si effettuerà. A comunicarlo la sindaca Alessandra Terrosi: “Giovedì mattina – sottolinea, “abbiamo partecipato al Comitato di Ordine e Sicurezza Pubblica presso la Prefettura di Viterbo per discutere le misure di sicurezza della fiera delle Campanelle. Abbiamo cercato di rimodulare il piano quanto più possibile per renderlo conforme alle linee guida per la ripartenza delle manifestazioni fieristiche, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale del 4 aprile, e alle prescrizioni ricevute per l’evento, ma la tipologia di manifestazione e la natura dei luoghi interessati, purtroppo, non hanno consentito in tempi così brevi l’organizzazione dello svolgimento della fiera in condizioni di sicurezza, priorità assoluta dell’amministrazione sia per gli avventori che per gli operatori del settore coinvolti. Conosciamo bene il valore sociale ed economico della Fiera delle Campanelle a cui, con rammarico, dobbiamo rinunciare, almeno per ora: vorremmo infatti coordinarci con gli operatori fieristici e con i commercianti aquesiani per ipotizzare il recupero della Fiera delle Campanelle edizione 2022, in estate, sperando di poter vivere nuovamente quel clima di festa che da sempre ha caratterizzato la nostra fiera principale. Vogliamo ringraziare tutti coloro che in questi giorni hanno collaborato con noi nel tentativo di raggiungere l’obiettivo: l’associazione dei commercianti Aquesio al Centro, e gli altri commercianti aquesiani, le associazioni di categoria, la Protezione Civile, la Croce Rossa, gli uffici comunali interessati e le forze dell’ordine. Intanto siamo già al lavoro per la realizzazione della Fiera di Mezzomaggio”. Niente da fare quindi, per il terzo anno consecutivo, ad un evento in grado di attirare non solo gli aquesiani ma anche le popolazioni umbre e toscane.
La Fiera delle Campanelle
Un bazar all’aperto di tradizione millenaria che prende le mosse dalla visita che i pellegrini di Terrasanta facevano al Papa al loro ritorno. Nella domenica post-pasquale affluivano nell’ Alto Viterbese sostando e riposandosi prima di avviarsi all’ultima tappa verso Roma. Occasione per commerciare e barattare catenine, e monili portati dall’Oriente con vettovaglie. Afflusso di gente non solo per comprare. Ma anche solamente per ascoltare le storie e le vicissitudini di pellegrini che tra le numerose chincaglierie vendevano quella che né diventata il simbolo: la campanella di coccio realizzata dal fiorente artigianato artistico cotta nei forni e dipinta con allegorie fantasiose.