FROSINONE – Riceviamo e pubblichiamo – I cinghiali ormai nel centro sud Italia sono fuori controllo, secondo l’ISPRA il numero è raddoppiato da 500 mila nel 2010 a 1 milione nel 2020, se fino a qualche anno fa vivevano in perfetto equilibrio all’interno delle aree boscate adesso anche a causa degli incroci con razze più prolifere provenienti dal nord Europa hanno raggiunto numeri incredibili e dimorano ormai indisturbate anche le città, ma è in campagna che mietono danni distruggendo ogni coltura agricola, dalle foraggere ai vigneti ma preferiscono cereali e mais.
Se da un lato i rialzi generalizzati della granella di mais dovrebbe incentivare la coltivazione dall’altro lato la presenza di cinghiali pronti a distruggere e mandare all’aria in pochi giorni le spese e i sacrifici di un anno scoraggia le coltivazioni.
“Tra i nostri associati – spiega il vice presidente di Confagricoltura Frosinone Fabio Corsi – abbiamo stimato che 9 agricoltori su 10 rinuncerà a seminare colture a rischio cinghiali considerando anche che con gli aumenti attuali di sementi, concimi e gasolio oggi si spendono circa 2000 euro ad ettaro nel caso del mais, 1000 euro per il grano”.
Gli indennizzi previsti dalla Giunta Regionale sono del tutto insufficienti, e farraginosi basti pensare che in questi giorni si stanno liquidando le domande pervenute nel 2019 con uno stanziamento che copre solo il 33 % del danno accertato. Ma il danno accertato non è certo quello reale poiché oltre a coprire solo una coltura annua, in sede di sopralluoghi degli organi accertatori i danni vengono stabiliti in modo empirico senza considerare tutti i danni subiti e attribuendo valori di mercato molto bassi, e in alcuni casi addirittura dietro pagamento di un contributo da anticipare per l’istruttoria.
“Riceviamo sempre più spesso – prosegue il numero due dell’organizzazione agricola – segnalazioni di danni oltre che alle colture anche ai magazzini, canali strutture, recinzioni e abitazioni. Il sistema degli indennizzi oltre ad essere insufficiente priva di dignità gli imprenditori agricoli che secondo la ratio normativa dovrebbero coltivare con cura e dedizione i fondi per poi lasciarli in balia dei cinghiali.
In tempi di guerra dove è sempre più tangibile e reale una crisi alimentare che nel nostro paese finora viene percepita “solo” con l’aumento della bolletta alimentare, mentre in altri paesi sta creando vere e proprie carestie e rivolte popolari chiediamo che le istituzioni tutelino seriamente la produzione primaria”.