Salgono vertiginosamente le quotazioni del vicepresidente della Camera. Dopo il no di Lollobrigida, è l’uomo giusto per strappare la regione al centrosinistra. La Meloni lo ha lanciato già nel 2018 ma la sciagurata avventura dello “Scarpone” di Pirozzi frenò l’ascesa di uno dei padri fondatori di Fratelli d’Italia
ROMA – Il centrosinistra non ha dubbi. Dopo dieci anni di governo regionale ha lanciato le primarie per confermare il buon lavoro svolto da Zingaretti (così dicono loro). Lo fanno nel segno della continuità se è vero che i due favoriti per la successione sono Alessio D’Amato (assessore alla sanità) e Daniele Leodori (vicepresidente e assessore al bilancio).
Il primo ha incassato il sostegno di Calenda e Madia, il secondo ha dalla sua parte Franceschini e Astorre. Tra i due, però, potrebbe inserirsi con buone chance l’ex presidente della provincia Enrico Gasbarra.
Le opzioni, quindi, nel centrosinistra non mancano mentre nel centrodestra sono sempre più evidenti i mugugni dei consiglieri uscenti, dei dirigenti dei partiti, degli addetti ai lavori e dei semplici militanti.
E’ sempre più frequente il timore, da parte dell’elettorato di centrodestra, che il lungo tira e molla tra i partiti della coalizione possa portare la montagna (FdI, Lega e FI) partorire un topolino già morto (vedi Michetti).
Questa volta, però, dopo i disastri delle regionali del 2018 (che comunque ha visto Parisi arrivare ad un passo dalla vittoria) e, soprattutto, delle scorse comunali con la candidatura di Enrico Michetti, che sognava “la Roma dei Cesari e dei grandi Papi”, gli elettori non capirebbero una scelta senza senso.
Per questo il centrodestra deve rompere gli indugi e partire subito per costruire e cementare la coalizione intorno al candidato presidente per le elezioni che si svolgeranno (salvo sorprese draghiane che potrebbero esserci in autunno) per il mese di marzo 2023.
Questo clima di indecisione, infatti, sta già provocando defezioni tra pezzi di centrodestra che guardano con sempre più favore ad un eventuale “accordo” con l’altra coalizione, specie se il candidato risponde al nome di Daniele Leodori.
I nomi? Palozzi, una parte di Forza Italia. In molti, poi, si chiedono cosa faranno Pirozzi e altri cespuglietti in fuga dal centrodestra.
Ecco, quindi, che dopo il no alla candidatura alla presidenza della regione Lazio da parte di Francesco Lollobrigida, in più di un’occasione riportata dalla stampa locale e nazionale, sono tornate a salire le quotazioni dell’unico candidato in grado di strappare il Lazio al centrosinistra: Fabio Rampelli. Anzi, negli ambienti della politica laziale, la candidatura del Vicepresidente della Camera è data già per certa.
Rampelli vanta una lunghissima esperienza politica e amministrativa ed ha un curriculum di tutto rispetto. Negli anni in cui il centrodestra laziale ha commesso una serie incredibile di errori, lui ne è sempre uscito alla grande. Ha il merito di non aver partecipato, in prima persona, all’ultima disastrosa avventura (non solo per il centrodestra, per la verità, anche se a sinistra se lo dimenticano spesso) regionale targata Renata Polverini.
D’altronde, già nel 2018, quando la coalizione era impantanata sulla scelta del candidato presidente, Giorgia Meloni lanciò Rampelli ritenendolo forse l’unico in grado di vincere e amministrare il Lazio. Ricordiamo, infatti, il suo intervento nel tardo pomeriggio dell’11 gennaio 2018 nella trasmissione Cartabianca su Rai3, dove a domanda risponde: Maurizio Gasparri alla presidenza della Regione Lazio “sarebbe un buon candidato, ma noi abbiamo messo sul tavolo la candidatura di Fabio Rampelli, nostro capogruppo, fresco ma di grande esperienza. Fdi nel Lazio è partito di maggioranza relativa”. E pensare che, rispetto al 2018, oggi la maggioranza relativa di Fratelli d’Italia nella coalizione è schiacciante.
Sappiamo tutti come è andata a finire. La coalizione di centrodestra si è sfracellata di fronte alla fuga in avanti di Pirozzi e delle sciagurate scelte (volute?) di chi lo ha sostenuto. Basti pensare che, dopo la vittoria di Zingaretti, che ha superato sul filo di lana il povero Parisi, gettato nella mischia all’ultimo momento, lo Scarpone è stato mollato da tutti i suoi sostenitori. A cominciare da chi, credendo di rappresentare qualcosa di diverso, aveva deciso di candidarsi. I cinquanta candidati (tranne uno) hanno cambiato strada subito dopo le elezioni.
Il risultato, intanto, era stato raggiunto. Il centrodestra ha lasciato a Zingaretti la regione Lazio nonostante alle elezioni politiche, svolte nello stesso giorno, avesse superato di gran lunga centrosinistra e Movimento 5 Stelle.
Oggi la coalizione che rappresenta la maggioranza dell’elettorato nel Lazio rischia di inciampare in un nuovo Scarpone, per cui viene ritenuto urgente compiere una scelta. Una scelta di coerenza, affidabilità, capacità e voti. Tutte caratteristiche in cui eccelle Fabio Rampelli. Che, a proposito di voti, ha dimostrato, con i suoi candidati alle regionali 2018 e comunali 2021, di averne ancora molti.
Dunque, contro la corazzata di centrosinistra, il centrodestra ha il suo candidato nelle Rampe(lli) di lancio.