A vuoto il tentativo di mediazione con gli avvocati dell’imprenditore viterbese proprietario dei terreni dove si svolse l’evento che fece vergognare l’Italia
VITERBO – “Il rave di Valentano poteva essere bloccato. 007 inefficaci”. Questa la sintesi dell’avvocato Angelo di Silvio, legale dell’ex patron della Viterbese Calcio e sindaco di Grotte di Castro, proprietario dei terreni dove si svolse l’evento vergogna di mezz’agosto dello scorso anno.
Mercoledì scorso si è svolto il primo tentativo di mediazione che però non ha messo d’accordo le parti.
I legali dell’imprenditore viterbese hanno quindi depositato una citazione a giudizio del Ministero per una cifra pari a 606mila euro.
A supporto della richiesta una perizia che evidenzia i gravi danni all’equilibrio naturale del territorio, ai pozzi, animali e alle strutture.
L’orda dei barbari che per giorni dileggiò le forze dell’ordine trasformando quell’oasi naturale del laghetto di Mezzano nel più grande mercato della droga all’aperto.
Gli avvocati del ministro Lamorgese hanno respinto le accuse ribadendo il concetto che si è trattato di un «evento imprevisto e imprevedibile».
L’evento essendo sfuggito al controllo è stato così tollerato vista la presenza di 10mila persona in gran parte straccioni e drogati.
A sostegno della totale mancanza di azioni a contrasto del rave, gli avvocati di Camilli hanno prodotto relazioni delle forze dell’ordine che, nonostante avessero fermato centinaia di persone in transito sulle strade in direzione Valentano, invece di bloccarle le hanno “aiutate” a raggiungere l’obiettivo.
Non solo musica assordante e droga ma anche un morto per annegamento. Infine, su 10mila persone identificate, alla fine, una sola persona sarà processata e non si sa bene di cosa la potranno accusare.