Dal processo di Civitavecchia già dalla prima udienza gli avvocati della difesa puntano il dito verso la ciociaria
FROSINONE – Sempre più persone si chiedono quale sarà l’impegno dell’ex Presidente del Consiglio regionale, Mauro Buschini, nella prossima tornata elettorale. Ricordando cosa è successo nello scorso ottobre con la debacle nella sua Alatri.
Ancora viva nell’elettorato la Concorsopoli di Allumiere e la responsabilità cittadina del partito affidata all’amico Andrea Palladino, che si è dimesso soltanto il 5 novembre.
C’è anche Buschini? Sottotraccia è questa la domanda più ricorrente nella campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Frosinone.
Il 20 aprile di quest’anno l’ex presidente del consiglio regionale aveva postato su facebook una nota in cui, nell’esultare per l’assoluzione del sindaco Antonio Pasquini (che non c’entrava nulla con la sua posizione in quanto su Buschini nessuno ha mai avuto dubbi, nessuno ha mai parlato di coinvolgimenti nell’inchiesta), ha attaccato chi, nei mesi scorsi, si è occupato della Concorsopoli di Allumiere che, non per caso, ha avuto risalto anche sulle cronache nazionali: “Ho sorriso della povertà intellettuale e umana di taluni che hanno inteso fare battaglie politiche utilizzando titoli avventati e suggestivi, condividendo a iosa link che insultavano finanche la mia vita personale“.
In politica, lui lo dovrebbe sapere, non ci sono soltanto i giudizi dei giudici della Procura ma anche quelli del popolo che, spesso, sono più importanti dei primi. L’assoluzione di Pasquini non ha riabilitato nessuno perché non c’era nessuno da riabilitare. L’inchiesta giudiziaria ha seguito il suo corso e per il PM le persone da rinviare a giudizio sono sei (e questo dimostra che non tutto è filato liscio come l’olio).
Non solo. Gli avvocati del capro espiatorio Andrea Mori, dopo la testimonianza in aula dell’ufficiale dei carabinieri che ha condotto le indagini hanno puntato il dito verso la ciociaria.
Perché se un politico ha operato bene ha ritenuto opportuno dimettersi da un ruolo di certo imbarazzante?
Le risposte processuali aspettano risposte e, come molti sanno, ad essere tirati in mezzo basta poco, anche un pentimento dell’ultim’ora.
La vicenda Allumiere, però, dovrebbe andare oltre quanto stabilito dalla Procura. E questo concetto è stato detto e ribadito non oggi, ma subito dopo il primo articolo di Vincenzo Bisbiglia su Il Fatto Quotidiano, che aveva scoperchiato il vaso di Pandora sulla Concorsopoli di Allumiere. Nientepopodimeno che con un editoriale di Sergio Rizzo su Repubblica, il quale nel commentare la vicenda ha scritto: “Infornata di assunti al Consiglio regionale. L’ultima vergogna”. Per continuare con “Nuovi assunti alla Pisana tutto regolare ma indecente”.
L’attacco di Rizzo ai politici che hanno messo in piedi l’operazione Allumiere, e quindi soprattutto a Mauro Buschini, è senza appello: “Peggio delle ultime assunzioni clientelari al Consiglio regionale del Lazio c’è soltanto una cosa. Il modo con cui sono state giustificate, ieri: con un torrenziale e cervellotico comunicato stampa per ribadire che è tutto regolare. Ci crediamo sulla parola. E’ tutto in regola, certo. L’avranno certificato chissà quanti legulei. Ma il fatto che sia formalmente regolare non significa che sia anche entro i confini della decenza. Di più. Quella giustificazione è la dimostrazione che certi politici hanno definitivamente smarrito il senso del pudore quando pontificano indignati contro il populismo”.
Ed il fatto che la decenza sia stata superata lo dimostrano le dimissioni di Buschini dalla capo di gabinetto del presidente.
Ricordiamo, inoltre, che uno dei tre collaboratori di Mauro Buschini, assunti grazie allo scorrimento della graduatoria Win for Life di Allumiere, ricopriva all’epoca l’incarico di segretario della sezione del Partito Democratico di Frosinone.
Il quale è rimasto in carica fino al 5 novembre 2021 scegliendo, però, la strada del silenzio, senza svolgere attività politica. Addirittura, scappando dalle telecamere di Giletti. Anche lui si sarà reso conto che quanto scritto da Sergio Rizzo dopo l’articolo denuncia del Fatto Quotidiano non era populismo ma pura realtà. Il quotidiano Ciociaria Oggi aveva commentato le sue dimissioni dalla presidenza del circolo PD così: “alla fine ha mollato. Andrea Palladino non è più il segretario cittadino del Partito democratico. Per giorni accerchiato, subito dopo lo scandalo delle assunzioni alla Regione Lazio, rincorso dalle telecamere e tatticamente scomparso dai radar. Anche dal circolo cittadino del Pd, con l’attività politica praticamente paralizzata per mesi. Ieri l’ufficializzazione della sofferta (immaginiamo) ma inevitabile decisione”.
Quel circolo cittadino del PD che oggi ambisce a conquistare il comune di Frosinone ma che non ha certo brillato per attività e trasparenza. E a farne le spese, purtroppo, sono stati tutti i militanti capaci messi ai margini nella precedente gestione Buschini/Palladino. Che hanno subito il clamore mediatico di una vicenda che li ha visti involontariamente protagonisti. Perché ancora oggi, a molti, non è ancora chiaro come, per un concorso in un piccolo centro di 3.800 abitanti che dista oltre 200 km, tre persone così vicine a Buschini si siano “scapicollate” dalla provincia di Frosinone per raggiungere il posto fisso. E per lavorare, così almeno era scritto nel bando, sui monti della Tolfa. Tre persone tutte in possesso degli stessi requisiti: contrattisti a tempo determinato alla regione Lazio, appartenenti allo staff (o comunque collaboratori) di Buschini. Inoltre, due su tre, hanno anche avuto l’onore di avere avuto come testimone di nozze proprio l’ex Presidente del Consiglio regionale.
Infine, bisogna anche ricordare l’esperienza dell’ultima tornata elettorale in ciociaria. Nella sua Alatri, alle elezioni dello scorso ottobre, Mauro Buschini ha partecipato ad alcuni eventi e il risultato per il PD è stato disastroso: dopo anni di governo del centrosinistra, il candidato sindaco da lui sostenuto non è stato in grado di raggiungere neanche il ballottaggio. Nello stesso turno delle amministrative, poi, l’ex Presidente della Pisana è riuscito anche a gioire, presentandosi sul palco del candidato vincente del comune di Sora.
Visti i trascorsi, però, è impresa ardua affermare che la conquista della poltrona di sindaco da parte di Luca Di Stefano possa essere attribuita a Mauro Buschini. I due provengono da due mondi lontani anni luce.
Dunque a Frosinone in molti, negli incontri pubblici del centrosinistra, alzano lo sguardo e scrutano l’orizzonte, con la speranza di non vedere le ombre del passato. Nessuno lo dice, ma molti (o tutti) lo pensano