VITERBO – È stato condannato all’ergastolo Mirko Tomkow, il 45enne che lo scorso 16 novembre ha ucciso il figlio Matias a coltellate. L’uomo, accusato di omicidio premeditato e maltrattamenti in famiglia, ha ricevuto dai giudici della prima Corte d’Assise di Viterbo la massima pena prevista dallo Stato italiano. Carcere a vita per Tomkow, già recluso nel carcere di Mammagialla dai giorni successivi al brutale assassinio.
Al processo si sono costituiti parte civile la mamma Mariola Rapaj e gli zii di Matias, assistiti dall’avvocato Michele Ranucci. Dopo l’omicidio del figlio, Mariola non è più tornata nella sua casa. Alla prima udienza del processo per maltrattamenti, unificato poi a quello per l’omicidio del figlio, la donna ha avuto un malore ed è stata accompagnata fuori dall’aula, dove poi è stata soccorsa dall’ambulanza.
“Sono entrato in casa e non c’era nessuno – ha spiegato Tomkow ai giudici nel corso della scorsa udienza – Sono entrato con le chiavi nascoste fuori. Con un coltello da cucina ho aperto la porta della soffitta. Ho fumato, bevuto e aspettato. Mentre ero lì ho sentito le ruote dello zaino di mio figlio che sbattevano sui gradini e sono sceso. Appena mi ha visto ha urlato di andarmene via”.
Ed è a quel punto che si è scatenata la furia omicida dell’uomo. Mirko Tomkow ha chiuso la bocca del figlio con lo scotch fino a soffocarlo, dopodiché lo ha finito con oltre dieci coltellate. Poi ha messo il corpo nel cassettone del letto e lo ha cosparso di benzina. È probabile volesse dare fuoco alla casa, ma è collassato per il troppo alcol prima di riuscire nel suo intento.
Una delle ipotesi degli investigatori è che l’obiettivo fosse anche l’ex moglie, che lo aveva lasciato dopo i continui maltrattamenti. Mirko Tomkow, alcolizzato e violento, era stato già allontanato e aveva il divieto di avvicinarsi alla donna e al piccolo. Il 16 novembre però, uscito dal covid hotel dove era stato ospite in seguito alla positività al coronavirus, ha preso il treno ed è andato a Cura di Vetralla, dove ha ucciso Matias.