Nella serata di mercoledì 17 agosto è morto il senatore Niccolò Ghedini, a lungo legale di Silvio Berlusconi e dal 2001 parlamentare con Forza Italia. Nato a Padova, aveva 62 anni. È morto all’ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverato a causa di una forma di leucemia, che da mesi lo aveva allontanato dall’attività politica
MILANO – La notizia, drammatica, arriva proprio mentre i vertici di Forza Italia — da Tajani a Ronzulli, da Bernini a Barelli — hanno raggiunto a Villa La Certosa Silvio Berlusconi per chiudere il capitolo liste.
C’era ancora un posto riservato per quello che a lungo è stato non solo l’avvocato nei delicati processi che hanno costellato i 28 anni di vita politica del Cavaliere, ma anche suo consigliere, tra i più stretti, vicini, fidati, ascoltati: «Stiamo aspettando una sua telefonata. Non sta bene, ma se vuole, noi siamo la sua famiglia e lo attendiamo», dicevano dai vertici del partito ancora due giorni fa.
Era ricoverato all’ospedale San Raffaele per una forma di leucemia. La malattia da mesi ormai lo aveva allontanato dalla quotidianità politica. Niccolò Ghedini, a 62 anni, lascia un vuoto profondo in una FI — di oggi e di ieri — di cui è stato fedelissimo, silenzioso, potente, ascoltato punto di riferimento.
«Ci ha lasciato Niccolò — scrive in una nota Berlusconi —. Non ci sembra possibile ma purtroppo è così. Il nostro dolore è grande, immenso, quasi non possiamo crederci, tre giorni fa abbiamo ancora lavorato insieme». E ancora: «Cosa possiamo dire di lui? Un grande, carissimo amico, un professionista eccezionale, colto e intelligentissimo, di una generosità infinita. Ci mancherà immensamente e ci domandiamo: come potremmo fare senza di te? Niccolò caro, Niccolò carissimo, ti abbiamo voluto tanto bene, te ne vorremo sempre. Addio, ciao. Per noi sei sempre qui, tra noi, nei nostri cuori. Un forte, fortissimo abbraccio».
Ghedini era nato a Padova, laureato in Giurisprudenza a Ferrara, aveva mosso i primi passi da avvocato nello studio del padre Giuseppe. Una gioventù scandita dalla passione per la politica e per la professione: prima militanza a destra, nel Fronte della Gioventù, poi nel Partito liberale. In FI viene eletto per la prima volta nel 2001, poi nel 2006 passa alla Camera, nel 2008 ancora al Senato e a Palazzo Madama resta fino alla fine. Sempre nell’interesse del Cavaliere, per il quale fino all’ultimo ha gestito tutta la linea giudiziaria, sostenendo anche l’ascesa della presidente del Senato Casellati, a lui sempre vicina.
Dopo l’operazione al cuore, nel 2016, Berlusconi gli lascia anche le chiavi del partito in co-gestione con Gianni Letta per un periodo, a testimonianza di una fiducia totale. E lui, con la toga nei processi o in impeccabili completi scuri al Senato, gli è stato sempre accanto, in ruoli chiave: nella scelta delle candidature, della linea politica, delle decisioni cruciali su ogni dossier delicato.
Un’ombra riservata e poco sotto i riflettori, e una testa acuta, per i pochi che avevano accesso alle sue confidenze, sempre anticipate da un «non voglio apparire, è solo per spiegarle…».