Prima udienza in Corte d’Assise di Roma il prossimo 17 novembre. Respinte tutte le eccezioni mosse dalla difesa
CIVITAVECCHIA – Si è svolta questa mattina la seconda udienza davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Civitavecchia, Francesco Filocamo, a carico di Claudio Cesaris.
Cesaris è il pensionato milanese che ha ucciso con premeditazione e sangue freddo il docente di biologia marina dell’Unitus di Viterbo, Dario Angeletti, nel parcheggio delle Saline di Tarquinia Lido.
Il processo inizierà il 17 novembre prossimo presso la Corte d’Assise di Roma e per l’uomo si avvicina a grandi passi una condanna all’ergastolo, pena prevista per le modalità con le quali ha portato a compimento l’eliminazione del “presunto” rivale in amore.
Dario Angeletti fu giustiziato a sangue freddo a bordo della propria vettura da Claudio Cesaris, tecnico biologo pensionato con due colpi alla nuca.
per eliminare il presunto rivale in amore Dario Angeletti il 7 dicembre, portò a compimento il suo disegno criminoso, nel parcheggio antistanti l’oasi naturale de “Le Saline” di Tarquinia.
Claudio Cesaris a differenza della volta scorsa, non ha partecipato all’udienza rinunciandoci volontariamente anche perché sapeva perfettamente che quello che avrebbe ascoltato sarebbe suonato come una prima sentenza di condanna per il folle gesto compiuto ed è rimasto nella sua cella del carcere di Rebibbia dove si trova attualmente detenuto e dove trascorrerà il resto della vita.
L’ex tecnico di laboratorio è difeso dagli avvocati Michele Passione del Foro di Firenze e Alessandro De Federicis del Foro di Roma.
La Procura di Civitavecchia, dopo le indagini condotte dal magistrato Alessandro Gentile, ha ottenuto il rinvio a giudizio di Claudio Cesaris che dovrà difendersi dai seguenti capi d’accusa:
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in ordine al reato previsto dagli artt. 575, 577 nn. 3 e 4 c.p., perché cagionava la morte di ANGELETTI Dario attingendolo con due colpi di pistola alla parte posteriore destra del capo.
Con l’aggravante di aver agito per futili motivi e con premeditazione, avendo commesso il fatto nei confronti di persona che frequentava la ex compagna Adriana BELLATI, dopo aver assunto informazioni sul conto della vittima, effettuato pedinamenti e sopralluoghi, essersi informato sulla possibilità di localizzare un telefono spento e sulla percentuale dei casi irrisolti di omicidio, essersi procurato un’arma diversa da quelle denunciate e con essa aver atteso che la vittima uscisse dal lavoro.
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in ordine al reato previsto dagli artt. 4 e 7 legge 895/67, 61 n. 2 c.p., perché, al fine di commettere l’omicidio descritto al capo che precede, portava illegalmente in luogo pubblico una pistola di marca e calibro imprecisati.
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in ordine al reato previsto dall’art. 612 bis c.2 c.p., perché con condotte reiterate, minacciava e molestava Adriana BELLATI, con la quale aveva avuto una relazione sentimentale, in modo da ingenerarle un fondato timore per la sua incolumità personale. Condotte di molestia e minaccia consistite:
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nell’inviarle numerosi messaggi telefonici ed e-mail, nei quali, oltre a rimproverarle in maniera ossessiva di non avere creduto nella loto relazione, le rivolgeva le seguenti minacce
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25.07.20 “quando avrò finito di piangere avrò uno scopo preciso da raggiungere… ti ho augurato di provare il dolore che ho provato io oggi quando avrai la mia età e non vedrai davanti a te niente, nessun futuro con la persona che ami”,
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26.10.20 “… mi basta spedire una mail ai miei superiore e per conoscenza ai tuoi e sai di cosa parlo… e allora adesso vivi nell’angoscia che io possa farlo, vivi nel terrore che la tua vita sia distruttiva, prova questa ebrezza!!!”, 11.11.20 “ti auguro o forse no di non provare mai il dolore, la disperazione, l’angoscia, il vuoto, la solitudine in cui mi hai lasciato … buona fortuna a te Adriana, ne avrai bisogno perché la vita non ha finito di inculare anche te”;
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19.12.20 “… questa notte ho capito che non è servito a nulla cercare di migliorarmi … e allora tanto vale essere quel figlio di … che ero e se mi danno 1 sberla ne rendo 4…”, 24.01.21 “ricordati che chi semina vento raccoglie tempesta, io direi chi semina dolore (per nulla) raccoglie dolore. Io comunque non la smetto, dirò sempre quello che penso”;
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in data 19.05.21, durante un incontro in San Martino al Cimino, nel puntarle un dito alla tempia le dice “quando hai una pistola puntata alla tempia o quando puntano una pistola alla tempia di chi ami fai quello che ti dicono di fare” aggiungendo poi che le avrebbe sputato in faccia se avesse scoperto che aveva un’altra relazione.
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nel pedinare la persona offesa monitorandone gli spostamenti mediante apparato GPS posto abusivamente sul veicolo da lei utilizzato (il 22.05.21 in Bolsena, dal 14 al 17.10.21. In Bologna, Sendriano e Novara, il 12.11.21 in Tarquinia e Civitavecchia, il 15.11.21 in Viterbo, nei giorni 16 e 17.11.21 in Tarquinia e Viterbo, il 19.11.21 in Tarquinia), in questo modo apprendendo delle sue frequentazioni con ANGELETTI Dario, collega di lavoro della vittima;
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in data 20.11.21, durante un incontro a San Martino al Cimino, nel minacciarla con l’augurio di provare “il dolore che si prova quando ti portano via la persona che ami”, poi dicendole “vattene perché mi sto arrabbiando sul serio”, infine inviandole un messaggio in cui scriveva “… anch’io sono cambiato, anzi ero cambiato, ero riuscito a relegare in un angolo gli aspetti peggiori del mio carattere … sono tornato ad essere quello che ero, forse anche peggio, anzi sicuramente peggio”.
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nel pedinare con le stesse modalità la persona offesa e ANGELETTI Dario nei loro spostamenti tra Tarquinia, Monte Romano e Viterbo nei giorni 03.12.21, 04.12.21 e 06.12.21.
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nel pedinare la persona offesa in data 07.12.21 nel tragitto da San Martino al Cimino a Monte Romano, recandosi poi in Tarquinia ad attendere l’uscita dal lavoro di ANGELETTI Dario, >uccideva sparandogli due colpi di pistola al capo. In Viterbo fraz. San Martino al Cimino, Bolsena, Bologna, Sendriano, Novara, Viterbo, Monte Romano, Civitavecchia e Tarquinia.
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in ordine al reato previsto dagli artt. 17 e 38 R.D.733/31, perché avendola trasferita da Dresano a Viterbo fraz. San Martino al Cimino, ometteva di ripresentare la denuncia di detenzione relativa alla pistola Glock mod.44 cal. 22 LR matr. BNFF871.
Presunzione di innocenza: Per indagato si intende una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale. Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza, fino al terzo grado di giudizio, che si basa sull’articolo 27 della Costituzione italiana, secondo il quale una persona “Non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”. La direttiva europea n 343 del 2016, recepita con la legge delega n 53 del 2021 stabilisce che “nessun indagato possa essere considerato come colpevole prima che nei suoi confronti venga emessa una sentenza di condanna”.