Quando si sente accostare lo sport all’idea di spettacolo, normalmente si pensa sempre ad alcuni fenomeni insiti nello sport: una disciplina particolarmente atletica, magari come uno sport estremo, oppure particolarmente tecnologica, come la Formula Uno, o ancora una particolare interpretazione di uno sport ben noto, come nel caso di alcuni allenatori di calcio quali Guardiola, Klopp o Mourinho. Ben più raro invece è che l’accostamento richiami la spettacolarizzazione di quel che gravita attorno all’evento sportivo o, in altre parole, il contesto che circonda lo sport. Eppure, specie negli eventi sportivi trasmessi in televisione o in streaming, spesso al centro della scena viene a trovarsi proprio un aspetto del singolo sport che, a ben guardare, sarebbe in realtà accessorio.
Il primo e più ovvio esempio a venire in mente non può che essere il wrestling, che anche in Italia ha goduto di enorme popolarità specie nella prima metà degli anni 2000. Quello che a prima vista potrebbe apparire come un particolare tipo di lotta altamente spettacolare è in realtà un complesso sistema di vicende scritte a tavolino: tradimenti, alleanze, personaggi interpretati come vere e proprie maschere da atleti che, sotto questo profilo, ben poco si differenziano da attori teatrali. Non che sia un sotterfugio, tutt’altro: la profonda scrittura delle vicende messe in scena nei vari eventi di wrestling è nota a tutti gli appassionati. Eppure è molto significativo che in uno sport di lotta, discipline sulla carta già spettacolari per loro natura, si sia inserita una componente recitativa di tale livello.
Un discorso parzialmente simile può essere fatto per il Super Bowl, la cui componente di spettacolarizzazione è sempre stata presente indipendentemente dalla sua copertura televisiva. L’evento, che rappresenta l’appuntamento televisivo più atteso dello sport statunitense, è nient’altro che la finalissima del campionato di football americano, e vede contrapporsi le due squadre vincitrici delle due categorie che compongono la NFL. Fin da subito per l’occasione, vista la portata dell’evento, si pensò di inserire uno spettacolo fra i due tempi di gioco: i numeri fecero ben presto realizzare agli organizzatori le potenzialità di un simile spettacolo. Da semplici intermezzi musicali di band collegiali si passò ben presto a show di dimensioni tali da divenire essi stessi attrazione dell’evento sportivo, con la partecipazione di artisti come Michael Jackson, i Rolling Stones, Phil Collins, Lady Gaga o Shakira, le cui performance sono state pubblicizzate quanto se non più dell’evento sportivo in sé.
Non che la spettacolarizzazione debba per forza essere volta a ricercare un particolare tono sopra le righe, anzi: è sufficiente che lo sport sia accompagnato da una componente di spettacolo. È esattamente il caso del blackjack, intrattenimento da casinò oggi praticato a livello sportivo specie sulle piattaforme dedicate in rete ma, qualche anno fa, già affrontato come disciplina sportiva in una trasmissione sul piccolo schermo. Andato in onda per due stagioni nel 2004, Celebrity Blackjack era basato su una competizione di blackjack fra star televisive, il cui ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza. Sebbene non si trattasse di un evento paragonabile al wrestling o al football, la ricerca della spettacolarizzazione era evidente già dalla scelta dei partecipanti.
Infine, la ricerca dello spettacolo a tutti i costi emerge anche in un altro aspetto, anch’esso abbastanza opzionale: quello del commento all’evento sportivo. Questo, tradizionalmente, è sempre stato visto come necessariamente asettico e imparziale, e non è difficile comprenderne i motivi: perdere il distacco significa, in ogni caso, perdere l’imparzialità rispetto all’evento che si sta commentando. Eppure anche questo aspetto è stato investito dalla necessità di rendere spettacolare la visione televisiva dello sport stesso. Basti pensare a partite di calcio il cui commento tecnico è affidato a opinionisti dichiaratamente di parte: è il caso di Raffaele Auriemma, tifosissimo del Napoli, o di Carlo Zampa, storica voce romanista. Una situazione abbastanza paragonabile a quella che vede coinvolte la MotoGP e la Formula Uno, commentate in maniera particolarmente colorita rispettivamente da Guido Meda e da Carlo Vanzini: voci note del motorsport proprio per il loro approccio poco ortodosso, è evidente come la loro scelta per il commento degli eventi sia da ricondurre proprio alla volontà di aggiungere un livello di spettacolo del quale, evidentemente, si riteneva esistesse la necessità.