Dopo i disastri amministrativi il Governatore approva in Giunta il “collegato” che in pochi giorni cambierà tante norme. Da “incompatibile” prova a fare quello che non è riuscito a realizzare in 10 anni. Utilizzando il testo inviato alla Pisana per provare a chiudere l’accordo con il M5S. L’opposizione (e il candidato presidente del cdx) lo deve fermare
ROMA – La proclamazione effettuata sabato dall’ufficio centrale nazionale dei nuovi deputati e senatori ha sancito l’elezione di Nicola Zingaretti alla Camera dei deputati.
Da sabato, quindi, l’ex Segretario del PD è in regime di incompatibilità: o deputato o Presidente di regione.
Deve scegliere. E’ vero che ha davanti a se ancora tanti giorni per decidere, ma “cortesia istituzionale” vuole che dovrebbe come minimo rimanere impassibile, limitarsi a svolgere solo i compiti necessari per portare a compimento la legislatura.
Zingaretti, invece, nel giorno precedente alla sua scontata proclamazione, ha convocato una seduta di Giunta straordinaria per far approvare il collegato alla legge di stabilità 2022. Un’accozzaglia di articoli di vario genere che vanno ad intervenire su svariate discipline di competenza della regione.
Ancora una volta la maggioranza di centrosinistra ha deciso di infischiarsene del dibattito e, con un vero e proprio atto di forza, prova a portare a casa una serie di provvedimenti (alcuni modificano in maniera incisiva leggi regionali già esistenti) senza il dovuto contraddittorio. Perché fare tutto in pochi giorni quando Zingaretti è rimasto sulla poltrona di Presidente della regione per quasi dieci anni?
Sono tanti i motivi che hanno indotto il Governatore a fare questo blitz. Innanzitutto per dare un “colpo” all’opposizione facendo capire che lui approva ciò che vuole e quando vuole. Con l’opposizione stessa che si trova in un bivio: approvare tutto subito così Zingaretti si dimette presto, oppure tirarla per le lunghe, fare ostruzionismo in Commissione e in Aula e tenere Zingaretti in regione? Giova ricordare che per approvare il testo nell’Aula del Consiglio regionale Zingaretti non può dimettersi, altrimenti la regione scivolerebbe nella fase della cd “ordinaria amministrazione”. Ecco perché la maggioranza di centrosinistra, pur di far approvare il pesante testo contenente ben 62 articoli, proverà a mettere sul piatto della bilancia la tesi “se approviamo subito Zingaretti andrà via prima”.
In entrambi i casi, come visto, per il Presidente della regione va bene, porterà comunque a casa un risultato.
Anche perché, siamo certi di una cosa: come già successo nella scorsa sessione di bilancio, il provvedimento sarà “spogliato” del dibattito in Commissione, con la maggioranza che proverà (e ci riuscirà) a portare direttamente il testo in Aula. Facendo quindi approvare un provvedimento così importante in quattro e quattr’otto.
Come farà? Si potrebbe pensare grazie alla larga maggioranza che sostiene Zingaretti resa possibile dal salto del fosso dei grillini, che si sono presentati nel 2018 contro l’attuale Governatore per poi “abbracciarlo” in corsa durante l’attuale legislatura, con i due assessorati assegnati a Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Ma saranno altri aspetti più “tecnici” a spianare la strada alla maggioranza per una veloce approvazione di questa importantissima legge. Come già successo a dicembre, la calendarizzazione dei lavori sarà decisa dalla Capigruppo (e non in sede di Commissione Bilancio) e anche in questa occasione in quella sede si deciderà di bypassare l’esame approfondito del testo nella commissione consiliare. Non solo, anche a voler decidere nella Commissione stessa, va ricordato che, caso più unico che raro, nell’organo presieduto dall’esponente del PD, Fabio Refrigeri, è assente, all’interno dell’Ufficio di Presidenza, un rappresentante dell’opposizione. Quindi, se la cantano e se la suonano.
Entreremo nel merito della proposta di legge nei prossimi giorni. Vanno però fatte due importantissimi considerazioni preliminari.
Innanzitutto, una che riguarda le alleanze in vista delle prossime elezioni regionali. Il testo licenziato dalla Giunta, diviso per “Capi”, contiene al “Capo I” ben 15 articoli su difesa del suolo e transizione ecologica. Proprio la materia tanto cara all’assessora Roberta Lombardi. Che deve far digerire ai duri e puri del Movimento 5 Stelle e al suo leader Giuseppe Conte, una alleanza con il PD difficile dopo l’annuncio della realizzazione del termovalorizzatore da parte del piddino Gualtieri, e il duro scontro nella campagna elettorale per le politiche tra M5S e PD.
Poi c’è lo stravolgimento previsto nell’art. 44 della proposta di legge “Attribuzione di funzioni a Roma Capitale in materia di governo del territorio e di pianificazione urbanistico-edilizia”. Si svuota di poteri la regione per attribuirli all’amico Gualtieri. Provvedimento che può anche essere considerato giusto e condivisibile, ma andrebbe fatto a seguito di dibattiti e illustrazioni nella competente Commissione, evitando di farlo passare attraverso un articoletto inserito in una legge che parla di tutto e il contrario di tutto e che verrà approvata in fretta e furia.
Ricordiamo, inoltre, che proprio sui poteri a Roma Capitale e agli altri capoluoghi di provincia, la Giunta ha approvato il 28 giugno scorso una Memoria avente oggetto “attivazione di un percorso di concertazione con Roma Capitale ed i comuni capoluogo di provincia, in merito allo schema di proposta di legge regionale finalizzato al conferimento di nuove funzioni, in materie di competenza regionale”. Ad oggi solo Roma Capitale è governata dal Partito Democratico e, nel collegato approvato il 7 ottobre 2022, sono magicamente sparite le parole “i comuni capoluogo di provincia”.
L’opposizione non può rimanere immobile di fronte a questo ennesimo atto discutibile della giunta Zingaretti. Le elezioni sono alle porte e lo stesso Governatore, anche se non siamo in regime di “ordinaria amministrazione”, si trova nello status di incompatibilità che ne dovrebbe tenere a freno la voglia di stravolgere leggi e competenze della regione.
Urge per il centrodestra, anche per questo motivo, uscire allo scoperto e designare subito il nome del candidato Presidente della regione Lazio. Dovrà essere lui (o lei) a guidare la protesta contro chi pensa di poter fare, ancora una volta, come gli pare e piace.