Da nove anni il Consiglio delle autonomie locali (CAL) del Lazio non svolge elezioni ed oggi con sostituzioni, surroghe, ecc. è un organo incompleto e spuntato. Immobilismo causato e voluto da chi ha governato la regione in questa legislatura, che ha fatto carta straccia dello Statuto
ROMA – Il Consiglio delle autonomie locali (CAL) è un organo riconosciuto dalla nostra Costituzione e disciplinato nello Statuto della regione Lazio quale “Organo di Raccordo Istituzionale” negli articoli 66 e 67.
Il Consiglio delle autonomie locali, tra l’altro, è titolare d’iniziativa legislativa ed esprime pareri obbligatori sulle proposte di legge regionale di revisione dello Statuto, di conferimento di funzioni agli enti locali o di modifica del riparto di competenze tra Regione ed enti locali nonché sulle proposte di legge regionale di approvazione dei bilanci di previsione, di legge finanziaria regionale, sul documento di programmazione economico-finanziaria regionale e sugli strumenti di programmazione generale socioeconomica e di pianificazione generale territoriale della Regione.
Compiti e funzioni di grande rilievo che, però, il CAL da tempo non esercita.
Il perché è presto detto. La composizione dell’Organo comprende complessivamente 40 tra membri di diritto e membri di natura elettiva. Il problema è che le ultime elezioni si sono svolte nove anni fa e l’attuale governo di centrosinistra ha fatto carta straccia dello Statuto che prevede tassativamente che “Il Consiglio delle autonomie locali ha una durata pari a quella della legislatura della Regione”. Qualcuno ha dimenticato che l’attuale legislatura, ormai agli sgoccioli, ha avuto inizio nel 2018 e da allora non c’è stata nessuna procedura per eleggere i componenti. Ferma, quindi, al 2013.
Per un po’ di tempo il CAL ha continuato comunque ad esercitare i poteri ma poi tra decadenze, surroghe, ecc. l’organo si è trovato a non avere più i numeri per svolgere quell’importante ruolo che gli è stato assegnato dallo Statuto.
Assemblee convocate con un nulla di fatto, Pareri e Delibere che mancano, ormai, dalla notte dei tempi. Basta andare sul sito ufficiale del Consiglio delle autonomie locali (CAL) nella sezione “Assemblea – Pareri e Delibere” per notare che, ad esempio, nel 2022 non è stato espresso nessun parere e l’ultimo risale al luglio del 2021.
Come detto, lo Statuto della regione Lazio prevede che il CAL esprima pareri obbligatori sulle leggi di bilancio e si ricordano, nel passato, interventi importanti dell’organo sulle leggi che decidevano la destinazione delle risorse regionali.
Nella scorsa finanziaria approvata a dicembre 2021, invece, questo parere non c’è. Come è assente nella discussa legge sugli Egato, la “Disciplina degli Enti di Governo d’Ambito Territoriale Ottimale per la gestione integrata dei rifiuti urbani”.
Tutto questo nonostante sulla homepage del sito compare in bella vista la convocazione, per il 30 giugno 2022, da parte del Presidente Runieri (di cui parleremo di seguito), della Assemblea con all’ordine del giorno proprio la proposta di legge sugli Egato. Cosa si sia deciso in quella giornata è un mistero.
L’immobilismo dell’organo, comunque, non impedisce allo stesso di avere al proprio servizio un bel numero di dipendenti, tra cui si annoverano Direttore, Dirigente, personale con Posizione Organizzativa e tanto altro.
Ma c’è dell’altro. La funzione principale del CAL, negli ultimi tempi, non è stata quella di fare una bella verifica e studiare a fondo il bilancio di previsione della regione della regione Lazio o altre leggi regionali, ma quello di assecondare il valzer delle poltrone tanto caro al Partito Democratico laziale. Episodio che abbiamo già raccontato in un articolo del 9 luglio scorso.
Verso le regionali, il valzer delle poltrone nel PD della provincia di Roma
“Nicola Marini lascia il CAL e al suo posto viene eletto Sandro Runieri. Sandro Runieri lascia il seggio alla Città Metropolitana di Roma e al suo posto subentra Nicola Marini.
All’inizio del mese di dicembre 2021 il presidente del Cal, l’ex sindaco di Albano Laziale, Nicola Marini, si è dimesso dall’incarico. Al suo posto, pochi giorni dopo, è stato eletto Sandro Runieri, sindaco di Rocca Santo Stefano e già responsabile della segreteria dell’Ufficio di gabinetto del Presidente del Consiglio regionale del Lazio, Daniele Leodori. Lo stesso Runieri, poi, ha traslocato con Leodori in Giunta prendendo il ruolo di suo capo segreteria.
Il 19 dicembre Marini, che aveva lasciato la presidenza del Cal, diventa vittima di un errore di calcolo del Partito Democratico della provincia di Roma (in particolare della componente molto forte nei Castelli romani) che gli aveva garantito l’elezione in consiglio metropolitano. L’ex sindaco di Albano, complice la confusione che regna nel PD, arriva al 15° posto nella lista rimanendo quindi escluso dal Consiglio risultando il primo dei non eletti.
Uno smacco senza precedenti a cui il partito riesce a mettere una toppa a ridosso del Santo Natale facendo dimettere dalla Città Metropolitana proprio Runieri, che nel frattempo era stato eletto posizionandosi davanti a Marini. Lasciando tutti senza parole”
Dunque, il tanto discusso CAL non è stato poi così inutile. Almeno per il PD.
La discontinuità promessa da Marco Vincenzi al momento del suo insediamento al vertice del Consiglio regionale è diventata continuità con i predecessori Daniele Leodori e Mauro Buschini. Con l’incompatibile Nicola Zingaretti che, ancora una volta, non vede e non sente.