Se gli sarà riconosciuto il risarcimento lo donerà alla Croce Rossa
VALENTANO – All’indomani della norma anti-rave, che tanto clamore ha sollevato, Piero Camilli, proprietario del terreno di Valentano in cui l’anno scorso a Ferragosto si radunarono per un party abusivo migliaia di giovani da tutta Europa, dice la sua in una lunga intervista alla Nazione.
“Non ho mai capito – si chiede ancora oggi Camilli – il motivo per il quale gli ingressi dalla parte di Viterbo furono presidiati e chiusi e quelli sul versante grossetano restarono invece accessibili. Davvero questo non me lo so spiegare”.
Per quel mega rave party – dove perse la vita un ragazzo di 24 anni, annegato in un laghetto – dopo otto mesi di accertamenti, c’è un solo responsabile penale: un ragazzo albanese di 34 anni accusato di invasione di terreni. Il processo per lui si aprirà a marzo 2023.
«Una norma giusta? No, è una regola giustissima. Sbagliato è ciò che è accaduto finora».
Una norma giusta, Camilli?
«Certo, scherziamo? Ha idea di cosa succeda in questi raduni dove alcol e droga sono i protagonisti?»
Nella sua proprietà cosa accadde?
«Di tutto. Diecimila scatenati a cui sembrava fosse tutto permesso. C’erano addirittura auto senza targa».
Qualcuno dice che questa norma sia una limitazione alla libertà, però.
«Non ce la vedo. Casomai sono stato io nel 2021 a vedermi privato della sacrosanta libertà di difendere la mia azienda. E anche di utilizzarla in seguito».
In che senso?
«Nel senso che il terreno che fu invaso e occupato per giorni era ridotto così male che l’anno successivo non l’ho potuto neanche seminare, quindi ho perso il raccolto».
Ma riuscì a quantificare i danni?
«Certamente: un conto di 300mila euro».
Lo stabilì lei?
«No, ci sono perizie certificate. Oltre al danno del terreno poi improduttivo, ho avuto porte degli annessi sfasciate, furti di gasolio, latte rubato, una cinquantina di pecore uccise dai cani dei partecipanti, pozzo dell’acqua rotto e il fuggi fuggi degli ospiti dal mio agriturismo che confina con il terreno dove si svolgeva il rave. E quei turisti durante il resto dell’estate non li ho più rivisti».
Ma poi non ha avuto nessun aiuto, nessun ristoro?
«Il Comune qualcosina fece. Fece rimuovere i rifiuti, quintali di rifiuti, ma tutto è finito così. Poi ci ha dovuto pensare il sottoscritto, pagando di tasca. Eppure avevo chiesto una cosa».
Ovvero?
«Di sequestrare i 7-8 camion con cui erano arrivati e gli impianti stereo giganteschi che avevano montato. Potevano servire come garanzia per il risarcimento danni».
Ma almeno un segnale di solidarietà le sarà arrivato, no?
«Infatti: no. Gli unici che si interessarono furono Giorgia Meloni, Francesco Lollobrigida e un parlamentare viterbese di Fdi, Mauro Rotelli. Fine».
Però lei in qualche modo si è fatto sentire.
«Ho fatto causa al ministero dell’Interno chiedendo i 300mila euro di risarcimento. L’udienza ci sarà a dicembre. Se vinco, li prendo e li devolvo alla Croce rossa della quale sono socio».